
Sono stato in vacanza, due settimane. Ho letto alcuni libri, assai velocemente ma non senza rifletterci su. Mi sono piaciuti e pur essendo diversi per genere, stile e lingua ci ho trovato un filo conduttore, che dopo dirò.
Il primo è sui Vichinghi, l'ennesimo che ho letto e non ne ricordo l'autore: la solita storia di vita di mare e di caccia e di guerra nello sconfinato e difficile Nord, con tanto di probabile ma non dimostrata permanenza di questi in America, la mitica Vinland. L'ho letto tutto e forse non ne valeva la pena...ma coi Vichinghi..non resisto;)
Il secondo, " l'impero dei draghi" di Valerio Massimo Manfredi, parla di legionari romani finiti in Cina. Anche questa è una storia plausibile ma non provata. Però V. M. Manfredi è un archeologo che scrive benissimo, con cognizione di causa, calandosi nello spirito dei tempi e nella narrazione, lo leggerei anche se scrivesse che i Romani erano arrivati sulla luna:)
Il terzo, di un americano, racconta la storia di un curatore dell'acquedotto Augusto ( che alimentava la Piscina Mirabilis a Miseno sede della flotta imperiale ) il quale indagando su un guasto dell'acquedotto si rende conto che il Vesuvio sta per esplodere, come in effetti poi fa e succedono varie cose. Si legge bene, si vede che è una persona competente. Peccato che faccia esprimere un ingegnere romano in metri e chilometri. Vabbeh, gliela perdoniamo;)
Il quarto l'ho letto con passione, quasi con commozione, racconta una storia di battaglie, nel Vietnam dei miei sedici anni ed è stato scritto da un addetto ai lavori, visto che Hal Moore comandava il reggimento impegnato in quelle due sanguinose battaglie. E' un libro bello, che ti fa vivere la Storia, dall'interno, che ti fa ricordare le mille discussioni sul Vietnam sull'autobus che portava a casa dal Liceo. Quello che davvero non si capisce è perché li avevano mandati là...ma questa è storia anche di oggi.
il quinto...beh, il quinto mi ha veramente colpito, è un romanzo assai bello ed amaro " ti prendo e ti porto via " di Niccolo' Ammanniti. Ho letto alcune recensioni, per confrontarle con le mie impressioni. tutte ne parlano bene. Una dice che è un romanzo senza lieto fine. Da questa, dissento. Il lieto fine c'è ed è il coraggio, il coraggio finalmente trovato dal bambino che non ne aveva. Ed è il coraggio che ho trovato come trait d'union in tutte queste storie. Il coraggio di sfidare la forza ignota dei mari vichinghi, il coraggio di indagare la natura ed i suoi fenomeni, per cui Plinio il Vecchio perse la vita a Pompei, il coraggio di soldati romani contro guerrieri strani ed evanescenti ma temibili, il coraggio di morire per una bandiera, al di là dell'oscurità delle motivazioni, in Vietnam.
Ma dove sta il coraggio di un ragazzino finito in galera per non aver mai saputo dire di no? Beh, è tutto lì, in quella ultima frase, che è anche il titolo...dire a una donna " ti prendo e ti porto via " con la consapevolezza, finalmente acquisita, che lo farà, che sarà capace di farlo, che avrà il coraggio di farlo...a differenza di altri, di tanti altri, che pur volendo, non lo faranno mai.

ah, perché sto in piedi a quest'ora? vorrei saperlo anch'io....
qualcuno spero che me lo dica...