martedì 15 agosto 2006

Feriae Augusti



Che giorno siamo noi



Noi siamo tutti i giorni
Amica mia



Noi siamo tutta la vita
Amore mio



Noi ci amiamo e noi viviamo



Noi viviamo e noi ci amiamo



E noi non sappiamo che cosa è la vita



E noi non sappiamo che cosa è il giorno




E noi non sappiamo che cosa è l'amore


Jacques Prévert


vado in Sicilia per alcuni giorni, Mi resta da vedere Trapani, Selinunte, Segesta eppoi alcune delle cittadine barocche più belle. Infine mi manca Caltagirone dove vedrò una mostra sulle Città di Fondazione del Fascismo e dove voglio comprare un piatto di ceramica.


Sarò a casa i primi di settembre ma non è scontato che seguiti a scrivere su questo blog. Dipenderà dall'umore, dalla voglia e da altro ancora che qui non sto a dire. L'estate adesso volge alla fine ma è ancora calda e bella. Non è andata esattamente come io desideravo ma pazienza, ho avuto comunque belle cose e sono pur sempre una persona fortunata. Ho passato questa giornata in solitudine, mi sono riposato, ho pensato, ho ascoltato musica e sistemato pensieri. Tra un po' vado al mare ma torno in serata.


Lascio un saluto per i pochi ( ma buoni) visitatori del blog, con la speranza che sia un arrivederci e non un addio.


Caio


-26



venerdì 11 agosto 2006

-30 




Artista: Fabrizio De Andrè
Album: Canzoni
Titolo: Le Passanti



Io dedico questa canzone
ad ogni donna pensata come amore
in un attimo di libertà
a quella conosciuta appena
non c'era tempo e valeva la pena
di perderci un secolo in più.

A quella quasi da immaginare
tanto di fretta l'hai vista passare
dal balcone a un segreto più in là
e ti piace ricordarne il sorriso
che non ti ha fatto e che tu le hai deciso
in un vuoto di felicità.

Alla compagna di viaggio
i suoi occhi il più bel paesaggio
fan sembrare più corto il cammino
e magari sei l'unico a capirla
e la fai scendere senza seguirla
senza averle sfiorato la mano.

A quelle che sono già prese
e che vivendo delle ore deluse
con un uomo ormai troppo cambiato
ti hanno lasciato, inutile pazzia,
vedere il fondo della malinconia
di un avvenire disperato.

Immagini care per qualche istante
sarete presto una folla distante
scavalcate da un ricordo più vicino
per poco che la felicità ritorni
è molto raro che ci si ricordi
degli episodi del cammino.

Ma se la vita smette di aiutarti
è più difficile dimenticarti
di quelle felicità intraviste
dei baci che non si è osato dare
delle occasioni lasciate ad aspettare
degli occhi mai più rivisti.

Allora nei momenti di solitudine
quando il rimpianto diventa abitudine,
una maniera di viversi insieme,
si piangono le labbra assenti
di tutte le belle passanti
che non siamo riusciti a trattenere.


domenica 6 agosto 2006


Sono stato in vacanza, due settimane. Ho letto alcuni libri, assai velocemente ma non senza rifletterci su. Mi sono piaciuti e pur essendo diversi per genere, stile e lingua ci ho trovato un filo conduttore, che dopo dirò.


Il primo è sui Vichinghi, l'ennesimo che ho letto e non ne ricordo l'autore: la solita storia di vita di mare e di caccia e di guerra nello sconfinato e difficile Nord, con tanto di probabile ma non dimostrata permanenza di questi in America, la mitica Vinland. L'ho letto tutto e forse non ne valeva la pena...ma coi Vichinghi..non resisto;)


Il secondo, " l'impero dei draghi" di Valerio Massimo Manfredi, parla di legionari romani finiti in Cina. Anche questa è una storia plausibile ma non provata. Però V. M. Manfredi è un archeologo che scrive benissimo, con cognizione di causa, calandosi nello spirito dei tempi e nella narrazione, lo leggerei anche se scrivesse che i Romani erano arrivati sulla luna:)


Il terzo, di un americano, racconta la storia di un curatore dell'acquedotto Augusto ( che alimentava la Piscina Mirabilis a Miseno sede della flotta imperiale ) il quale indagando su un guasto dell'acquedotto si rende conto che il Vesuvio sta per esplodere, come in effetti poi fa e succedono varie cose. Si legge bene, si vede che è una persona competente. Peccato che  faccia esprimere un ingegnere romano in metri e chilometri. Vabbeh, gliela perdoniamo;)


Il quarto l'ho letto con passione, quasi con commozione, racconta una storia di battaglie, nel Vietnam dei miei sedici anni ed è stato scritto da un addetto ai lavori, visto che Hal Moore comandava il reggimento impegnato in quelle due sanguinose battaglie. E' un libro bello, che ti fa vivere la Storia, dall'interno, che ti fa ricordare le mille discussioni sul Vietnam sull'autobus che portava a casa dal Liceo. Quello che davvero non si capisce è perché li avevano mandati là...ma questa è storia anche di oggi.


il quinto...beh, il quinto mi ha veramente colpito, è un romanzo assai bello ed amaro  " ti prendo e ti porto via " di Niccolo' Ammanniti. Ho letto alcune recensioni, per confrontarle con le mie impressioni. tutte ne parlano bene. Una dice che è un romanzo senza lieto fine. Da questa, dissento. Il lieto fine c'è ed è il coraggio, il coraggio finalmente trovato dal bambino che non ne aveva. Ed è il coraggio che ho trovato come trait d'union in tutte queste storie. Il coraggio di sfidare la forza ignota dei mari vichinghi, il coraggio di indagare la natura ed i suoi fenomeni, per cui Plinio il Vecchio perse la vita a Pompei, il coraggio di soldati romani contro guerrieri strani ed evanescenti ma temibili, il coraggio di morire per una bandiera, al di là dell'oscurità delle motivazioni, in Vietnam.


Ma dove sta il coraggio di un ragazzino finito in galera per non aver mai saputo dire di no? Beh, è tutto lì, in quella ultima frase, che è anche il titolo...dire a una donna " ti prendo e ti porto via " con la consapevolezza, finalmente acquisita, che lo farà, che sarà capace di farlo, che avrà il coraggio di farlo...a differenza di altri, di tanti altri, che pur volendo, non lo faranno mai.



ah, perché sto in piedi a quest'ora? vorrei saperlo anch'io....


qualcuno spero che me lo dica...