mercoledì 27 dicembre 2006

 


 


 


DIALOGO DI UN VENDITORE D'ALMANACCHI
E DI UN PASSEGGERE

Venditore. Almanacchi, almanacchi nuovi; lunari nuovi. Bisognano, signore, almanacchi?
Passeggere. Almanacchi per l'anno nuovo?
Venditore. Si signore.
Passeggere. Credete che sarà felice quest'anno nuovo?
Venditore. Oh illustrissimo si, certo.
Passeggere. Come quest'anno passato?
Venditore. Più più assai.
Passeggere. Come quello di là?
Venditore. Più più, illustrissimo.
Passeggere. Ma come qual altro? Non vi piacerebb'egli che l'anno nuovo fosse come qualcuno di questi anni ultimi?
Venditore. Signor no, non mi piacerebbe.
Passeggere. Quanti anni nuovi sono passati da che voi vendete almanacchi?
Venditore. Saranno vent'anni, illustrissimo.
Passeggere. A quale di cotesti vent'anni vorreste che somigliasse l'anno venturo?
Venditore. Io? non saprei.
Passeggere. Non vi ricordate di nessun anno in particolare, che vi paresse felice?
Venditore. No in verità, illustrissimo.
Passeggere. E pure la vita è una cosa bella. Non è vero?
Venditore. Cotesto si sa.
Passeggere. Non tornereste voi a vivere cotesti vent'anni, e anche tutto il tempo passato, cominciando da che nasceste?
Venditore. Eh, caro signore, piacesse a Dio che si potesse.
Passeggere. Ma se aveste a rifare la vita che avete fatta né più né meno, con tutti i piaceri e i dispiaceri che avete passati?
Venditore. Cotesto non vorrei.
Passeggere. Oh che altra vita vorreste rifare? la vita ch'ho fatta io, o quella del principe, o di chi altro? O non credete che io, e che il principe, e che chiunque altro, risponderebbe come voi per l'appunto; e che avendo a rifare la stessa vita che avesse fatta, nessuno vorrebbe tornare indietro?
Venditore. Lo credo cotesto.
Passeggere. Né anche voi tornereste indietro con questo patto, non potendo in altro modo?
Venditore. Signor no davvero, non tornerei.
Passeggere. Oh che vita vorreste voi dunque?
Venditore. Vorrei una vita così, come Dio me la mandasse, senz'altri patti.
Passeggere. Una vita a caso, e non saperne altro avanti, come non si sa dell'anno nuovo?
Venditore. Appunto.
Passeggere. Così vorrei ancor io se avessi a rivivere, e così tutti. Ma questo è segno che il caso, fino a tutto quest'anno, ha trattato tutti male. E si vede chiaro che ciascuno è d'opinione che sia stato più o di più peso il male che gli e toccato, che il bene; se a patto di riavere la vita di prima, con tutto il suo bene e il suo male, nessuno vorrebbe rinascere. Quella vita ch'è una cosa bella, non è la vita che si conosce, ma quella che non si conosce; non la vita passata, ma la futura. Coll'anno nuovo, il caso incomincerà a trattar bene voi e me e tutti gli altri, e si principierà la vita felice. Non è vero?
Venditore. Speriamo.
Passeggere. Dunque mostratemi l'almanacco più bello che avete.
Venditore. Ecco, illustrissimo. Cotesto vale trenta soldi.
Passeggere. Ecco trenta soldi.
Venditore. Grazie, illustrissimo: a rivederla. Almanacchi, almanacchi nuovi; lunari nuovi.


Questo è uno dei brani in cui il pessimismo leopardiano salta agli occhi evidente e l'ironia si avvicina al sarcasmo. Spesso mi sono chiesto, leggendolo, cosa risponderei io ad una domanda così. Beh, io la mia vita la rifarei, così come è stata. Ma prima vorrei dimenticare tutto, altrimenti... non ci sarebbe gusto;)


Buon Anno Nuovo, amici e che sia un anno pieno di sorrisi, da dare e da ricevere:)


Caio

lunedì 18 dicembre 2006

Buon Natale



Tra i tanti biglietti d'auguri che ho ricevuto fino ad ora c'era questo, me lo ha mandato il mio sindaco, assieme a due bellissime penne in astuccio di pelle. Mi hanno fatto piacere, sia il regalo che il biglietto, anche se al momento ho pensato sorridendo che questo sarà il mio 56° Natale ed il mio futuro, se c'è come spero, è ormai adulto e non ha più  la mano di un bambino.


Ma poi ci ho riflettuto e mi sono convinto che in realtà è giusto  pensare così al futuro perché questa immagine rappresenta la continuità nel divenire, rappresenta quello che siamo stati e siamo, quello che sono e che diventeranno i nostri figli, con il nostro aiuto, con il loro talento e, perché no? con un po' di buona fortuna. E magari saranno anche un po' migliori di noi se sapranno sfruttare in modo positivo le opportunità che questo mondo diventato piccolo ed ipertecnologico offre loro.


Sono stato un bambino fortunato, io. Avevo 3 nonni e 3 bisnonni, e zii e zie e cugini. I miei Natali d'infanzia erano scanditi da una girandola di sorrisi e regali. Il Natale di solito si festeggiava a casa dei miei nonni paterni, nella grande cucina col camino ed il tavolo di quercia che si allungava fino a che c'era posto per tutti ed eravamo sempre tanti. Nonna Giuseppina, severa e matronale con le sue vesti lunghe all'antica cucinava cose buonissime e tradizionali. La madre di mia madre, nonna Ida, che era assai più giovane, faceva dei dolci buonissimi. Mamma e le zie aiutavano un po' in cucina ma non più di tanto perché le nonne erano gelose delle loro prerogative.


Dopo la cena si giocava a tombola, con delle cartelle che a ripensarci dovevano risalire ai tempi di Noè e si segnavano i numeretti usciti con i fagioli o con il granturco o con le lenticchie e che risate se qualcuno urtava il tavolo e saltavano i fagioli;)


Un Natale zio Francesco che era un aviatore e girava il mondo, portò, tutto contento, una tombola con le cartelle di plastica, che avevano le finestrelle trasparenti per segnare i numeri ma la cosa non entusiasmò nessuno, erano meglio i fagioli;)


Sono passati tanti anni e molte delle persone che allietavano il mio Natale di allora non ci sono più. E' nella forza delle cose. Di stagione in stagione gli alberi si spogliano delle foglie, per lasciare posto a quelle che verranno. E così sono venute altre persone care, per dare e ricevere affetto, per condividere gioie e dolori ed anche un po' di ricordi. Ma pochi pochi, giusto quelli che bastano a far capire che anche noi avevamo radici, perché i ricordi sono personali ed ognuno deve accumulare i propri, belli o brutti che siano.


E sono venuti altri Natali e piano piano sono cambiati i ruoli. Da figlio e nipote a marito e padre e zio. Beh, lo so che poi diventerò anche nonno e forse non ci manca molto, visto che la mia primogenita ha quasi 24 anni ma...io non mi accontento, voglio diventare tris-nonno, si sappia;)


Bene, volevo solo fare gli auguri alle amiche ed agli amici che ho qui e che ultimamente ho trascurato. Ed anche a chi passa per caso. Ma come mi accade spesso...mi sono dilungato sull'onda un po' malinconica dei ricordi.


Auguri amici, con le parole di Tibullo:


Dicamus bona verba


venit Natalis ad Aras


Caio Vibullio Fido