lunedì 17 dicembre 2007


Sabato 15 dicembre dalle ore 10.45 la XV Rencontre si concluderà a Villa Adriana di Tivoli con una conferenza e una visita ai luoghi della villa disegnati nel 1911 da Le Corbusier.
Al centro dei lavori, l’apporto della cultura italiana alla formazione e all’evoluzione progettuale di questo maestro dell’architettura del Novecento: dai viaggi giovanili di formazione, ai contatti negli anni Venti con esponenti dell’arte e della letteratura Italiana contemporanea, ai rapporti con gli architetti razionalisti italiani negli anni Trenta, in particolare a Milano, Roma e Venezia.
Oggetto delle analisi dei relatori saranno inoltre gli importanti incarichi professionali per il Centro di calcolo elettronico Olivetti a Rho (Mi) e per l’Ospedale di Venezia.
Su quest’ultimo tema si avrà l’intervento di un testimone diretto, l’architetto cileno Guillermo Jullian de la Fuente che collaborò con Le Corbusier alla stesura del progetto.

giovedì 29 novembre 2007


Stasera andiamo su Prévert



Cet Amour 


Cet amour 
Si violent 

Si fragile 

Si tendre 

Si désespéré 

Cet amour 

Beau comme le jour 

Et mauvais comme le temps 

Quand le temps est mauvais 

Cet amour si vrai 

Cet amour si beau 

Si heureux 

Si joyeux 

Et si dérisoire 

Tremblant de peur comme un enfant dans le noir 

Et si sûr de lui 

Comme un homme tranquille au milieu de la nuit 

Cet amour qui faisait peur aux autres 

Qui les faisait parler 

Qui les faisait blémir 

Cet amour guetté 

Parce que nous le guettions 

Traqué blessé piétiné achevé nié oublié 

Parce que nous l'avons traqué blessé piétiné achevé nié oublié 

Cet amour tout entier 

Si vivant encore 

Et tout ensoleillé 

C'est le tien 

C'est le mien 

Celui qui a été 

Cette chose toujours nouvelles 

Et qui n'a pas changé 

Aussi vraie qu'une plante 

Aussi tremblante qu'un oiseau 

Aussi chaude aussi vivante que l'été 

Nous pouvons tous les deux 

Aller et revenir 

Nous pouvons oublier 

Et puis nous rendormir 

Nous réveiller souffrir vieillir 

Nous endormir encore 

Rêver à la mort 

Nous éveiller sourire et rire 

Et rajeunir 

Notre amour reste là 

Têtu comme une bourrique 

Vivant comme le désir 



Cruel comme la mémoire 
Bête comme les regrets 

Tendre comme le souvenir 

Froid comme le marbre 

Beau comme le jour 

Fragile comme un enfant 

Il nous regarde en souriant 

Et il nous parle sans rien dire 

Et moi j'écoute en tremblant 



Et je crie 

Je crie pour toi 

Je crie pour moi 

Je te supplie 

Pour toi pour moi et pour tous ceux qui s'aiment 

Et qui se sont aimés 

Oui je lui crie 

Pour toi pour moi et pour tous les autres 

Que je ne connais pas 

Reste là 

Là où tu es 

Là où tu étais autrefois 

Reste là 

Ne bouge pas 

Ne t'en va pas 

Nous qui sommes aimés 

Nous t'avons oublié 

Toi ne nous oublie pas 

Nous n'avions que toi sur la terre 

Ne nous laisse pas devenir froids 

Beaucoup plus loin toujours 

Et n'importe où 

Donne-nous signe de vie 

Beaucoup plus tard au coin d'un bois 

Dans la forêt de la mémoire 

Surgis soudain 



Tends-nous la main 
Et sauve-nous.



sabato 24 novembre 2007

Dedicato a Goltaire, che fa teatro e non solo...



AMLETO, Atto V sc. I


...........


PRIMO BECCHINO: Ebbene, messere, la sua cotenna è così conciata dal suo mestiere, che tiene fuori l'acqua per gran tempo, e l'acqua è una gran corruttrice di quel figlio di puttana d'un cadavere. Ecco ora un teschio che è stato in terra ventitré anni.


AMLETO: Di chi era?


PRIMO BECCHINO: D'un pazzo figlio di puttana gli era; di chi pensate che fosse?


AMLETO: Eh, non so.


PRIMO BECCHINO: La peste a lui, pazzo furfante! Ei mi versò una fiasca di vino del Reno sul capo una volta. Proprio questo teschio messere, era, messere, il teschio di Yorick, il buffone del re.


AMLETO: Questo?


PRIMO BECCHINO: Proprio questo.


AMLETO: Fammi vedere. (Prende il teschio) Ahimè, povero Yorick! Io lo conobbi, Orazio; una persona d'infinita arguzia, d'una fantasia eccellentissima; egli m'ha portato sul dorso mille volte; ed ora, come nella mia immaginazione, ne aborrisco! lo stomaco mi si rivolta... Qui pendevano quelle labbra ch'io ho baciato non so quante volte. Dove sono le vostre beffe, ora? le vostre capriole? le vostre canzoni? i vostri lampi d'allegria che usavano far scoppiar dalle risa la tavola?


non un solo ora, per farsi beffe del vostro proprio ghigno? Tutto sganasciato? Ora andate alla camera di madonna, e ditele, che si dipinga pure dello spessore d'un pollice, a questo aspetto conviene ch'ella si riduca; fatela ridere di questo... Ti prego, Orazio, dimmi una cosa.


ORAZIO: Che cosa, mio signore?


AMLETO: Pensi tu che Alessandro avesse questa apparenza sottoterra?


ORAZIO: Proprio questa.


AMLETO: E quest'odore? puah! (Depone il teschio)

ORAZIO: Proprio questo, mio signore.


AMLETO: A quali vili usi noi possiam tornare, Orazio! Perché non potrebbe l'immaginazione seguire la nobile polvere d'Alessandro, fino a trovarla a turar il buco d'una botte?


ORAZIO: Sarebbe una considerazione troppo ricercata, questa.


AMLETO: No, affé, nient'affatto; ma per seguirlo colà con sufficiente moderazione, e guidati dalla probabilità, a questo modo: Alessandro morì, Alessandro fu seppellito, Alessandro torna alla polvere, la polvere è terra, della terra noi facciam creta; e perché con quella creta in cui egli fu convertito, non potrebbero turare un barile di birra?


Il gran Cesare, in cenere converso, tura un buco ed il vento tien lontano; la creta che tremar fe' l'universo, che debba far da schermo al tramontano!


Vabbeh, ci siamo capiti, A. non è un post funereo questo: è solo per dire che alla fine, potenti o no, siamo tutti uguali. Allora, santa pazienza e...ridiamoci sopra:)


vecchia quercia



Ho messo nel profilo la foto della grande quercia che si trova in un podere di mia madre, vicino al campo sportivo del mio paese natio. E' un omaggio affettuoso...tra pochi giorni non ci sarà più. Purtroppo non c'è modo di salvarla: o la abbattiamo o cadrà da sola, al primo vento un po' forte. Quando mio cognato mi ha chiesto di andarla a vedere speravo si sbagliasse, invece aveva ragione. La parte bassa del tronco è stata svuotata dagli insetti ed è diventata debole. Sono apparse due lesioni importanti: una longitudinale molto larga ma soprattutto una orizzontale, il che significa che il peso del tronco e della chioma (almeno 10 tonnellate) sta esercitando su quel punto una forza che inevitabilmente la schianterà. Alcuni anni fa mia madre regalò al comune una striscia di terreno, per allargare la strada fino al fontanile sicché la quercia adesso sta quasi in mezzo alla strada. Troppo pericoloso lasciare che cada all'improvviso, potrebbe succedere un disastro. Così ho chiesto alla Protezione Civile di darmi una mano e in settimana verranno a compiere il gesto pietoso, mettendo prima in sicurezza il traffico.


Beh, considerato che avrà almeno 600 anni mi dispiace che sia proprio la mia generazione a vederne la fine ma tant'è. Allora... addio, vecchia quercia che hai dato ombra gradita a tante generazioni dei miei avi materni. Come ultimo regalo la tua legna ci scalderà almeno per 3 o 4 anni. Grazie di tutto:)

lunedì 19 novembre 2007

Di come un mare di pazienza possa prosciugarsi all'improvviso



Che l'etica e la politica ultimamente non andassero molto d'accordo lo avevo capito da un pezzo. Ma quando un politico senza etica sembra rinunciare anche ad usare un briciolo di intelligenza allora due sono le cose: o è in malafede o è la persona più imbecille che possa esistere al mondo. Tertium, non datur. Io mi riconosco una sola virtù che penso di avere da tanto tempo. Eppure stamattina l'ho perduta e non so se la ritroverò domani.


venerdì 2 novembre 2007


a zia Viviana


Era bello pensarti, così dolce, assennata, con la tua voce sicura ed un po' nasale. Per me, che sono quasi vecchio, la piacevole meraviglia di avere ancora la moglie del fratello di mio nonno. Te ne sei andata, nel giorno di Ognissanti lasciandoci il ricordo della tua dolcezza. Ciao, un sorriso. A.

domenica 14 ottobre 2007


Partito Democratico


Oggi pomeriggio sono andato a votare per le primarie del Partito democratico. Abbiamo votato due liste diverse, io e mia moglie ma ci siamo trovati sostanzialmente d'accordo sul fatto che questo evento, nell'attuale panorama politico italiano, è il più importante o almeno l'unico che va nella direzione auspicata da tanta gente: la semplificazione della vita politica e conseguentemente, si spera, la riduzione del costo della politica, del gravame insopportabile che adesso è percepito dalla società.


Sarà così? Chissà. La vignetta di Staino che riporto sopra per me è esemplificativa dei dubbi che ciascuno può avere al riguardo. Però in ogni caso è un fatto positivo e intanto è la prima volta che due partiti si unificano, di solito in Italia ci distinguiamo per le scissioni. Speriamo quindi che anche nel Centro-Destra succeda qualcosa di simile, per scrollare di dosso alla politica italiana quella crosta di bizantinismo che ci distingue, per diventare - un po' più - moderni.

mercoledì 3 ottobre 2007

Ancora una poesia



POCO IMPORTA DA DOVE LA BREZZA...
Fernando Pessoa


Poco importa da dove la brezza
trae l'aroma che in essa viene.
Il cuore non ha bisogno
di sapere cos'è il bene.


A me basti a quest'ora
la melodia che culla.
Che importa se, lusingando,
le forze dell'anima spegne?


Chi sono, perché il mondo si perda
dietro quel che penso sognando?
Se mi avvolge la melodia
solo il suo avvolgermi io vivo...





 

Ancora una poesia











TAGORE












O madre, nei purpurei raggi del tuo volto
io guardo i tuoi occhi misericordiosi.
O madre, la tua parola, distruggendo la morte,
si alza silenziosa nell' immenso cielo.
 
Sulla terra tutti ti riveriscono,
tutti ti onorano nelle fatiche della vita.
Fiduciosi mettiamo il corpo, l' anima, tutto
Nell' incensiere dell' adorazione.
 
O madre, nei purpurei raggi del tuo volto,
io guardo i tuoi occhi misericordiosi.
Nel tuo vassoio d' oro oggi verserò lacrime di dolore.
O madre, ti cingerò il collo di una collana di perle.
 
Poco importa se i miei capelli diventano grigi,
sono sempre giovane e vecchio.
Come il più giovane e il più vecchio di questo villaggio.
Alcuni hanno negli occhi sorrisi semplici e dolci,
alcuni un furbesco ammiccare.
Alcuni piangono alla luce del giorno,
altri piangono in segreto nel buio.
Hanno tutti bisogno di me
e non ho tempo di rimuginare sull' eternità.
Ho la stessa età di ciascuno, e cosa importa
Se i miei capelli diventano grigi.


martedì 2 ottobre 2007

L'omaggio di Q. Orazio Flacco alla terra tiburtina



Carmen VII.




Laudabunt alii claram Rhodon aut Mytilenen


aut Epheson bimarisve Corinthi


moenia vel Baccho Thebas vel Apolline Delphos


insignis aut Thessala Tempe;



sunt quibus unum opus est intactae Palladis urbem


carmine perpetuo celebrare et


undique decerptam fronti praeponere olivam;


plurimus in Iunonis honorem



aptum dicet equis Argos ditisque Mycenas:


me nec tam patiens Lacedaemon


nec tam Larisae percussit campus opimae


quam domus Albuneae resonantis



et praeceps Anio ac Tiburni lucus et uda


mobilibus pomaria rivis.


albus ut obscuro deterget nubila caelo


saepe Notus neque parturit imbris



perpetuos sic tu sapiens finire memento


tristitiam vitaeque labores


molli Plance mero seu te fulgentia signis


castra tenent seu densa tenebit



Tiburis umbra tui. Teucer Salamina patremque


cum fugeret tamen uda Lyaeo


tempora populea fertur vinxisse corona


sic tristis adfatus amicos:



`quo nos cumque feret melior fortuna parente


ibimus---o socii comitesque


nil desperandum Teucro duce et auspice: Teucri


certus enim promisit Apollo



ambiguam tellure nova Salamina futuram.


fortes peioraque passi


mecum saepe viri nunc vino pellite curas;


cras ingens iterabimus aequor.'


oggi faceva così caldo...un ritorno d'estate, un contrasto forte tra il fresco della mia casetta in campagna e le folate d'aria che sono entrate quando ho aperto le finestre. Sono stato fino a notte, contento di stare solo, senza il telefono, senza l'orologio a fare cose minimali come pulire il locale del pozzo o mettere a posto gli attrezzi. Cose di cui spesso mi trovo a pensare " uno di questi giorni lo faccio " che equivale invece a " uno di questi anni lo faccio" cioè...mai.


Poi sono salito sul tetto dell'altro casale, per sistemare un comignolo e guardando ad est mi sono sorpreso a rimirare il Lucretile, saldo ed imponente come un bastione e poi il Morra e poi Tivoli baciato dal sole, con l'Aniene che precipita furente nella gola ma poi placido incontra la piana e traversa questa terra così antica di storia e adesso così segnata - a volte martoriata - dall'attività umana.



 


Aveva una sua villa agreste, Orazio, appena sopra Tivoli, a Licenza. Lì passava i suoi giorni di "otium" lontano dal frastuono e dall'inquinamento di Roma. Lì beveva l'acqua freschissima della fonte Bandusia, lì faceva passeggiate per i boschi di faggi e di lecci ed una volta incontrò anche il lupo.



Amava questa terra e lo manifestò nei suoi versi. Chissà se gli piacerebbe ancora.



comunque...dalla cima del Monte Lucretile il mio paese si vede così e a me...piace:)


lunedì 24 settembre 2007


AMICO FRAGILE
  Evaporato in una nuvola rossa,
  in una delle molte feritoie della notte con un bisogno d'attenzione,
  d'amore troppo "Se mi vuoi bene piangi" per essere corrisposti.
  Valeva la pena divertirvi le serate estive con un
  semplicissimo "Mi ricordo",
  per osservarvi affittare un chilo d'erba ai contadini in pensione e alle loro
  donne e regalare a piene mani oceani ed altre
  ed altre onde ai marinai in servizio, fino a scoprire ad uno
  ad uno i vostri nascondigli, senza rimpiangere la mia credulita';
  perche' gia' dalla prima trincea ero piu' curioso di voi,
  ero molto piu' curioso di voi.
  E poi sospeso tra i vostri "Come sta",
  meravigliato da luoghi meno comuni e piu' feroci,
  tipo "Come ti senti amico, amico fragile,
  se vuoi potro' occuparmi un'ora al mese di te"
  "Lo sa che io ho perduto due figli"
  "Signora lei e' una donna piuttosto distratta"
  e ancora ucciso dalla vostra cortesia
  nell'ora in cui un mio sogno ballerina di seconda fila, agitava
  per chissa' quale avvenire il suo presente
  di seni enormi e il suo cesareo fresco,
  pensavo e' bello che dove finiscano le mie dita
  debba in qualche modo incominciare una chitarra
  e poi seduto in mezzo ai vostri arrivederci,
  mi sentivo meno stanco di voi,
  ero molto meno stanco di voi.
  Potevo stuzzicare i pantaloni della sconosciuta
  fino a vederle spalancarsi la bocca.
  Potevo chiedere ad uno qualunque dei miei figli
  di parlare ancora male ad alta voce di me.
  Potevo barattare la mia chitarra ed il suo elmo
  con una scatola di legno che dicesse perderemo.
  Potevo chiedervi come si chiama il vostro cane,
  il mio e' un po' di tempo che si chiama Libero.
  Potevo assumere un cannibale al giorno
  per farmi insegnare la mia distanza dalle stelle.
  Potevo attraversare litri e litri di corallo
  per raggiungere un posto che si chiamasse
  "arrivederci"
  e mai che mi sia venuto in mente,
  di essere piu' ubriaco di voi,
  di essere molto piu' ubriaco di voi.
  

sabato 22 settembre 2007

Dedicato a...due piccoli schiavi



" chi sei tu?"


" mah...sono un... maestro!. Ci andate a scuola, voi?


 "No!"


 "Sì..."


"ci picchierai?"


" ma no, che dici...? nessuno vi picchierà"


" certo che ci picchieranno, lo fanno sempre"


" ma non io...chi vi picchia?"


" a casa"


" perché?"


" se non siamo bravi"


" a che fare?"


" a rubare,se non rubiamo nulla"


"Ah..."


Questo dialogo con due piccoli scriccioli di 9 e 7 anni, in una caserma dei Carabinieri, ieri notte...mi ha fatto star male. Non tanto per la fatica che è costata a me ed ai miei collaboratori trovare una sistemazione adeguata e sicura a loro, quanto per la consapevolezza che è stato un lavoro  inutile.


Erano piccolissimi ma, purtroppo, già ben addestrati, specialmente il maschietto. Sapevano quel che gli sarebbe sucesso se li prendevano. ( E meno male che li hanno presi i carabinieri, se li prendeva la gente esasperata che aveva circondato la casa...chissà) Sapevano che non possono essere schedati. Probabilmente questa esperienza l'avevano già fatta, forse più volte. Hanno telefonato ad un sedicente "zio" che però si è detto assai lontano e malato ma molto probabilmente era lì intorno a spiare. Alla domanda " dove sono i genitori? " hanno risposto che erano ai funerali dei bambini morti a Livorno ( risposta sicuramente preparata per commovere).


Adesso sono in casa famiglia, in attesa delle decisioni del magistrato. Ma alla fine...si sa, qualcuno si presenterà e se li riprenderà ed il giorno dopo saranno di nuovo in strada, la loro scuola, a mendicare, a rubare e la sera...una minestra...oppure botte.


Ce ne sono migliaia, così, a Roma e dintorni e come si risolve questo problema...io non lo so.

domenica 16 settembre 2007

dedicato a Poggio Cesi



Oggi pomeriggio sono uscito con lo scooter, avevo voglia di fare una passeggiata, prima di mettermi un po' a lavorare. Così sono andato in giro, senza meta, prima in città, poi verso Tivoli.


Senonché tornando da Tivoli ho visto che bruciava Poggio Cesi allora sono salito fino a Montecelio, per vedere come andava. I pompieri avevano chiuso la strada che va a Sant'Angelo Romano passando per il Poggio ( giustamente) ma dalle pendici di Montecelio si vedeva benissimo il fuoco, alimentato dal vento notevole e la sua opera di distruzione.


Ogni anno ci provano, maledetti, e ormai il versante che guarda Roma è brullo e spoglio. Qualche anno fa, anche a causa degli incendi, è morto l'immenso albero che dominava la sella tra i colli e tutto il panorama.


" 'U ciuciupicchiu" nel dialetto di Montecelio e Sant'Angelo. " bagolaro" in italiano " celtis australis" il suo nome latino. Un albero così grande ed antico che i Principi Cesi, signori di Montecelio, Sant'Angelo e tanti altri feudi qui intorno l'avevano messo nel loro stemma.


Speriamo che le fiamme non abbiano aggredito il versante nord dove è la foresta che degrada verso la valle dove si trova il cenote più profondo e misterioso del mondo, il " pozzo del Merro"


Il Poggio è l'unico dei Monti Cornicolani a non essere più abitato. E' una riserva di oltre 400 ettari di proprietà di un'unica famiglia , quella di Anacleto Gianni che fu anche presidente della Roma e che riposa, insieme alla moglie Elena, in una chiesetta solitaria dove molti scelgono di sposarsi, per la bellezza del luogo e la pace che trasmette all'anima.


Anticamente c'era un paese in cima a Poggio Cesi, venne abbandonato nel ME e mai più abitato. In mezzo al bosco si vedono ancora le rovine. E ci sono rovine di bellissime ville romane, dei terrazzamenti megalitici attribuiti agli antichi Pelasgi e non abbastanza studiati e tanti animali, altrove abbastanza rari, come l'istrice.


Il più illustre proprietario del Poggio gli ha dato anche il nome: Federico Cesi, Marchese di Montecelio, Duca di Acquasparta, Principe di San Polo, fondatore della Accademia dei Lincei, amico e protettore di Galileo Galilei



A Federico Cesi appartenne anche il Castello di Marco Simone, a Guidonia, che adesso è la casa di Laura Biagiotti e la sede più prestigiosa della sue attività.



Negli anni 80 l'UNICEM tentò di aggredire Poggio Cesi, per estrarre il calcare con cui fare il cemento e c'era quasi riuscita, realizzando intanto la strada per i camion e le ruspe. Facemmo un casino della madonna: raccolte di firme, marce, sit-in, articoli sui giornali, appelli a tutti quelli che potevano decidere o influenzare le decisioni. alla fine la spuntammo, la cava non si fece. Però, guarda caso, da allora quasi ogni anno il fuoco ricompare.





 


questa foto non mi è venuta bene, ero seduto sulla moto ma rende l'idea di come fosse violento il fuoco. Domani voglio andare a vedere se ha scavalcato il versante del bosco, spero di no. c'erano gli elicotteri e molti pompieri, assieme alla protezione civile e alle guardie venatorie.


Le passeggiate a Poggio Cesi appartengono all'anima di tutti noi che viviamo lì intorno. Ci si va per diletto, per asparagi, per funghi ( io, quando si poteva ancora, ci andavo anche a caccia ma è acqua passata;) ) Speriamo che si conservi bene anche per le generazioni future.

Un tango un po' triste



Uno – Mariano Mores,
Enrique Santos Disépolo - tango - Argentina

Uno busca lleno de esperanzas
El camino que los sueños
Prometieron a sus ansias,
Sabe que la lucha
Es cruel y es mucha,
Pero lucha
Y se desangra
Por la fe que lo empecina.
Uno va arrastrándose
Entre espinas
Y en su afán de dar su amor,
Sufre y se destroza hasta entender
Que uno se ha quedao sin corazón.
Precio de castigo que uno entrega
Por un beso que no llega
Un amor que lo engañó.
Vacío ya de amor
Y de llorar tanta traición.
 
Si yo tuviera el corazón,
El corazón que di.
Si yo pudiera como ayer
Querer sin presentir
Es posible que a tus ojos
Que me gritan su cariño
Los cerrara con mis besos
Sin pensar que eran
Como esos otros ojos,
Los perversos,
Los que hundieron mi vivir.
Si yo tuviera el corazón,
El mismo que perdí.
Si olvidara la que ayer lo destrozó
Y pudiera amarte,
Me abrazaría a tu ilusión
Para llorar tu amor.
 
Pero Dios te trajo a mi destino
Sin pensar que ya es muy tarde
Y no sabré como quererte.
Déjame que llore
Como aquel que sufre en vida
La tortura de llorar su propia muerte.
Buena como sos habrías salvado
Mi esperanza con tu amor.
Uno está tan solo en su dolor.
Uno está tan ciego en su penar.
Pero un frío cruel
Que es peor que el odio
--punto muerto de las almas,
Tumba horrenda de mi amor—
Maldijo y para siempre me robó
Toda ilusión.


ogni tanto vado in un ristorante argentino, a via Cavour, vicino ai Fori. E' un bell'ambiente, si mangia bene, hanno ottima carne ed anche ottimi vini ( un po' cari)


Si chiama Baires, come la capitale ed ha una clientela molto eterogenea, ci sono parecchi giovani, gente di mezza età ( eccomi ) ed anche anziani.


A volte si balla, una volta ci sono capitato. Io non so ballare ma mi piace guardare, mi piace la musica, mi piace la gente che esprime in questo modo quel che si sente dentro. Uno di questi anni, ci provo;)

giovedì 6 settembre 2007


" Laudato si', mi' Signore, per sora nostra morte corporale,

   da la quale nullu homo vivente po skappare "


Se ne è andato anche Big Luciano...si sapeva che stava molto male, la figlia grande l'aveva annunciato, prima delle ferie, la seconda moglie aveva smentito stizzita e forse...aveva ragione. La morte...esige pudore.


In questi giorni ho pensato molto alla morte...se ne sono andati molti personaggi pubblici, artisti, politici, sindacalisti. Ma se ne sono andati, nel giro di un mese o poco più anche tre amici, persone che avevano lavorato con me , tutti e tre autisti. Vorrei che sapessero che li ricorderò con affetto: il divertente Leonardo, il rustico Maurizio, il taciturno Mario. Ciao, amici miei. A modo vostro eravate degli artisti, anche voi.


Cosa si può dire, della morte, che non sia già stato scritto o detto da sempre? Io credo niente. Non c'è niente al mondo di più naturale...ché si può anche non nascere ma tutto ciò che nasce...poi deve morire.


A volte mi chiedo se ho paura o no della morte. Non so. Un paio di volte ci sono andato fisicamente vicino ma la prima volta ero piccolo, la seconda...speranzoso ed è andata bene. Poi...chissà come sarà.


Certo che non tutte le morti sono uguali, la mente ed il cuore si ribellano quando muore un giovane, quando sono opera di violenza, quando i genitori...sopravvivono ai figli, quando la morte di una persona cara comporta anche il disastro economico per una famiglia, come accadde a mia madre, orfana a nove mesi di un padre di 24 anni...


Ma, per restare nel mio privato, io non scorderò mai la morte della mia nonna paterna, per la serenità in cui avvenne, per quello che seppe donarmi pur nel dolore.


 Esiste la bella morte? Se esiste...io me la immagino come la sua, io...la vorrei, come la sua.


Aveva quasi 92 anni, da 9 era vedova, dopo un matrimonio felice con mio nonno assieme al quale aveva generato e cresciuto 5 figli. Era vecchia ma non aveva perduto la lucidità, il carattere ed il  carisma per i quali tutti l'ammiravano da sempre. Ed aveva le guance lisce e colorite di una ragazza, anche se non ci vedeva più da qualche anno e si muoveva poco.


Pochi mesi prima le avevo portato la mia primogenita appena nata ed aveva voluto toccarla, carezzarla e la bambina le aveva sorriso, per nulla intimorita.


Abitavo lontano, allora ma sapevo che stava spegnendosi ed andai a trovarla. C'erano le sue figlie in casa ma ci lasciarono soli nella grande camera da letto. Faceva fresco e tutto era in penombra. Mi disse di sedermi e mi prese la mano. Mi chiese di me, della famiglia del lavoro. Io parlavo e lei ascoltava, tranquilla, facendomi ogni tanto qualche altra domanda.


Poi mi interruppe, dicendomi " A., senti, le mie gambe sono fredde ed il freddo sta salendo, quindi...tra un po' morirò ma tu, non avere paura"


Mi veniva da piangere e non mi ricordo se dissi qualcosa. Restammo  con la mano nella mano e fu così che se ne andò, in silenzio ed io credo...appagata.


Mi girai per chiamare le zie ma erano lì, sulla soglia della porta, in silenzio pure loro.


martedì 4 settembre 2007

dove eravamo rimasti?



Sono tornato. Sabato, faticosamente, sono tornato a casa. Oggi, al lavoro. Credo di essermi riposato abbastanza anche se il viaggio di ritorno non finiva più. tredici ore per fare poco più di 800 km...sono troppe ma tant'è.



Come è andata la vacanza siciliana? Direi bene anche se ho girato di meno degli anni scorsi. Da casa a casa ho fatto solo 3100 km. Due anni fa furono 5600. Finalmente dopo 4 anni ho avuto l'occasione di vedere dal vivo la Etna in attività e una notte, poche sere fa, ben cinque boati che hanno fatto tremare la casa e l'aria. Ma lì non ci fanno caso. "La Etna è buona" dicono i locali e non fa male.




 


Ero partito con l'idea di fare un po' di dieta ma si è rivelata una pretesa velleitaria. Comunque un chilo l'ho perso, uno solo, penso a causa del viaggio;)




 


Vabbeh, ho interrotto le ferie prima del tempo, sarei dovuto tornare in ufficio tra 8 giorni. Questo mi costringerà domani a sistemare alcune cose burocratiche ma pazienza, in fondo il lavoro mi mancava, un po'.


Tornando in campagna, ieri, ho ritrovato il gatto, dopo mesi che non si vedeva. Chissà che ha fatto in questo tempo ma...ha un'aria soddisfatta;)




Un saluto a chi mi ha fatto visita qui. Non ho molto tempo per scrivere questo post ma voglio aggiungerci delle foto e...una poesia.



la Plaia di Catania



L'ibisco della mia amica C. padrona di casa



il nome di questo non lo so;)



granita e brioche a Caltagirone



la scala più famosa della sicilia



meravigliosa gola di Alcantara



la villa Belvedere sul mare di Acireale



Sant'Agata a Catania



ehm...



raccolti lungo una strada



per metterli nella macedonia



barocco da meraviglia a Modica



per non parlare di Noto



raccolte a quota 2000 o quasi



una vetrina ridondante ( ma sono tutte così) a Taormina


Vabbeh, qui mi fermo ma ne ho fatte circa 800 di foto, tutte con il cellulare


Ed ecco la poesia. Cosa c'entra? Boh, mi è venuta così, tenetevela. Eppoi Montale è Montale...je l'adore dicono i cugini francesi;)


Gloria del disteso mezzogiorno

Gloria del disteso mezzogiorno
quand' ombra non rendono gli alberi,
e più e più si mostrano d' attorno
per troppa luce, le parvenze, falbe.


Il sole, in alto, - e un secco greto.
Il mio giorno non é dunque passato:
l' ora più bella é di là dal muretto
che rinchiude in un occaso scialbato.


L' arsura, in giro; un martin pescatore
volteggia s' una reliquia di vita.
La buona pioggia é di là dallo squallore,
ma in attendere é gioia più compita.


Statevi bene


Caio







sabato 11 agosto 2007

buone vacanze


Mi sono rimaste indietro un sacco di cose, al lavoro, a casa, altrove. Questo non mi piace ma d'altro canto sono arrivato ad agosto veramente stanco e più di tanto...nun je 'a fò!;)


Vado in Sicilia per 3 settimane, forse più. Spero di tornare in forma per affrontare come si deve quello che riserva ciò che resta del 2007.


Vi lascio un saluto, un sorriso e la conferma del mio affetto anche se vi ho curato poco. Statevi bene.


Caio Vibullio Fido

domenica 24 giugno 2007

L'acqua e la pietra




 Ecco, avevo lasciato questo post in costruzione per mancanza di tempo. Vedo che le foto vi sono piaciute ma il pensiero che volevo esprimere è ancora dentro di me. Adesso ci provo a dirlo; è stata una giornata faticosa, assai calda eppure per alcuni versi bella, molto bella e quindi mi sento disteso, cosa rara per me negli ultimi tempi.


Il territorio che si estende ai piedi del Monte Lucretile e dolcemente degrada verso Roma appartiene ad alcuni comuni ma principalmente a Tivoli e Guidonia. Anzi, fino al 1937 era quasi tutto di Tivoli poi Mussolini volle fondare una nuova grande città e così ampliò a dismisura il vecchio comune di Montecelio a spese di Tivoli (2.000 ettari) e Roma (3000 ettari). E' per questo che oggi siamo il primo comune italiano non capologo di Provincia ed il terzo comune del Lazio per popolazione.


Questa terra  che prima era un mare è figlia in ugual modo del Vulcano Laziale e del Tevere ed è per questo che allo stesso tempo vi si trovano tufi, pozzolane ed argille.


E poi c'è l'acqua, tantissima acqua. E dove l'acqua penetra nelle viscere della terra e incontra il fuoco del vulcano laziale poi riemerge sotto forma di acqua Albula dal bel colore celeste e dal pessimo odore di uova marce;) La prima foto in alto riproduce uno dei laghi da dove sorge l'acqua sulfurea. Ve ne sono anche altri e fino a 30 anni fa erano molti di più. Anzi, fino a poche migliaia di anni fa era tutto un lago, di più di 40 km quadrati, pieno di animali grandi e piccoli.


Poi pian piano il lago si è ritirato, il carbonato di calcio si è sedimentato ed è rimasto un banco enorme di travertino, la nostra pietra.


Ah intendiamoci, il travertino si trova in molti siti italiani e si trova anche all'estero. Ma è la "nostra" pietra, a cominciare dal nome che non è altro che la corruzione del latino "lapis tiburtinus".


Da oltre 23 secoli questa pietra serve a costruire ed abbellire edifici, prima a Roma e dintorni, poi in tutto il mondo. E' bello andare a NYC e vedere il Lincoln Center e pensare che viene da qui, alloggiare al Grand Hyatt e vedere ascensori e bagni rifiniti con lusso ed eleganza col nostro travertino.


E del Colosseo, del Teatro di Marcello, del Palazzaccio e dei ponti di Roma non ne parlo nemmeno. roma è di travertino, Roma ha il colore ( i colori) del travertino. Il travertino ha un grande peso nella economia di questa zona, crea lavoro e ricchezza, oltre che giustificato orgoglio.


Ma questo non è un post elegiaco o promozionale. Mi è venuto di farlo perché dopo 2300 anni...abbiamo un problema.


Succede, da poco tempo a questa parte, che si è rotto il millenario equilibrio tra l'acqua e la pietra e...è difficile raccapezzarcisi.


E' difficile anche perché i dottori accorsi al capezzale di questi illustri malati sono tanti: decisamente troppi. Perché alcuni di loro sono incompetenti ed altri ( forse ) decisamente in cattiva fede. Perché gli interessi economici in ballo sono enormi, perché i due comuni che hanno ( in comune ) il problema pare proprio non riescano a trovare una soluzione ( comune ) perché, infine, sopra il banco di travertino sono nate anche tre cittadine: Tivoli Terme, Villalba e Villanova, vale a dire quasi 50.000 persone......segue