sabato 28 maggio 2011


La mia sera, le mie sere


 



Questa è la sera che trovo uscendo dall'ufficio quando la piazza del Comune è vuota di gente e  si immerge nella atmosfera metafisica del razionalismo fascista.

 




 



E questa è la sera che mi coglie in campagna, andando via dal mio podere. Le rose sono quelle che piantò mio padre tanti anni fa e di questi tempi hanno una bellissima fioritura.
Io amo la sera, in ogni momento dell'anno ed in ogni luogo. Mi piace guardare il sole che tramonta sul mare ed anche quando tramonta dietro un picco in montagna. E non credo che sia perché mi ricorda la presente stagione. L'ho sempre amata, anche da ragazzo.
Un po' ho girato. L'ho vista, la sera, scendere sopra le piramidi a Gizah, sulla spiaggia di Miami, dietro le Torri gemelle, sopra la Senna e il Tamigi, sopra il Danubio che a Novi Sad sembra mare per quanto è largo, sopra Lisbona, Madrid, Barcellona, Valencia, Alicante, Praga, Lubiana Atene, Santorini...e l'elenco sarebbe lungo ancora. E spero di vederne tante altre ancora, in tutto il mondo che ancora non ho visto.
Ma queste, sono le sere della mia vita di sempre, quelle che amo di più. Le mie sere, nella mia sera.

 



 





 




 

martedì 17 maggio 2011








  



Rondel.



Si tu veux nous nous aimerons
Avec tes lèvres sans le dire
Cette rose ne l'interromps
Qu'à verser un silence pire
 
Jamais de chants ne lancent prompts
Le scintillement du sourire
Si tu veux nous nous aimerons
Avec tes lèvres sans le dire
 
Muet muet entre les ronds
Sylphe dans la pourpre d'empire
Un baiser flambant se déchire
Jusqu'aux pointes des ailerons
Si tu veux nous nous aimerons 
.
Stéphane Mallarmé  
 
 

 


 

mercoledì 4 maggio 2011


MCMXCIV-MMXI
 








Quando ci separammo,
fra silenzio e lacrime,
coi nostri cuori infranti,
lasciandoci per anni,
il tuo viso divenne freddo e pallido,
piu' gelido il tuo bacio;
in verita' quell'ora gia' annunciava
il dolore presente.
Se dopo tanti anni
ti dovessi incontrare, in che modo
potrei salutarti?
Con silenzio e lacrime"


GEORGE GORDON BYRON