lunedì 15 novembre 2010


La sera, le stagioni e la vita.





 



Il crepuscolo lento di novembre
 



esalta il rosso delle foglie,
 



allunga le ombre serotine,
 



porta  quiete nella vigna silente.
 



Voli alti di corvi ai ripari lontani:
 



ogni tanto un richiamo tra loro.
 



Il pettirosso si agita intorno all'olivo

tra poco dormirà anche lui.

Le canne nell'orto ormai secco

attendono solo d'essere tolte,

un ciliegio fiorito in novembre

mi dice che ha finito i suoi giorni.

Mi piace questo momento sereno

ricorda quanto è bello l'autunno

ricorda di voci care e lontane

ascoltate all'ombra degli alberi.

La primavera è trascorsa veloce

lasciando un profumo di fiori

l'estate ha rincorso i suoi giorni

lasciando una messe di frutti.

E l'autunno presente ai miei occhi

 



mi dona passando il suo sereno.

Verrà l'inverno, che venga, l'amerò,

come ho amato le altre stagioni.

Amos




 

lunedì 8 novembre 2010


Etiam periere ruinae
 (Lucano, Fars., IX , 969)


 



Mi ha fatto davvero orrore apprendere del crollo dell'edificio dei gladiatori a Pompei.
E questo non tanto per la mia personale passione per la storia e l'archeologia, non tanto perché ho studiato in un corso della Normale Superiore di Pisa con Giovanni Piero Guzzo che è stato sovrintendente di Pompei ( Ironia della sorte, il Corso verteva su Archeologia e Sviluppo) ma soprattutto perché questo crollo lo vedo come una calzante e tremenda metafora di quello che sta succedendo, adesso, in Italia.
Noi non abbiamo petrolio, non abbiamo oro, non abbiamo diamanti ed altri minerali o metalli preziosi. Sul piano della tecnologia siamo rimasti indietro, su quello della produzione industriale siamo destinati a cedere davanti alle spregiudicate "tigri orientali". Di cosa camperemo per il tempo che verrà? Abbiamo soltanto le due cose per cui siamo famosi al mondo: i Beni Culturali ed il cosidetto " Genio Italico": la creatività, l'inventiva, l'arte. Pompei, Ercolano, S. Pietro, la Torre di Pisa, Villa D'Este, il Colosseo.........sono una motitudine, sono inimitabili e sono nostri capolavori, nostro Patrimonio.
E ne stiamo facendo strame, compromettendo il nostro presente ed il futuro dei nostri figli.
Poco fa ho visto al TG una intervista ad Erri De Luca, il quale, semplicemente, ha detto: "Riseppelliamo Pompei sotto uno strato di cenere e lapilli, nella speranza di tramandarla ad una generazione migliore di noi, capace di custodirla e valorizzarla".
Parole sante, che mi sento di sottoscrivere una per una.
In Italia però si tagliano i fondi per la Cultura, si tagliano i fondi per la Scuola e la Ricerca. E poi il ministro, bontà sua, va in Parlamento e dice " io non c'entro". E se non c'entri, che cazzo ci stai a fare su quella poltrona?"
Quando ero un giovane ufficiale, nel 76/77 uno dei compiti che avevo era quello di fare visita, tutti i martedì, ai soldati del mio battaglione ricoverati all'ospedale militare del Celio. Il mio comandante ci teneva particolarmente ed era un compito cui assolvevo volentieri. Portavo loro dei biscotti, delle penne, delle cartoline, li aiutavo anche a scrivere alle famiglie. Mi piaceva.
Fu così che un giorno per quei corridoi conobbi un vecchietto piccolo e apparentemente malandato. Si chiamava Herbert Kappler ed era il boia delle Fosse Ardeatine che scontava lì la sua condanna a vita.
L'ultima volta che lo vidi fu nel luglio 1977, poi mi congedai, tornai alla vita civile ed al mio lavoro al Comune.
Il mese successivo Kappler fuggì, aiutato dalla moglie, un donnone immenso che verosimilmente lo portò fuori nascondendolo dentro una valigia.
Il ministro della Difesa allora era Vito Lattanzio, un democristiano pugliese.
Era forse compito del ministro Lattanzio fare la guardia a Kappler? No di certo.
Eppure Vito Lattanzio, appresa la notizia ( che ci rese ridicoli al mondo, proprio come il bunga bunga ed il crollo di Pompei ) si dimise, subito, dopo soltanto poche ore.
Bondi naturalmente non si dimetterà, non ci pensa neppure.
Ma forse su Pompei ci scriverà una serafica poesia.
Alla faccia!

 








Così quelli che verranno nemmeno sapranno più che cazzarola è Pompei e amen.

giovedì 4 novembre 2010


IV XI MCMLXV
Sonetto per il compleanno di un'amica



 







 All’inizio del giorno ti levi precisa
la giornata lo sai, sarà lunga, pesante.
Bello il pensier che ti rende ridente:
all’idea di tornare sarà lieve l’attesa.
 

E la città  traversi con aria decisa
la guardi svegliarsi dal sonno recente
e incroci gli sguardi d’un mondo di gente.
nel viaggio ti piace guardare ogni cosa.
 

Attendi serena al consueto lavoro,
un giorno che passa scrivendo veloce
gettando lo sguardo ogni tanto su noi:
 

una parola ce l’hai, la più bella che puoi,
ridendo se è bello quel che uno ti dice
in punta di penna volando il pensiero.

Amos C. Farmer