17, ovvero...
per parlare un po' di lavoro
Stamattina per il mio lavoro è stato un gran giorno. Avevamo organizzato un convegno di tutti i 17 Distretti Socio Sanitari della Provincia di Roma, per fare il punto sulla attuazione della legge quadro nazionale dei Servizi Sociali, la 328 del 2000. E quindi sui Piani di Zona del Sociale, sui vari aspetti e problemi tecnici, politici e giuridici che ci si sono presentati in questi primi 10 anni.
Eravamo tanti:
L'Assessore Provinciale ai Servizi Sociali
17 Assessori dei Comuni Capofila dei Distretti Socio Sanitari
17 Dirigenti dei Servizi Sociali
17 Direttori dei Distretti Sanitari
17 Coordinatori degli Uffici dei Piani di Zona
Più vari funzionari ed addetti ai lavori, in tutto un centinaio di persone.
Ero un po' preoccupato perché era la prima volta che il mio Comune decideva di ospitare questo evento periodico, promosso da alcuni anni dall'assessore provinciale Claudio Cecchini, una persona veramente in gamba ed instancabile nel seguire da vicino e coordinare lo sviluppo dei progetti distrettuali. In più avendo il Consiglio comunale approvato il bilancio di previsione venerdì sera ho potuto firmare il provvedimento di organizzazione soltanto ieri alle 13,30!
Invece è andato tutto molto bene ed è stata una bella soddisfazione.
Bene nel senso che ognuno ha potuto illustrare aspetti e problemi di un istituto, l'Accordo di Programma, che da un lato permette di rendere alla popolazione servizi omogenei su un ampio territorio, anche in comuni piccolissimi che altrimenti non potrebbero permettersi il " lusso" di pagare nemmeno un assistente sociale, da un lato ha creato, specialmente per i Comuni Capofila, problematiche nuove, non ultima quella di dover fare, spesso, da banca, anticipando i soldi che dalla Regione arrivano ormai con 2 anni di ritardo.
Bene però ( per fortuna ) anche nel senso che comunque i piani di zona sono decollati, che molti servizi da sperimentali sono diventati organici al sistema, che altri lo stanno diventando.
Purtroppo c'è da fare una considerazione negativa: a quasi 10 anni dal varo della 328/2000 che è il Vangelo dei Servizi Sociali la Regione Lazio non ha trovato il tempo, in due legislature, di emanare la prevista legge regionale. L'anno scorso era stato presentata una proposta di legge decente ( per fortuna in tema di servizi sociali destra e sinistra sono meno distanti di quello che si può credere ) ma la fine ingloriosa della legislatura Marrazzo ha mandato tutto a puttane ( ops, volevo dire a trans).
Ora, anche mettendo da parte per il momento la tragicomica farsa di quello che sta succedendo per le imminenti elezioni regionali, bene che vada il nuovo Consiglio si insedierà a giugno. E benché la proposta di legge presentata la scorsa legislatura abbia passato già il vaglio di tutte le istanze previste nell'iter e sia sostanzialmente una buona legge, atta a risolvere le problematiche insorte nei 10 anni di sperimentazione, appare poco verosimile che il nuovo Consiglio regionale la approvi così com'è. Sicuramente ci saranno emendamenti e l'iter dovrà ricominciare.
Insomma, bene bene che vada sarebbe una fortuna vederla pubblicata giusto per il decennale della 328, ad ottobre prossimo. Vedremo.
Quali sono i problemi non risolti?
Innanzitutto l'entità degli stanziamenti a disposizione. Sono praticamente gli stessi da 10 anni.
Nel frattempo c'è stata l'inflazione che sappiamo, ci sono stati i giusti aumenti contrattuali degli operatori e c'è, almeno per quanto riguarda il Distretto RM G2, un aumento di popolazione che solo per il comune capofila vale 1700 persone l'anno e quindi 17.000 in 10 anni.
Certo, c'è la possibilità per i comuni di cofinanziare i progetti ed alcuni ( come il mio ) lo fanno, mettendo a disposizione dei Servizi Sociali quote considerevoli del bilancio. Ma alcuni proprio non possono. Ormai la finanza degli Enti Locali è ridotta al lumicino e per un comune piccolo stanziare 20.000 euro per pagare un assistente sociale è semplicemente una chimera.
Poi c'è il problema della ASL. La legge 328 è stata pensata per favorire l'integrazione dei servizi socio sanitari sul territorio. Quindi per esempio per l'assistenza domiciliare i comuni devono fare quella sociale ( assistenti sociali e psicologi che seguano gli utenti, operatori che vanno a riordinare la casa, a fare la spesa, a cucinare, a spogliare, lavare e rivestire l'utente ecc) Ma se l'utente ha bisogno di una iniezione, di un catetere o quant'altro l'operatore ADEST quasto non può farlo, nemmeno se lo sapesse fare, sarebbe un pericoloso abuso. Ci vuole un infermiere o quantomeno un operatore sanitario. E qui casca l'asino: le ASL del Lazio non hanno un centesimo. E non hanno nemmeno il personale. Il piano di rientro dal deficit spaventoso di oltre 10 mld di euro imposto dal Commissario di Governo è ferreo. Tickets e niente spesa, chissà per quanti anni ancora.
Un altro problema è quello del personale degli Uffici del Piano di Zona. Questo per me è stato, in questi anni davvero una dolorosa e frustrante spina nel fianco.
A causa del blocco delle assunzioni negli anni non ho potuto che assumere dei precari e sempre dovendo stare attento a risparmiare. Addirittura per la figura del Coordinatore dell'Ufficio di Piano dovetti duplicare le funzioni della mia vice di allora dandole un forte impegno in più e una davvero piccola indennità rispetto alle responsabilità che le mollavo. E quando questa nel 2003 se ne andò a lavorare in un altro comune mi ritrovai in un solo colpo senza vice e senza responsabile del PdZ. E riguardo alle altre tre figure professionali...quante ne sono passate. Le assumevo, stavano un anno e poi o se ne andavano avendo trovato un lavoro più stabile oppure semplicemente non potevo riassumerle per non compromettere il Piano generale delle assunzioni dell'Ente, che non si può sforare. Dal maggio dell'anno scorso in quell'Uffico ho finalmente una buona squadra e completa. Due laureate e una buona amministrativa con il diploma. Ma so già che non durerà perché la legge Brunetta mi impone di non tenerle più di tre anni. Quindi queste persone, giovani, capaci e motivate, che sicuramente tra due anni avranno completato la loro maturazione professionale e saranno al top delle capacità lavorative...semplicemente dovranno andare a casa. E dovrò ricominciare daccapo, con altre persone. Cosa ci guadagna la P.A. con questa legge del nanolo, ( o del cavolo) ancora lo debbo capire.
Alt, ho detto dovrò. In realtà tra due anni me ne vado anch'io. A settembre 2011 compio i 40 anni di servizio, a marzo 2012 mi si apre la " finestra" per andare in pensione. Insomma, un po' mi dispiace ma mi pare anche giusto, largo ai giovani.
Non ultimo problema (però qui mi fermo): i servizi che rendiamo alla popolazione a livello distrettuale non sono in economia ma in appalto. Quindi quantomeno ogni tre anni va rifatto per ognuno di essi un progetto nuovo e va messo a bando. Solitamente un bando europeo perché si tratta di servizi che comunque nel triennio costano ognuno milioni di euro.
Per approvare il progetto ed impegnare la spesa occorre prima redigerlo passando per i vari comitati tecnici, ottenere il parere del terzo settore, dei sindacati a livello regionale ecc. Poi deve passare all'approvazione dell'Assemblea Istituzionale composta dai 9 sindaci dei comuni, dalla ASL e dalla provincia ( assai correttamente l'assessore provinciale, per rimanere super partes rispetto ad amministrazioni locali di diverso colore non vota) poi deve essere inviato alla Regione corredato anche dal rendiconto di quello precedente. La Regione lo esamina e può richiedere chiarimenti oppure approvarlo. Una volta approvato dalla Regione in teoria potrei procedere ad emettere il bando di gara. Ma solamente in teoria, perché dal momento in cui la Regione approva al momento in cui eroga i finanziamenti attualmente passano due anni! Quindi, o il Comune Capofila si prende l'onere di anticipare i soldi ( ammesso che li abbia ) oppure non posso farlo perché una volta assegnato l'appalto e firmato il contratto poi l'impresa appaltatrice comincia ad operare e mensilmente emette fattura. E chi la paga?
In pratica, quindi i distretti socio sanitari si trovano ad operare con progetti fatti 2 anni fa!
Perché allora ho detto all'inizio che il convegno è andato bene?
Beh, intanto perché c'è stata la possibilità di confrontare le problematiche affrontate, scoprendo, per fortuna che non sono solo di un distretto ma della generalità e che quindi a livello politico c'è la possibilità di proporre modifiche normative atte a ridurle.
Poi perché il giudizio sull'andamento dei servizi è stato trasversalmente univoco: positivo per i risultati comunque raggiunti rispetto alla situazione di partenza, negativo rispetto alla gestione del personale e dell'aspetto finanziario. questo è importante perché un conto è pensare, di fronte ad una soluzione che non viene " ma saremo noi incapaci?" un conto è dire, tutti insieme "cerchiamo di migliorare il sistema".
Infine perché a problemi uguali alcuni hanno trovato soluzioni diverse, anche in presenza di una non chiara definizione giuridica dell' Accordo di programma che non è un Consorzio e nemmeno una Unione di comuni e quindi difficilmente definibile per molti aspetti.
Ah, mi scordavo: perché ci sono stati anche un ottimo coffee break ed un ottimo pranzo ed ho speso solo 2700 euro, compreso l'affitto della sala e dell'impianto multimediale!;)