mercoledì 27 dicembre 2006

 


 


 


DIALOGO DI UN VENDITORE D'ALMANACCHI
E DI UN PASSEGGERE

Venditore. Almanacchi, almanacchi nuovi; lunari nuovi. Bisognano, signore, almanacchi?
Passeggere. Almanacchi per l'anno nuovo?
Venditore. Si signore.
Passeggere. Credete che sarà felice quest'anno nuovo?
Venditore. Oh illustrissimo si, certo.
Passeggere. Come quest'anno passato?
Venditore. Più più assai.
Passeggere. Come quello di là?
Venditore. Più più, illustrissimo.
Passeggere. Ma come qual altro? Non vi piacerebb'egli che l'anno nuovo fosse come qualcuno di questi anni ultimi?
Venditore. Signor no, non mi piacerebbe.
Passeggere. Quanti anni nuovi sono passati da che voi vendete almanacchi?
Venditore. Saranno vent'anni, illustrissimo.
Passeggere. A quale di cotesti vent'anni vorreste che somigliasse l'anno venturo?
Venditore. Io? non saprei.
Passeggere. Non vi ricordate di nessun anno in particolare, che vi paresse felice?
Venditore. No in verità, illustrissimo.
Passeggere. E pure la vita è una cosa bella. Non è vero?
Venditore. Cotesto si sa.
Passeggere. Non tornereste voi a vivere cotesti vent'anni, e anche tutto il tempo passato, cominciando da che nasceste?
Venditore. Eh, caro signore, piacesse a Dio che si potesse.
Passeggere. Ma se aveste a rifare la vita che avete fatta né più né meno, con tutti i piaceri e i dispiaceri che avete passati?
Venditore. Cotesto non vorrei.
Passeggere. Oh che altra vita vorreste rifare? la vita ch'ho fatta io, o quella del principe, o di chi altro? O non credete che io, e che il principe, e che chiunque altro, risponderebbe come voi per l'appunto; e che avendo a rifare la stessa vita che avesse fatta, nessuno vorrebbe tornare indietro?
Venditore. Lo credo cotesto.
Passeggere. Né anche voi tornereste indietro con questo patto, non potendo in altro modo?
Venditore. Signor no davvero, non tornerei.
Passeggere. Oh che vita vorreste voi dunque?
Venditore. Vorrei una vita così, come Dio me la mandasse, senz'altri patti.
Passeggere. Una vita a caso, e non saperne altro avanti, come non si sa dell'anno nuovo?
Venditore. Appunto.
Passeggere. Così vorrei ancor io se avessi a rivivere, e così tutti. Ma questo è segno che il caso, fino a tutto quest'anno, ha trattato tutti male. E si vede chiaro che ciascuno è d'opinione che sia stato più o di più peso il male che gli e toccato, che il bene; se a patto di riavere la vita di prima, con tutto il suo bene e il suo male, nessuno vorrebbe rinascere. Quella vita ch'è una cosa bella, non è la vita che si conosce, ma quella che non si conosce; non la vita passata, ma la futura. Coll'anno nuovo, il caso incomincerà a trattar bene voi e me e tutti gli altri, e si principierà la vita felice. Non è vero?
Venditore. Speriamo.
Passeggere. Dunque mostratemi l'almanacco più bello che avete.
Venditore. Ecco, illustrissimo. Cotesto vale trenta soldi.
Passeggere. Ecco trenta soldi.
Venditore. Grazie, illustrissimo: a rivederla. Almanacchi, almanacchi nuovi; lunari nuovi.


Questo è uno dei brani in cui il pessimismo leopardiano salta agli occhi evidente e l'ironia si avvicina al sarcasmo. Spesso mi sono chiesto, leggendolo, cosa risponderei io ad una domanda così. Beh, io la mia vita la rifarei, così come è stata. Ma prima vorrei dimenticare tutto, altrimenti... non ci sarebbe gusto;)


Buon Anno Nuovo, amici e che sia un anno pieno di sorrisi, da dare e da ricevere:)


Caio

lunedì 18 dicembre 2006

Buon Natale



Tra i tanti biglietti d'auguri che ho ricevuto fino ad ora c'era questo, me lo ha mandato il mio sindaco, assieme a due bellissime penne in astuccio di pelle. Mi hanno fatto piacere, sia il regalo che il biglietto, anche se al momento ho pensato sorridendo che questo sarà il mio 56° Natale ed il mio futuro, se c'è come spero, è ormai adulto e non ha più  la mano di un bambino.


Ma poi ci ho riflettuto e mi sono convinto che in realtà è giusto  pensare così al futuro perché questa immagine rappresenta la continuità nel divenire, rappresenta quello che siamo stati e siamo, quello che sono e che diventeranno i nostri figli, con il nostro aiuto, con il loro talento e, perché no? con un po' di buona fortuna. E magari saranno anche un po' migliori di noi se sapranno sfruttare in modo positivo le opportunità che questo mondo diventato piccolo ed ipertecnologico offre loro.


Sono stato un bambino fortunato, io. Avevo 3 nonni e 3 bisnonni, e zii e zie e cugini. I miei Natali d'infanzia erano scanditi da una girandola di sorrisi e regali. Il Natale di solito si festeggiava a casa dei miei nonni paterni, nella grande cucina col camino ed il tavolo di quercia che si allungava fino a che c'era posto per tutti ed eravamo sempre tanti. Nonna Giuseppina, severa e matronale con le sue vesti lunghe all'antica cucinava cose buonissime e tradizionali. La madre di mia madre, nonna Ida, che era assai più giovane, faceva dei dolci buonissimi. Mamma e le zie aiutavano un po' in cucina ma non più di tanto perché le nonne erano gelose delle loro prerogative.


Dopo la cena si giocava a tombola, con delle cartelle che a ripensarci dovevano risalire ai tempi di Noè e si segnavano i numeretti usciti con i fagioli o con il granturco o con le lenticchie e che risate se qualcuno urtava il tavolo e saltavano i fagioli;)


Un Natale zio Francesco che era un aviatore e girava il mondo, portò, tutto contento, una tombola con le cartelle di plastica, che avevano le finestrelle trasparenti per segnare i numeri ma la cosa non entusiasmò nessuno, erano meglio i fagioli;)


Sono passati tanti anni e molte delle persone che allietavano il mio Natale di allora non ci sono più. E' nella forza delle cose. Di stagione in stagione gli alberi si spogliano delle foglie, per lasciare posto a quelle che verranno. E così sono venute altre persone care, per dare e ricevere affetto, per condividere gioie e dolori ed anche un po' di ricordi. Ma pochi pochi, giusto quelli che bastano a far capire che anche noi avevamo radici, perché i ricordi sono personali ed ognuno deve accumulare i propri, belli o brutti che siano.


E sono venuti altri Natali e piano piano sono cambiati i ruoli. Da figlio e nipote a marito e padre e zio. Beh, lo so che poi diventerò anche nonno e forse non ci manca molto, visto che la mia primogenita ha quasi 24 anni ma...io non mi accontento, voglio diventare tris-nonno, si sappia;)


Bene, volevo solo fare gli auguri alle amiche ed agli amici che ho qui e che ultimamente ho trascurato. Ed anche a chi passa per caso. Ma come mi accade spesso...mi sono dilungato sull'onda un po' malinconica dei ricordi.


Auguri amici, con le parole di Tibullo:


Dicamus bona verba


venit Natalis ad Aras


Caio Vibullio Fido



martedì 28 novembre 2006

Il sapore della mia terra



Montecelio, RM 384 mslm. Alle spalle, monte Gennaro, il Lucretilis Mons cantato da Orazio




Sono nato nella Sabina romana, dove le ultime propaggini di questa terra così antica si confondono con la campagna romana, dove finiscono le colline degli ulivi e comincia il Latium. Gli ulivi, appunto: in Italia c'è una grande tradizione per la produzione di olio d'oliva ed anche una grande produzione. Se chiedi a un pugliese qual'è la terra dell'olio ti risponderà " la Puglia" e se lo chiedi a un toscano ti risponderà " la Toscana" e se lo chiedi a un ligure ti risponderà " la Liguria" e così via...ed hanno ragione, tutti. L'olio italiano è buono davvero, ovunque lo si produca.



Ma io dico che nessuno olio può stare al pari di quello della Sabina, per il sapore, per la leggerezza, per la fragranza del suo profumo, per la tradizione millenaria che la coltura dell'olivo ha qui e che non muore, nonostante la civiltà contadina stia sparendo, specialmente qui, nella Sabina romana, alle porte di Roma.



Anch'io ho il mio oliveto, che appartiene alla mia famigla da circa 200 anni. Il mio bisnonno Aratore possedeva molti ettari in quella zona. Poi le divisioni tra i suoi figli e ancora tra i figli dei figli ed alcune vendite hanno frazionato la tenuta, sicchè il mio podere è di 9000 metri, confinante con quelli dei miei cugini.



Ho 109 piante di olivo. E altrettante da frutta. Sono tante, per uno come me che definire dilettante come contadino è pura generosità;) Altro che dilettante, sono quasi negato. Però mi sorregge tanta buona volontà ed il desiderio di non lasciare andare alla malora queste piante, alcune delle quali 70 anni fa stavano dove adesso è la piazza del comune di Guidonia e che mio nonno trapiantò qui quando quel terreno venne espropriato per costruire la Città dell'Aria.



Non sono piante secolari, a parte le radici, perché hanno sofferto le gelate del 1956 e del 1985 e l'oliveto è stato ricostituito dai polloni rinati sui ceppi antichi.


L'anno scorso non è stata stagione buona: non l'ho raccolta per niente mentre nel 2004 feci 350 litri d'olio, la metà dei quali diedi a quello che materialmente la raccolse. Quando lo coltivavano mio padre e mio zio non facevano mai meno di 700 litri, loro sì che avevano il pollice verde;)


Quest'anno il raccolto doveva essere buono ma qualcosa è andato storto e la fioritura abbondantissima non ha legato bene. Però, senza concimi e senza alcun veleno ho fatto 100 litri, da 618 chili di olive raccolte dai muratori che mi stanno sistemando i casaletti. Un olio davvero speciale, visto che le olive erano sincere e assolutamente prive di larve.


Così la metà andrà per le esigenze familiari, l'altra metà in regalo agli amici e parenti.


Ho deciso però che da gennaio l'oliveto verrà ristrutturato. Le piante sono diventate troppo alte e folte, alcune arrivano a 6 metri. E chi ci va lassù a cogliere le olive? Quindi le poterò preparandole per una raccolta meccanica: non più alte di 4 metri e vuote dentro, lasciando per ciascuna solo 3 rami laterali. Probabilmente quindi nel 2007 la raccolta sarà quasi inesistente. Ma nel 2008....eppoi, di sicuro farò un sacco di legna!!


Vabbeh,  si vedrà, intanto godiamoci questo:)



martedì 21 novembre 2006

Trent'anni prima...


omaggio all'83° Corso A.U.C.


Specializzati della Motorizzazione


Cecchignola, Roma




 navigando distrattamente nel web, mi sono imbattuto in un sito dell'Esercito, che ospita, ta l'altro, richieste di persone che vogliono ritrovare vecchi commilitoni. Ho pensato allora che io e la gran parte dei miei compagni di corso siamo stati fortunati a non esserci persi di vista in questi 30 anni, a parte quelli  ( e sono già tanti, ahimé)  che non ci sono più.


Già cinque anni fa, per il 25° anniversario del Corso ci ritrovammo tutti insieme a Valeggio sul Mincio e fu una bella emozione. Questa primavera abbiamo fatto un Raduno a Gubbio, per i 30 anni. Per il 100° anniversario faremo le cose in grande, ci incontreremo in...Paradiso ( se ci vorranno, cosa della quale fortemente dubito;) ).


Il 1976 non era certamente un anno favorevole a chi indossava una divisa e peggio ancora se portava le stellette da ufficiale. Quelli erano gli Anni di piombo, in cui l'Italia sembrava inevitabilmente avviata ad una guerra civile. Ed il clima era pesante, la gente aveva paura ad uscire di casa, la sera ed ogni giorno c'erano morti ammazzati, dalle BR, da altre organizzazioni di estrema destra e di estrema sinistra. Senza contare quello che  facevano gli apparati deviati dello Stato, la CIA il KGB, i terroristi islamici, la P2...insomma, una bella confusione. E anche noi si usciva poco la sera, sia per la stanchezza ( caspita se era pesante il corso, (i primi 2 mesi smaltii 14 chili e almeno sei o sette dei miei compagni si ritirarono) sia per la tristezza di vedere Roma quasi deserta, con la gente che aveva perso il gusto di uscire e lo faceva solo per necessità, sia perché molti non vedevano assolutamente di buon occhio le divise, qualsiasi divisa.


Ma eravamo ragazzi, tra i 19 ed i 28 anni, di energie ne avevamo ed anche la voglia di portare a termine quell'impresa che la prima settimana sembrava a tutti impossibile: ultimare il Corso, diventare Signori Ufficiali. Ci riuscimmo quasi tutti, tranne quelli ritirati, altri 5 o 6 che furono giudicati non idonei, un paio che si fecero male ( maledetto muro dell'ardimento, lasciarsi cadere da 4 metri era davvero pericoloso se non lo facevi con metodo) e uno che pur avendo superato il corso aveva un vecchio procedimento penale per uno spinello e non si vide attribuire i gradi ( poi venne assolto ma il servizio di leva lo fece da caporale, che ingiustizia. Però è sempre dei nostri e partecipa ai raduni ). La fatica, la tensione le sofferenze sopportate insieme cementarono amicizie che durano ancora oggi, dopo 30 anni ed è davvero un piacere ogni volta che possiamo rivederci.


In quel periodo ho conosciuto lì due persone che poi hanno avuto una certa notorietà: Folco Ruffo di Calabria ( l'ho rivisto in televisione a " l'isola dei famosi") e Clemente Mimun, che ha diretto il TG1.


A settembre del 76 ci presentammo ai posti assegnati e quindi ci dividemmo, la gran parte al Nordest, pochi al sud, parecchi, tra cui io, a Roma. In pratica non mi sono mosso dalla Cecchignola, cambiai solo caserma, dalla Rossetti, dove avevo fatto il corso, alla Ponzio, l'ultima Caserma in fondo al Viale dell'Esercito, isolata dalle altre e per questo scherzosamente chiamata "Giarabub".


Cosa facevo lì? Eh, un po' di tutto, visto che nella Compagnia Comando eravamo solo io ed il capitano. Quello non c'era mai ( poraccio, aveva 3 figlie femmine nate nello stesso anno, a gennaio la prima e a dicembre le gemelle) ed io stavo sempre lì ( mi piaceva pure, però). il mio incarico era Comandante della Sezione addestramento e come tale insegnavo tecnica generale automobilistica e regolamenti. Poi mi passavo 4 giorni la settimana sulla pista a fare scuola guida con ogni tipo di camion e cingolato e il martedì, invece mi toccava portare a sparare gli allievi, a Furbara sull'Aurelia, in riva al mare. I primi tempi mi divertivo ma poi...che palle e che rischio, visto che la maggior parte delle reclute veniva lì senza aver mai visto un fucile o una pistola in vita sua, figuriamoci un mitra o una bomba a mano o una mitragliatrice. A volte c'era davvero da avere paura e gli incidenti...capitavano tutti i giorni. E quando l'esercitazione prevedeva che dovessero correre sparando raffiche di FAL...beh, si pregava, si pregava;)


C'era comunque anche un lato positivo: dalla Compagnia Comando dipendevano i cuochi, i furieri, i magazzinieri, i baristi, tutta gente che per avere una licenza faceva a gara per accattivarsi le mie simpatie e quindi se mi serviva un paio di anfibi per me o per un amico non c'erano problemi e non ho mai pagato un caffè o un panino hehe.


Ogni tanto ci torno, alla Cecchignola, mi invitano alla festa dell'Arma Trasporti ( adesso si chiama così ) l'unico mio collega che è rimasto nell'Esercito è diventato colonnello mentre il capitano che comandava il Corso è generale, ha fatto una splendida carriera e finito il rapporto di subordinazione siamo diventati ottimi amici.


Personalmente non ho mai pensato alla carriera militare. Già lavoravo da 5 anni e quindi finita la leva me ne sono semplicemente tornato al mio mestiere. E quindi nemmeno feci domanda per restare, anche se lo stipendio da ufficiale allora era più alto del mio da civile. Al colonnello che mi chiese ragione di questa mia non volontà mentii, rispondendo che dove lavoravo prima guadagnavo di più. La verità era che io pensavo che un soldato dovesse fare la guerra. E siccome per fortuna guerre non ve ne erano...meglio tornarsene a combattere con le scartoffie del Comune hehe. Col senno di poi...è andata assai meglio così;)


Ad ogni modo, se devo dare un giudizio su quel periodo è largamente positivo: mi sono divertito, ho imparato un sacco di cose ( voi lo sapete guidare un Leopard o un M 60?sapete sparare con un Garand, un MAB, un FAL, una Emme Gi? hehe, serve, neh:) ) ho conosciuto splendide persone, alcune delle quali frequento ancora. Eppoi...erano i miei vent'anni, mica pizza e fichi;)



Fervent rotae, fervent animi


questo è il motto dell'Arma Trasporti e Materiali



Autiere Caio

giovedì 16 novembre 2006

Teatro Sistina



Erano alcuni anni che non ci mettevo piede e forse chissà quanti altri ancora ne sarebbero passati. Ormai con questa cosa della ZTL andare in Centro in macchina vuol dire quasi sicuramente beccarsi una multa. Oppure è per pigrizia, chissà. Sta di fatto, invece, che mi ci ha trascinato mia nipote, il cui ragazzo lavora in questo spettacolo, assieme ai suoi fratelli. E, devo dire, sono pure bravi;)


Le prime degli spettacoli sono sempre particolari, ci sono un sacco di addetti ai lavori, di giornalisti, di ospiti di riguardo e già di per sé il parterre è uno spettacolo. Fuori era pieno di auto blu e di scorte, ho visto in sala Mastella con la moglie ( bella donna) Larussa, (è piccolino, me lo immaginavo più alto) Veneziani, Magalli, alcuni del Grande Fratello eppoi altri ancora, per la gioia dei paparazzi e delle Jene ( Mastella, all'uscita).


Montesano l'avevo visto in altre occasioni e non mi ha deluso, è sempre un mattatore e l'ha dimostrato, tenendo saldamente la scena per tutto il tempo. Mi è anche piaciuto che abbia dato comunque spazio ai ragazzi ed alle ragazze del suo cast, che hanno avuto modo di ballare, cantare, interloquire con lui.


Carina la trovata del gobbo, il suggeritore vestito veramente da gobbo, con la giacca rossa e che era parte dello spettacolo, anche lui, con alcune gags. Ci sono stati momenti veramente esilaranti e la gente si è divertita assai, anche se personalmente io alcuni temi li ho trovati un po' qualunquisti, come la canzone finale ( scelta però tra 3 dal pubblico, per alzata di mano) che invita a non votare.


Del resto però lui stesso l'ha detto: sarà uno spettacolo "politicamente scorretto" e l'ha mantenuto hehe.



Ad ogni modo il giudizio è positivo: mi sono divertito assai, è stata una bella serata, in più sono contento per Gino ed i suoi fratelli che  hanno avuto questa ottima opportunità per il loro futuro di artisti.


Mentre salivo in macchina, nel Parking Ludovisi mi sono ricordato di una cosa di tanti anni fa: ci facevano un mercatino, lì sotto, una manifestazione che si chiamava " la soffitta in garage" ed io ci andavo sempre...me ne ero completamente dimenticato.

sabato 11 novembre 2006


Le Mani
Le mani delle donne che incontrammo
una volta, e nel sogno, e ne la vita:
oh quelle mani, Anima, quelle dita
che stringemmo una volta, che sfiorammo
con le labbra, e nel sogno, e ne la vita!
Fredde talune, fredde come cose
morte, di gelo (tutto era perduto):
o tiepide, parean come un velluto
che vivesse, parean come le rose:
rose di qual giardino sconosciuto?
Ci lasciaron talune una fragranza
così tenace che per una intera
notte avemmo nel cuore la primavera;
e tanto auliva la soligna stanza
che foresta d’april non più dolce era.
Da altre, cui forse ardeva il fuoco estremo
d’uno spirto (ove sei, piccola mano,
intangibile ormai, che troppo piano
strinsi?), venne il rammarico supremo:
- Tu che m’avesti amato, e non in vano!-
Da altre venne il desìo, quel violento
Fulmineo desio che ci percote
come una sferza; e immaginammo ignote
lussurie in un’alcova, un morir lento:
- per quella bocca aver le vene vuote!-
Altre (o le stesse) furono omicide:
meravigliose nel tramar l’inganno.
Tutti gli odor d’Arabia non potranno
Addolcirle.- Bellissime e infide,
quanti per voi baciare periranno!-
Altre (o le stesse), mani alabastrine
ma più possenti di qualunque spira,
ci diedero un furor geloso, un’ira
folle; e pensammo di mozzarle al fine.
(Nel sogno sta la mutilata, e attira.
Nel sogno immobilmente eretta vive
l’atroce donna dalle mani mozze.
E innanzi a lei rosseggiano due pozze
di sangue, e le mani entro ancora vive
sonvi, neppure d’una stilla sozze).
Ma ben, pari a le mani di Maria,
altre furono come le ostie sante.
Brillò su l’anulare il diamante
ne’ gesti gravi della liturgia?
E non mai tra i capelli d’un amante.
Altre, quasi virili, che stringemmo
forte e a lungo, da noi ogni paura
fugarono, ogni passione oscura;
e anelammo a la Gloria, e in noi vedemmo
illuminarsi l’opera futura.
Altre ancora ci diedero un profondo
brivido, quello che non ha l’uguale.
Noi sentimmo, così, che ne la frale
palma chiuder potevano esse un mondo
immenso, e tutto il Bene e tutto il Male:
Anima, e tutto il Bene e tutto il Male. 


G. D'Annunzio





mercoledì 8 novembre 2006

Omaggio ad un grande archeologo


Ed a Cecilia, Giulia, Livia, Maria, Serafina Lanciani



Amedeo Rodolfo Lanciani (Roma, 2 gennaio 1845 - 21 maggio 1929), fu un archeologo, ingegnere e topografo italiano. Il rinvenimento, in epoca recente, del suo documento di battesimo, ha eliminato ogni dubbio sul luogo e sulla data di nascita e ha fatto conoscere la sequenza completa dei nomi attribuiti al neonato: Amedeo, Rodolfo, Giuseppe, Filippo.


Appartenente ad un'antica e nobile famiglia, originaria di Monticelli (dal 1882 Montecelio e dal 1937 Guidonia Montecelio) poi trasferitasi a Roma, Rodolfo era figlio di Pietro Lanciani, ingegnere ed architetto pontificio.


Dopo essersi laureato in lettere e poi in ingegneria presso l'Università di Roma, si occupò principalmente dell'antica Roma e fu segretario della Commissione archeologica comunale, dalla sua fondazione nel 1872, e ingegnere della Direzione generale dei musei e scavi presso il Ministero della pubblica istruzione tra il 1887 e il 1890. Protagonista e testimone diretto di un periodo straordinario dell'esplorazione archeologica di Roma, durante il quale la febbre edilizia fu pari soltanto a quella del secondo dopoguerra, in questa attività poté seguire tutti i numerosi ritrovamenti avvenuti nel corso dei lavori per Roma capitale, che descrisse con grande vivacità.


Nel decennio 1868-1878 esercitò la professione di ingegnere comunale di Montecelio, subentrando al padre finché non ebbe un incarico più prestigioso: infatti tra il 1878 e il 1927 per lui fu creata la cattedra di "Topografia romana" all'Università di Roma e per i suoi meriti successivamente fu nominato senatore del Regno d'Italia il 3 giugno 1911.


Rodolfo Lanciani morì a Roma il 21 maggio 1929, il 22 maggio furono celebrati i solenni funerali ed il 23 maggio fu commemorato al Senato, alla presenza di Benito Mussolini.


I risultati dei suoi studi sulla dislocazione dei monumenti antichi della città furono pubblicati tra il 1893 e il 1901 con il titolo di Forma Urbis Romae: si tratta della pianta di tutti i resti conosciuti dell'epoca romana e fino al VI secolo, composta da 46 tavole in scala 1:1000. Benché nel tempo alcune interpretazioni del Lanciani siano state messe in discussione, l'opera, ora disponibile anche in rete, presenta un notevole interesse anche per i non specialisti, in quanto integra anche le sovrapposizioni moderne (strade, piazze, ville ecc.) agli edifici antichi.


Le sue ricerche di archivio e bibliografiche furono pubblicate tra il 1902 e il 1912 nei quattro volumi della "Storia degli scavi di Roma e le notizie intorno alle collezioni romane di antichità", mentre altri volumi riguardanti i ritrovamenti dall'anno 1000 al 1879 sono stati recentemente pubblicati in sei volumi più un settimo di indici tra il 1989 e il 2002.


Manoscritti sono presenti nella Biblioteca Vaticana (pubblicati da Mario Buonocore) e il Fondo Lanciani dell'Istituto di archeologia e storia dell'arte di Roma conserva cartelle di appunti, stampe, disegni e altri manoscritti.


Manoscritti, disegni e progetti si trovano anche nell'Archivio Storico del Comune di Guidonia Montecelio.


(Fonte Wikipedia)


Forma Urbis Romae



lunedì 6 novembre 2006

"Alme Sol, curru nitido diem qui
promis et celas aliusque et idem
nasceris, possis nihil urbe Roma
visere maius." - Orazio-



 tramonti di oggi



tramonto mio vicino Roma



tramonto di Gabriella vicino Brescia



tramonto di Cyber a Milano



tramonto di Stefano ad Aprilia



tramonto di ken a Verona


Oggi il sole ha ispirato tanti. E' il periodo dei bei crepuscoli, questo. E' vero che ormai " il luminare maggiore" tramonta presto. Ma lo fa con arte consumata, da grande attore che abbandona la scena.


Arrivederci, Sole:)


domenica 5 novembre 2006

Vibia Sabina Augusta




Il matrimonio con Vibia Sabina fu uno degli elementi essenziali che concorsero alla scelta di Adriano come successore di Traiano. Sabina infatti era figlia di Matidia che a sua volta era figlia di Marciana, sorella di Traiano.


I ritratti sulle monete ma anche quelli dei marmi ci hanno tramandato un viso altero, bello, pensoso. Forse anche troppo pensoso. Si sa che Adriano la onorò per tutta la vita, la portò con sé nei suoi viaggi. Insieme scalarono l'Etna ed assistettero all'alba al canto dei colossi di Memnone.


Ma la amò veramente? Chissà. E' difficile immaginarlo, però. Se si pone mente ad Adriano, a quello che ha lasciato al mondo...se si cerca di associarlo alla parola amore...allora non si riesce a pensare che ad un nome: Antinoo. E questo, è tutto dire.


In più non riuscì a dargli dei figli. Così alla morte di Adriano continuò la serie degli imperatori adottivi. Nerva adotta Traiano che adotta Adriano che adotta Antonino Pio che adotta Marco Aurelio. Tutti ottimo imperatori, nel periodo più bello, ricco e felice per Roma.


Marco, purtroppo, aveva dei figli e il maschio era Commodo. E così il più saggio degli imperatori, il mio preferito, Marco il filosofo... interruppe la serie delle adozioni e lasciò l'impero ad uno dei più pazzi, Commodo, il gladiatore. Ironia della sorte e...che sfortuna, per Roma.


Le monete di Vibia Sabina sono abbastanza rare, io ne ho qualcuna. Giorni fa però ne ho vista una bellissima e confesso che la vorrei proprio.


martedì 31 ottobre 2006

Salone del Gusto



Eccomi qui, torno a postare dopo alcuni giorni, per dare conto di questo bel we trascorso a Torino, in compagnia di mia figlia.


Siamo partiti sabato prima dell'alba ed è stato un viaggio lungo ma non faticoso. c'era foschia, lungo la strada ma non a Torino. A Torino c'era il sole e devo dire che mi è apparsa bella, nella cornice delle sue mitiche colline e con l'orizzonte coronato dalle Alpi.





L'Hotel che avevo  scelto è assai bello, proprio a fianco della casa della  pungente amica torinese da cui siamo stati a cena e a 200 metri dal Lingotto, dove si svolgeva la Manifestazione. Però...per essere un cinque stelle...che imbranati;) prima di darci la stanza giusta ce ne hanno fatto girare altre tre!!:)



Ma veniamo al Salone del Gusto ed a Terra Madre



Devo dire che sono stato assai contento di esserci ( e non per i 2000 assaggini che ho fatto, tze!!) perché davvero mi è sembrato di aver partecipato ad un Evento importante, il cui significato, come è stato fatto rilevare da più parti, travalica gli aspetti culturali ed economici. A pensarci, cosa c'è di più ecumenico e saggio ed antico della cultura della terra e dei suoi prodotti?


E sono stato contento di esserci andato con la mia primogenita, come mi aveva chiesto lei stessa. Adesso che è grande ed ha mille cose da fare sono così pochi i momenti che passiamo insieme. Ma stavolta abbiamo avuto l'intero we ed è stato bello. Abbiamo parlato, ci siamo divertiti, ha conosciuto alcuni dei miei amici più lontani, conosciuti in questa sfera del web e le sono piaciuti, ha visto per la prima volta una Città che è ben tenuta,solida e bella, che si sta togliendo di dosso lo stereotipo di città fabbrica ( almeno così la vedevo io) per assumere il volto che le compete, di città nobile ed antica, con le radici nel passato e un presente immerso nella migliore cultura italiana, europea, mondiale.



C'era una folla immensa e cosmopolita. Del resto me ne ero accorto già in Hotel, dove io e mia figlia eravamo tra i pochi italiani, in mezzo a inglesi, americani tedeschi e tanti giapponesi. Dai resoconti dei TG ho visto che ci sono state 180.000 presenze ( e quindi hanno fatto pure i soldi, visto che si pagava 20 euro;))



Credo di non aver mai visto in vita mia una simile quantità e varietà di cibi e prodotti provenienti da tutto il mondo: vini, liquori, pane, pasta, salumi, conserve, formaggi, spezie e poi costumi, lingue, tradizioni, ricette, sapori, odori, colori, musiche. Una ridda inebriante di sensazioni che mi ha fatto capire cosa prova chi viene preso dalla sindrome di Stendhal :) La mia amica, che aveva preparato una cena di 8 pietanze, si era raccomandata " bada, non devi mangiare nulla lì, altrimenti non farai onore alla mia tavola!!". Io avevo promesso...ma come si fa??? Ho mancato, confesso, assaggiando non so quante cose. Però alla tavola di M. ho fatto onore lo stesso hehehe era troppo buona.:)


Alla fine siamo usciti nell'aria gradevole di Torino, inebriati da tanta varietà, da tante cose nuove, non senza aver preso qualche ricordino gastronomico. Penso che l'anno prossimo vorrò tornarci, chissà. domenica abbiamo girato un po' il Centro della città ma non siamo riusciti a vedere il Museo Egizio e tante altre cose. Quindi sarà la scusa, anche questo, per ritornarci. Ma della giornata di ieri, domenica...parlerò un'altra volta. Adesso sono stanco e vi saluto con questo volo leggero di farfalle colto su un muro di Bra:)



Caio


venerdì 27 ottobre 2006

una pietruzza nera


I Romani usavano segnare i giorni lieti con un sassolino bianco, quelli brutti con uno nero. Io credo di essere stato fortunato nella vita e se guardo al mucchio di pietre dei miei non pochi giorni lo vedo assai più bianco che nero.


Ma oggi no, cavolo. Oggi è stato un giorno in cui tutto è andato di traverso e quindi...ci metto una pietruzza nera e non vedo l'ora che finisca. Domani...si vedrà.


Ah, niente di grave, per fortuna. Nessuno morto, nessuna tragica notizia di malattie o altri eventi negativi o catastrofici. Solo un po' così. Tante piccole cose che ti vanno di traverso, fino a quando arriva la goccia che fa traboccare il vaso. E allora ti senti addosso tutta la stanchezza di una vita di lavoro e perdi la pazienza e sbrocchi di brutto. Come per l'appunto ho fatto io, al lavoro, oggi.


Non era il giorno più adatto, per incazzarsi, in fondo. C'era il sole, faceva caldo, ancora uno scampolo d'estate sottratto all'autunno. Ma è andata così e non ci si può fare nulla. Solo dormirci sopra. Una bella dormita e via.


Ma voi, amici ed amiche che mi leggete, voi statevi bene. Caio ha la pellaccia dura e domani avrà ancora il sorriso. Ciao



domenica 22 ottobre 2006

domenica sera



Non c'è che dire, il fine settimana passa svelto, corre, addirittura. Però se non ci fosse come sarebbe la vita?:)


Ier sera sono andato al cinema con mia moglie e la piccola. Proprio per la presenza di C. la scelta è stata assai limitata, benché al Planet ci siano 10 sale. Abbiamo scelto questo film, una commedia che mi sento di consigliare, perché mi è piaciuta assai.


La trama non ve la racconto, ovviamente. Però c'è un episodio secondario che mi ha fatto pensare al mondo antico. Quando le due segretarie di Amanda debbono imparare a memoria visi e nomi degli ospiti della sua festa, affinché lei, opputunamente imbeccata di volta in volta, possa fare bella figura chiamandoli per nome e ricordandone pure la professione.


Nell'antica Roma esisteva una categoria di schiavi che avevano, per l'appunto, questa specializzazione e si chiamavano " nomenclatores". Dei veri e propri computers viventi che si ricordavano tutto. Erano assai rari e ricercati e per questo...costavano un occhio.


Non oso pensare, però cosa succedeva loro se non si ricordavano o se sbagliavano. I Nobili romani erano cattivelli, eh.


Tornando alla commedia...beh, il finale non mi sento di condividerlo appieno. Poi magari se ne riparla.



I colori della campagna sono davvero belli, in questa stagione. Ho raccolto un po' di questi, ancora un po' di uva, per non lasciarla sulla pergola.



questa vite è incredibile. Nonostante la mia incuria seguita a fare una quantità di questa specie di pizzutello nero. Il sapore però non è eccelso. L'anno prossimo la coprirò, per lasciarla maturare un po' di più, fino alla fine di ottobre.



Una collega di mia moglie ha dipinto questa tegola e l'ho messa sopra il camino. A me non sembra male.


bene, devo uscire e concludo quindi questo post augurandovi  una buona serata e buona fortuna:)


con questo:


Ah, la doccia con l'acqua fredda comincia a non essere più consigliabile. Brrrr!!!!!



ciao, Caio

sabato 21 ottobre 2006

varia et alia



Ancora non fa freddo, almeno di giorno. Però si vede che l'insolazione è minore e la mattina e la notte...beh, si sente. Oggi sono stato un po' in campagna, il termometro dentro il casale segnava 16° e mi stava venendo voglia di accendere il camino. Ma c'è tempo per questo piacere, oggi non era giornata, bisognava ancora trottare. Hanno litigato il fabbro ed il muratore, sulle misure dei telai delle finestre dell'altro casale. Una lite tra un kosovaro ed un monticellese hehehe sulla carta...prometteva faville ma insomma, si sono messi d'accordo e i telai si sono accorciati di 12 cm;



Costantino questo pomeriggio non si è visto, sarà stato a caccia, chissà. Oppure aveva mangiato troppo e si era addormentato in cantina.


Stamattina abbiamo avviato un programma di 18 mesi per la prevenzione dei rischi delle tossicodipendenze. Contiamo di raggiungere almeno 10.000 giovani, nell'ambiente in cui si muovono e socializzano ed anche in quello dove incontrano i pusher. Il mercato delle schifezze è in continua evoluzione e purtroppo questo è un campo dove è l'offerta a creare la domanda e quasi mai viceversa.



La cosa confortante è che ci muoveremo su larga scala ed in modo uniforme, su diversi comuni ed in tre differenti Distretti sanitari. Erano anni che ci eravamo un po' ritirati da tale ambito, per concentrarci sul Cilo e sul Centro Sociale, cercando di portare quanti più giovani possibile sul nostro terreno. Ma, ovviamente, pur avendo avuto successo, non bastava. A breve partirà anche un programma di avviamento al lavoro di ex tossicodipendenti. Ma un lavoro vero, non borse lavoro presso la P.A. come abbiamo fatto nel passato, che lasciavano il tempo che trovavano. Questi andranno a lavorare sotto padrone privato, in vere fabbriche, veri laboratori, presso veri artigiani. L'unica cosa sarà che li seguiremo, per alcuni anni, per vedere che difficoltà incontrano e nel caso sostenerli...ma non troppo da vicino. E...onore al merito di questi imprenditori che accetteranno il rischio di prendersi a lavorare un ex tossico.


Stasera sono andto a teatro a vedere " le cinque età di Albertine" di Michel Tremblay, un canadese francofono assai bravo, secondo me.


Cinque attrici diverse interpretavano questa donna nei suoi 30, 40, 50, 60, 70 anni ed interloquivano tra loro sull'onda dei ricordi. Una sesta attrice interpretava la parte della sorella, che a sua volta interveniva in questa specie di psicodramma...come persona, come ricordo, come coscienza. La regia era del mio amico Paolo Paoloni ( il megadirettore galattico dei films di Fantozzi)


Devo dire che non me lo sono goduto appieno, perché era una pièce abbastanza pesante ed occorreva essere vigili. Io invece, quasi dormivo, dalla stanchezza. Peccato.


E' stata una giornata uggiosa, qui e non sembrava finire mai, incerta com'era tra la pioggia ed il sole.


Ma qualsiasi tempo...non è mai del tutto brutto, basta vederci qualcosa di buono. Io ci ho visto l'arcobaleno che ho messo in testa a questo post ed anche la bouganville che ho fotografato scendendo da Montecelio alle 18.00


e con questa, vi saluto, con affetto.



 Caio












































































































































































































































































































































































































































giovedì 19 ottobre 2006

ancora un po'  di foto



raccolti stasera



la rotonda di viale Roma




mi cimento in cucina



la mia edera



la mia passione



un pensierino



lavoro



pazzia ( non sono tutti)



meditazione



c'era già...500 anni prima di Roma