lunedì 31 maggio 2010


 







*
 Lontano...

Lontano è passarsi vicini,
senza dire parola.
Lontano è desiderio di scordare
la tua voce, il tuo sapore.
Lontano è sapere che
ci sono non detti 
e non aver voglia di dire.
Lontano è un treno
che non prenderò.
Lontano è  il tuo sorriso,
che non scorderò.
A.C.F.


 



 




 

giovedì 27 maggio 2010



Amico fragile
*




*
 



Ho messo una canzone malinconica ( e stupenda, anche per l'esecuzione ) ma non perché sia malinconico, no. Però oggi una persona, con una mail mi ha chiesto conto della malinconia che, a suo dire, traspare da alcuni miei post.
Allora, le cose stanno così: io amo la mia malinconia  E se mi occorre la tiro fuori, la lucido, la coccolo un po', mi ci rimpannuccio ( si dice così? ) e poi, semplicemente, la ripongo, nel profondo dell'animo. E sta lì e riemerge solo...quando lo dico io!
Credo sia un bene, ogni tanto un po' di malinconia. Diamine, mica si può essere sempre tesi o sempre allegri o sempre incazzati ( questo, sarebbe di gran lunga il peggio ). No, diciamo che ci vuole di tutto un po'.
Un po' di questo, un po' di quello, un po' di malinconia. Ma poca poca, giusto quanto basta per dire " beh, che vogliamo fare? guarda fuori e intorno a te, c'è la vita, c'è il sorriso e annamo, no?".
Mi sento bene, stasera ( veramente è da ier sera ma ier sera ero stanchissimo ). Oggi ho fatto tutto quel che dovevo fare ed in più ho fatto tutto quel che VOLEVO fare. Mica pizza e fichi, sono rare le giornate così.
E allora, Fabrizio, canta pure! :)


 

domenica 23 maggio 2010



della campagna, di antichi cocci e dei cambiamenti



La primavera è quasi finita ma quest'anno non si direbbe: va e viene come se fosse indecisa  se portare il suo cambiamento. Ma in fondo essere diversa dalle altre primavere è di per sé un cambiamento. Quindi che importa, è pur sempre un'altra primavera...
E per me è la sessantesima ( o forse la sessantunesima? dovrei contarle, uhm..) e già so che porterà dei cambiamenti, sì.
Bisogna aver paura dei cambiamenti? Io dico di no, così come dico che non bisogna aver paura delle scelte e delle conseguenti, inevitabili, rinunce.
Let it be. Non si può aver tutto, come non si può avere qualcosa per sempre.
Stamane mi sono alzato tardi, poi sono andato in campagna a zappare i pomodori. Non è un lavoro per me, mi costa molta fatica e probabilmente non sono nemmeno bravo. Penso che se dovessi camparci morirei di fame. Però qualche volta lo faccio e quando l'ho fatto, come oggi pomeriggio, mi sento bene. Mentre zappavo ogni tanto venivano alla luce dei frammenti di ceramica romana: semplice terra sigillata, un'ansa in vernice nera, un pezzetto di aretino rosso splendente perché bagnato. Non una novità, è da quando ero piccolo che mi incuriosiscono ed una volta ci ho trovato persino un dupondio di Commodo.
Nel Piccolini si legge: Colle Pisciarello, villa rustica e frammenti figulini sul versante che guarda valle Jacolla.
Il padre di mio nonno comprò la piccola tenuta a metà dell'ottocento e ci costruì un casaletto, che adesso è quasi in rovina. Ma migliaia di anni prima c'era un'altra vita, altra gente, un'altra lingua...la verità è che la terra non appartiene a nessuno e semmai, siamo noi che apparteniamo alla terra, come coloro che furono sepolti dove io adesso pianto i pomodori e di cui ogni tanto riaffiorano frammenti minuscoli  del corredo funebre: pezzetti di lucerne, di olle, di patere, sminuzzati dal tempo e dalle arature.
Ogni tanto, invece, frugando nella cantina mi capitano tra le mani cose di mio padre e di mio zio. Un coltello da caccia, una vecchia roncola, un paio di occhiali. Zio aveva un anno e mezzo di più ma se ne sono andati insieme, a distanza di un mese, tredici anni fa. Si volevano davvero bene, si aiutavano sempre tra loro e non li ho mai visti discutere. A differenza dei loro avi non erano contadini ma dedicavano alla campagna quasi tutto il tempo libero, a parte la caccia, che piaceva ad entrambi.
Sabato scorso ho ritrovato il collare di Leo III , il mio ultimo setter. Era di taglia grossa, intelligente, bravissimo. Non falliva una puntata, non si perdeva una preda abbattuta nemmeno se fosse caduta in un roveto e se c'era una beccaccia sola in tutta la selva me la tirava fuori e me la faceva levare a portata di tiro.
Ricordando queste cose l'emozione, la commozione sono inevitabili ma poi riapri gli occhi e rimane soltanto il sorriso di un bel ricordo lontano. Si cambia. Si cambiano gli amici, si cambia il lavoro, si cambiano i compagni di strada, si cambiano i sentimenti. E non bisogna avere paura.
Allora, pensando a questo mi è venuta in mente una vecchia canzone di Jimmy Fontana.
Però ho preferito mettere la versione di Baglioni. In fondo, più o meno, ha la mia età.








 

venerdì 21 maggio 2010


Verso la libertà, 1° maggio 2009
dedica di una dedica


Stefania B.

in una foto di L. Rossi
dedicata a Saviano


Degli anni  fuggiti rimangon ricordi leggeri:
un volo di storni sui pini di Roma,
un passo veloce, un sorriso, la chioma
di una complice amica nei sogni  di ieri.

Mi piaceva guardare nei tuoi occhi severi
mi piaceva ascoltare talvolta la rima
che sapevi trovare in ciò che uno ama.
Ed amavo cercarti e sentire che c'eri.

Ti parlavo di lei e paziente ascoltavi
mi chiedevi di lei e parlavo e parlavo
e indulgente ridevi della mia debolezza

invitando a pensarla soltanto tenerezza
" allora-dicevo- allora, la chiamo?"
" E chiamala, cavolo!" e intanto, ridevi.


Amos C. Farmer











 

giovedì 20 maggio 2010


Tournesol
 









Sono stati tre giorni di primavera
però stasera è piovuto, un po'
ed io sono andato a cena...al mare.
Va tutto bene o forse no.
Dipende dai punti di vista,
da quando vedi il sole
oppure no. Dipende...
dove ti giri, tournesol.

 

lunedì 17 maggio 2010



Varia et alia et cetera
 



Ero in macchina stamane quando hanno dato la notizia dell'attentato ai nostri soldati e della morte di due di loro. E mi dispiace davvero tanto: due giovani vite stroncate, altri due ragazzi feriti, il dolore dei parenti.
Ma lì c'è la guerra, ci sono le armi e le armi uccidono e in guerra... si muore.
Io le armi le conosco, ci ho avuto dimestichezza sin da bambino. Avevo sei anni quando ho sparato la prima volta con un fucile da caccia e poi da allievo ufficiale per cinque mesi mi hanno insegnato ad usare  armi da guerra: pistole, fucili mitragliatori, carri armati, bombe a mano, mitragliatrici, cannoni. E per dieci mesi ancora ho insegnato a giovani reclute come si usano, come bisogna fare per uccidere e possibilmente evitare di essere uccisi.
So che cosa fanno le armi ed è per questo che odio la guerra, la detesto con tutto l'animo.
Domenica scorsa il mio Comune ha dedicato un parco ed un monumento alle vittime dell'attentato di Nassirija. E' stata un bella cerimonia, con poca retorica e molta commozione. Ma tant'è, a quanto pare ce ne saranno ancora perché siamo in guerra, anche noi, ancora.

 





A parte questi pensieri oggi è stata una bella giornata, senza pioggia ( stranamente ) e trascorsa piacevolmente con gli amici. Mi sono stancato un po' a cucinare ma ne è valsa la pena. E quando sono andati via mi sono seduto ed ho fumato un ottimo sigaro cubano mentre i gatti e  il dalmata dei miei vicini mangiavano gli avanzi. Peccato per le ciliegie. Sono riuscito a coglierne mezzo secchio ma erano quasi tutte gonfie d'acqua, spaccate e sapevano d'acqua, appunto.
 




 



Quest'anno con l'abbonamento a L'Espresso mi hanno regalato due cd di De André, canzoni registrate con la PFM. Ovviamente le conoscevo già e ce le avevo ma mentre tornavo in macchina ho riscoltato questa, stranamente a volume alto. Giugno 73...avevo 23 anni. Accidenti come è lontano.
Allora, perché me lo ricordo così bene?


 






 

sabato 15 maggio 2010





 



Taci. Su le soglie
del bosco non odo
parole che dici
umane; ma odo
parole più nuove
che parlano gocciole e foglie
lontane.
Ascolta. Piove
dalle nuvole sparse.
Piove su le tamerici
salmastre ed arse,
piove sui pini
scagliosi ed irti,
piove su i mirti
divini,
su le ginestre fulgenti
di fiori accolti,
su i ginepri folti
di coccole aulenti,
piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggeri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
t'illuse, che oggi m'illude,
o Ermione.

Odi? La pioggia cade
su la solitaria
verdura
con un crepitio che dura
e varia nell'aria secondo le fronde
più rade, men rade.
Ascolta. Risponde
al pianto il canto
delle cicale
che il pianto australe
non impaura,
né il ciel cinerino.
E il pino
ha un suono, e il mirto
altro suono, e il ginepro
altro ancora, stromenti
diversi
sotto innumerevoli dita.
E immensi
noi siam nello spirito
silvestre,
d'arborea vita viventi;
e il tuo volto ebro
è molle di pioggia
come una foglia,
e le tue chiome
auliscono come
le chiare ginestre,
o creatura terrestre
che hai nome
Ermione.

Ascolta, Ascolta. L'accordo
delle aeree cicale
a poco a poco
più sordo
si fa sotto il pianto
che cresce;
ma un canto vi si mesce
più roco
che di laggiù sale,
dall'umida ombra remota.
Più sordo e più fioco
s'allenta, si spegne.
Sola una nota
ancor trema, si spegne,
risorge, trema, si spegne.
Non s'ode su tutta la fronda
crosciare
l'argentea pioggia
che monda,
il croscio che varia
secondo la fronda
più folta, men folta.
Ascolta.
La figlia dell'aria
è muta: ma la figlia
del limo lontana,
la rana,
canta nell'ombra più fonda,
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su le tue ciglia,
Ermione.

Piove su le tue ciglia nere
sì che par tu pianga
ma di piacere; non bianca
ma quasi fatta virente,
par da scorza tu esca.
E tutta la vita è in noi fresca
aulente,
il cuor nel petto è come pesca
intatta,
tra le palpebre gli occhi
son come polle tra l'erbe,
i denti negli alveoli
son come mandorle acerbe.
E andiam di fratta in fratta,
or congiunti or disciolti
( e il verde vigor rude
ci allaccia i melleoli
c'intrica i ginocchi)
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani

ignude,
su i nostri vestimenti
leggeri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
m'illuse, che oggi t'illude,
o Ermione.


Chanson de Zazie
dans une nuit de pluie
de printemps.


 







Tu fais la pluie, tu fais le beau temps
Tu es l'ombre et la lumière
Tu es le ciel et l'enfer

Tu fais la pluie, tu fais le beau temps
Tant que parfois je m'y perds
Entre l'amour et la guerre

Si je sors avec toi par tous les temps
Mon coeur dans tes mains est un cerf-volant
Qui subit sans savoir d'où vient le vent,
Vient le vent

Tu fais la pluie, tu fais le beau temps
Tu es l'ombre et la lumière
Tu es le ciel et l'enfer

Tu fais la pluie, tu fais le beau temps
Tant que parfois je m'y perds
Entre l'amour et la guerre

A savoir s'il me reste assez de courage
Pour braver la tempête de tes nuits d'orage
Mais l'amour n'est pas l'amour sans nuage, sans nuage

Fais-moi la pluie, fais-moi le beau temps
Fais-moi l'ombre et la lumière
Fais-moi l'amour et l'enfer

Fais-moi la pluie, fais-moi le beau temps
Fais-moi l'ombre et la lumière
Fais-moi l'amour et l'enfer



giovedì 13 maggio 2010


Dolce resa

Alfine hai vinto tu, dolcezza mia,
prendendo il mio sorriso e il tuo diletto,
come volevi ormai da lunga via.

E poi scherzando hai detto "sai di caffè".
So di caffè, è vero... e sigarette
e dubbi e controdubbi e un po' di te.

Ma tu ordinando"zitto e chiudi gli occhi"
lo vedi bene, già mi hai vinto tutto
e zitto sto e parlano i miei gesti.

Fin che ti piace godi la vittoria
e se ti stanchi, non aver paura:
la vita non è fatta per la gloria.

Amos Farmer
.

.









 

lunedì 10 maggio 2010



*
 



Come rapida si vede
onda in fiume, in aria strale,
fugge il tempo, e mai non riede
per le vie, che già passò...

P. Metastasio




 


venerdì 7 maggio 2010


 





 


 



 



Non chiederci la parola



Non chiederci la parola che squadri da ogni lato
l'animo nostro informe, e a lettere di fuoco
lo dichiari e risplenda come un croco
Perduto in mezzo a un polveroso prato.

Ah l'uomo che se ne va sicuro,
agli altri ed a se stesso amico,
e l'ombra sua non cura che la canicola
stampa sopra uno scalcinato muro!

Non domandarci la formula che mondi possa aprirti
sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.
Codesto solo oggi possiamo dirti,
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.

E. Montale



 

lunedì 3 maggio 2010



dedicato a chi va





Più lunga è la strada e più facilmente
succede di perdere compagni di cammino.
Pazienza, ci sono dei momenti
in cui addirittura preferisci la solitudine.
L'importante è però trovare sempre
qualche nuovo compagno di viaggio
che divida un tratto di strada con te.