domenica 21 dicembre 2008

Dicamus bona verba: venit Natalis ad aras


Albio Tibullo


54/19 a.C.


venerdì 21 novembre 2008

varia et alia


piccola cronaca di casa mia




Oggi è stata una giornata stupenda anche se stasera pioviggina un po'. Allora nel pomeriggio ho dato forfait al lavoro e dopo aver pranzato con un'amica psicologa me ne sono andato in campagna. Lunedì sono ripresi i lavori, il forno è finito da tre settimane ed è bellissimo, non vedo l'ora di adoperarlo;) Per adesso ho fatto solo il collaudo del tiraggio mettendo dentro dei giornali, una cassetta della frutta e un po' di palma d'olivo. Tira che è una meraviglia, non esce un filo di fumo e scalda che scalda, altroché. E' stato un fuoco di pochi minuti, di più non si poteva fare ma abbastanza per superare la prova. Tra una settimana lo accenderò di nuovo, ancora moderatamente. Poi prima di Natale dovrà cominciare a restituirmi in soddisfazioni tutti i soldi che mi è costato.



Natale...credo che ormai tutti abbiano capito che non sarà un Natale sereno, con la crisi che c'è. La cosa curiosa è che in genere quando c'è la crisi economica si è costretti a tirare la cinghia, a stare attenti ai consumi, a risparmiare. Invece sembra che in questo mondo globalizzato per uscire dalla crisi bisogna sostenere i consumi. Già ma come, a credito?Speriamo che il Governo dopo aver graziosamente abbuonato miliardi ai compratori di Alitalia si ricordi anche di tutte le famiglie che arrancano per tirare avanti e che probabilmente su un aereo non ci salgono mai.



Oggi c'è stata l'Assemblea dei Sindaci del Distretto socio sanitario di cui il mio Comune è capofila ed io  il responsabile ( con il validissimo aiuto del mio vice altrimenti non ce la farei ). E' andata bene perché hanno approvato sia l'andamento gestionale sia il nuovo Piano di Zona del Sociale. Uno degli Amministratori ( peraltro di un comune di centro destra mentre il mio è di centro sinistra ) ha detto che siamo considerati il miglior Distretto della Provincia, al che io ho pensato " marò, come saranno gli altri? " Inoltre mi hanno autorizzato ad assumere tre impiegati per rimpiazzare una dimissionaria e due a cui è scaduto il contratto e non posso riassumere perché la legge 133 mi vieta di prorogare assunzioni oltre i tre anni. Come dire " arrivederci e grazie, lo so che in tre anni sei diventata brava e saresti utilissima ma...vita mea mors tua, se ti assumo poi pago io -personalmente- e questo non me lo posso permettere".


E' andata anche male perché comunque si è dovuto prendere atto che i soldi sono sempre di meno ed i servizi sono sempre più costosi e quindi...meno soldi meno servizi ché senza soldi non si canta nemmeno la messa. Ho sentito ai TG che oggi l'ANCI, l'Associazione dei Comuni italiani, ha minacciato di non approvare i bilanci di previsione. E te credo, ancora stiamo aspettando il rimborso del mancato incasso dell'ICI sulle prime case. In più la Regione Lazio sta cercando di rientrare da un buco di 11 mld. Da un lato quindi ha istituito tickets su farmaci e prestazioni e sta chiudendo ospedali, dall'altro eroga i fondi ai comuni col contagocce, con ritardi anche di due anni ed i Servizi sociali si reggono principalmente coi fondi regionali...



Il  2009 sarà un anno assai difficile, avremo richieste di aiuto di ogni genere, dai semplici sussidi alla emergenza abitativa, agli sfratti. Aumenteranno i casi di abbandono scolastico e le crisi familiari dato che quando mancano i soldi ci si arrabbia di più, si perde la serenità e la forza di coesione. E' difficile non farsi coinvolgere emotivamente da tanti problemi. Hai voglia a dire " è solo lavoro " tanto lo sai che te lo porti anche dentro ed a casa.



Martedì abbiamo seppellito anche zio Nello. Al mattino ero di umor nero, mi era venuta una tristezza infinita, sull'onda dei ricordi. Però durante la funzione ascoltare le parole di don Antonio mi ha fatto veramente bene. Ha parlato con semplicità e con l'affetto che gli derivava dalla sua personale amicizia con zio. Lo ha preso anche un po' in giro scherzando sulla cura maniacale con cui aveva parcheggiato la macchina, due anni fa, sentendo di non essere più in condizioni di guidare. E' stato un bel discorso che ha aiutato tutti noi ad elaborare quello che nonostante gli 85 anni di zio è stato pur sempre un grave lutto. Finito il funerale sono andato a salutarlo in sacrestia. Mi ha detto " dovevo venire a trovarti per ringraziarti di quella cosa..." ed io " guarda che io sto qui per ringraziare te, amico mio ".


Al cimitero, poi,  prima di salutarci c'è stato anche modo di scherzare un po' sul fatto che in quella zona vicino alla chiesa si è ricreato il vicinato di una volta e che in fondo nella tomba ipogea dei bisnonni  abbiamo più posti di quanti siamo rimasti in vita. Che culo, neh! Direi però che per quest'anno dovrebbero essere finiti i funerali. Basta, abbiamo già dato!  I primi di gennaio invece nascerà un pronipote di zio. E' così che funziona, le foglie vecchie lasciano il posto alle nuove, lo diceva anche il Poeta : 



" οἵη περ φύλλων γενεὴ τοίη δὲ καὶ ἀνδρῶν. φύλλα τὰ μέν τ᾽ ἄνεμος χαμάδις χέει, ἄλλα δέ θ᾽ ὕλη τηλεθόωσα φύει, ἔαρος δ᾽ ἐπιγίγνεται ὥρη "


Omero Il. VI, 146.


"Come è la stirpe delle foglie, così è anche quella degli uomini. Le foglie, alcune il vento ne versa a terra, altre il bosco in rigoglio ne genera, quando giunge la stagione della primavera: così una stirpe di uomini nasce, un'altra s'estingue"




http://it.youtube.com/watch?v=CXHuwuwvjgM&feature=related


domenica 16 novembre 2008

Mannaggia a te!




Me lo ha detto stamane Nicolae che ti ha trovato morto sulla camionabile. Io ce lo sapevo che sarebbe successo. Sempre in giro, sempre a cercare nuove femmine o semplicemente per curiosità. Mannaggia a te, Costantino.


A quanto pare questo è l'anno degli addii, già. Ed allora addio anche a te, mio piccolo inaffidabile amico che non davi mai retta, che hai sempre fatto come ti pare, nella tua breve vita. Libera.


Mi mancherai, lo sai bene. Io non volevo affezionarmi a te ma è successo, accidenti e da oggi in poi mi mancherai. Ci sono i tuoi figli, in giro. Oggi è venuto Giorgio il rosso, il più ruffiano di tutti, così diverso da te. Ha girato per casa, ha annusato il camino, mi si è strusciato tra le gambe. Ma non è come te, non ti somiglia. L'ho cacciato via ma tornerà.




Ciao, gattaccio



FIDDLER JONES



The earth keeps some vibration going
There in your heart, and that is you.
And if the people find you can fiddle,
Why, fiddle you must, for all your life.
What do you see, a harvest of clover?
Or a meadow to walk through to the river?
The wind's in the corn; you rub your hands
For beeves hereafter ready for market;
Or else you hear the rustle of skirts.
Like the girls when dancing at Little Grove.
To Cooney Potter a pillar of dust
Or whirling leaves meant ruinous drouth;
They looked to me like Red-Head Sammy
Stepping it off, to Toor-a-Loor.
How could I till my forty acres
not to speak of getting more,
With a medley of horns, bassoons and piccolos
Stirred in my brain by crows and robins
And the creak of a wind-mill - only these?
And I never started to plow in my life
That some one did not stop in the road
And take me away to a dance or picnic.
I ended up with forty acres;
I ended up with a broken fiddle -
And a broken laugh, and a thousand memories,
And not a single regret.



La terra alimenta un fremito continuo 
nel tuo cuore, e quello sei tu. 
E se la gente vede che sai suonare, 
be', ti tocca suonare, per tutta la vita. 
Che vedi, una messe di trifoglio? 
O un prato tra te e il fiume? 
C'è vento nel granturco: ti freghi le mani 
per i manzi già pronti per il mercato; 
o ti giunge un fruscio di sottane 
come a Little Grove quando ballano le ragazze. 
Per Cooney Potter una colonna di polvere 
o un turbinio di foglie significavano rovinosa siccità; 
a me sembrava di vedere Red-Head Sammy 
quando ballava Toor-a-Loor da par suo. 
Come fare a coltivare i miei quaranta acri, 
non parliamo di aumentarli, 
con la ridda di corni, fagotti e ottavini 
che cornacchie e pettirossi mi agitavano in capo, 
e il cigolio d'un mulino a vento-vi par poco? 
Mai misi mano all'aratro in vita mia 
senza che ci si mettesse di mezzo qualcuno 
e mi trascinasse via a un ballo o a un picnic. 
Finii coi miei quaranta acri;
finii col mio violino sgangherato-
e una risata rauca, e mille ricordi, 
e neppure un rimpianto.


E.L.Masters


http://it.youtube.com/watch?v=_dpl9x4vUZQ


In ricordo di Anna P.




L’ho appreso stamane, leggendo il giornale. Non volevo crederci ma c’era la foto, eri proprio tu, Anna. Così te ne sei andata, la più bella e simpatica della classe. Dopo il liceo non ti avevo più vista, per trent’anni. Poi quel giorno in chiesa per caso, ho sentito  una voce inconfondibile. Mi sono girato ed eri tu. Da bella ragazza ti eri fatta una bella signora ma avevi sempre quell’aria spavalda per la quale ti avevamo soprannominata Camilla, come la guerriera dell’Eneide. Abbiamo parlato un po’ di noi, di ciò che ci era capitato in trent’anni, dei figli, della vita. Ripromettendoci di rivederci, ogni tanto. Ma così non è stato. Però talvolta leggevo i tuoi articoli, sempre vivaci, spesso battaglieri. E pensavo sorridendo che sì, eri sempre la solita Camilla. Sul giornale c’era scritto che desideravi essere ricordata come una rompiscatole. E molti ti ricorderanno così. Io ricorderò il tuo viso bello ed intelligente ed il tuo spirito allegro e vivace.


Addio, Anna

mercoledì 12 novembre 2008


Di uno strano sogno che sembrava vero.


Era ieri, prima dell'alba ma nel sogno era il  pomeriggio  di una domenica invernale. Andavo per strada, la strada della mia casa al paese, nel punto dove finisce e c'è un trivio.


Due metri davanti a me camminava  nonna, la madre di mia madre. Io rilassato, con le mani nelle tasche del cappotto, guardavo la crocchia dei suoi capelli raccolti sulla nuca pensando a come erano lunghi quando li scioglieva, a casa.


Ci viene incontro Alessio, un anziano signore, elegante nel suo cappotto grigio con il bavero di velluto. Saluta mia nonna " ciao I. vado in piazza a salutare gli amici e tu?" e lei " niente, io una passeggiata, avevo voglia di rivedere questo angolo, ciao". Poi Alessio saluta me " ciao, A., passeggi con nonna?" Ed io " sì, è una bella giornata, la accompagno". Poi lui ha proseguito, come noi, del resto.


Ma fatti ancora pochi passi un pensiero improvviso e la chiamo " nonna, nonna! " Lei si gira, mi sorride " che c'è? " " nonna ma Alessio è morto, anni fa, come abbiamo fatto a vederlo, a parlarci?"


Lei mi ha guardato intensamente, mi ha sorriso di nuovo e mi ha detto " A. ma anch'io sono morta, ventidue anni fa, non ricordi?"


Poi mi sono svegliato, meravigliandomi di come fosse vero quel sogno, di come ricordassi il freddo pungente dell'aria, il rumore dei passi sulla strada, la voce di Alessio, la voce di mia nonna, il suo sorriso così dolce. E non ho più ripreso sonno.



mercoledì 5 novembre 2008

Obama for change



Non credo sia il caso di unirsi alla retorica che ha trionfato da stamane all'alba ma penso che davvero nessuna parola si attagli meglio di "cambiamento" a quello che è successo con l'elezione del 44° Presidente USA.


Ho tifato per lui, sono contento che sia stato eletto. Unica nota stonata, per me, la quantità di soldi spesi per la propaganda elettorale. Troppi.


Obama non ha esperienza, sarà dura per lui, specialmente agli inizi. Però ha una visione politica ed ha dalla sua la voglia, sincera, del cambiamento, dopo un'era Bush sfortunata, piena di guerre ed anche di debiti per farle.


Da stamane inoltre l'America appartiene veramente un po' più a tutti gli americani ( a quando un presidente ispanico? ) e forse il mondo guarderà all'America con un po' meno di rancore ed un po' più di simpatia.


Basterà questo per migliorare, per superare le crisi e tornare ad un'epoca di pace e di prosperità? Io non so ma mi piace sperarlo.


Buon lavoro, Obama

domenica 2 novembre 2008

La stella di Cesare



Cara Alidada, ecco un esempio di come il Cielo possa determinare le nostre azioni.


Nel senso che se stamane non avesse piovuto me ne sarei andato come al solito in campagna. Invece pioveva e allora ho deciso di andare alla mostra su Cesare al Chiostro del Bramante ( proprio dietro Piazza Navona). Ne valeva la pena.


Una mostra davvero ben fatta che proponendo capolavori antichi e moderni ripercorre la vita e le opere di un grande genio militare e politico che ampliò e consolidò tantissimo il potere di Roma, trasformandone però l'assetto politico, da repubblica a monarchia. E creando tuttavia un problema poiché per i romani la parola "re" era esecrabile, non la volevano nemmeno sentire.


Non toccò a Cesare risolvere questo problema, egli fu ucciso prima. Lo fece Augusto, suo figlio adottivo ed erede. Su cosa fosse basato il potere di Augusto e, dopo di lui, di tutti gli imperatori che seguirono lo dice lui stesso e sta scritto in lettere di bronzo sul muro che racchiude l'Ara Pacis, sul Lungotevere. Ma questo è un altro discorso, torniamo a Cesare.


Il Chiostro del Bramante è un gioiello incastrato tra le stradine del Centro di Roma, oggi gremitissime di gente. Arrivarci è stata un'impresa, non si trovava un parcheggio. Alla fine ho parcheggiato davanti al Ministero della Marina e poi via, una bella passeggiata giù per Piazza del Popolo, poi via del Corso, poi Montecitorio, Corso Rinascimento, Piazza Navona, via dei Coronari. Era l'ora in cui milioni di storni ritornano in città da tutta la campagna romana ed oltre e disegnano nel cielo i loro arabeschi prima di planare sugli alberi. Uno spettacolo incredibile che non ho mai visto da nessuna parte e che da solo vale il viaggio.


Al botteghino c'era la fila. Una fila lunghissima ma io sono passato, i biglietti me li aveva comprati un amico. Stranamente nessuno ha detto niente. Per fortuna, perché ero in imbarazzo.


Sono 13 sale che illustrano con reperti, opere e pannelli la vicenda di Cesare. Ci sono i suoi ritratti, gli anelli con i sigilli, i dipinti antichi, i gioielli, le monete, le armi dei legionari, le armi dei vinti. Ci sono opere di grandi pittori del Rinascimento ma anche fino all'800 che rimasero affascinati dal grande Cesare ma anche -e si capisce- da chi lo uccise in nome di una democrazia cui egli aveva dato il colpo di grazia facendosi proclamare " dictator perpetuus". C'è anche una sala multimediale dove vengono proiettati spezzoni di films che parlano di lui, delle sue imprese, dei suoi amori. E c'è persino la bellissima spada di un altro Cesare, quel Cesare Borgia detto il Valentino che avendo un padre Papa ( beh, non è da tutti, no?) lo avrebbe voluto imitare. Ma non era che un " piccolo Cesare" a dispetto del suo ammiratore Machiavelli.


Fu grande anche negli amori. Ebbe un sacco di donne e, a detta di qualche storico pettegolo, anche uomini. e vabbeh, era Cesare!;)


A proposito di amori c'è una sala dedicata a Cleopatra VII. E beh, mica poteva mancare. Gli aveva dato pure un figlio, il povero Cesarione. Un figlio maschio che Ottaviano vedeva come un pericolo ed infatti quando lo ebbe tra le mani lo fece scannare e amen. Funzionava così, allora.


Insomma la mostra mi è piaciuta assai. E aldilà di quello che ho visto esposto, siccome conosco il gran lavoro che c'è dietro l'organizzazione di un evento così: la richiesta di prestito delle opere a Musei italiani e stranieri, l'assicurazione, il trasporto, i cataloghi ecc sono rimasto ammirato anche da questo. Un vero Evento che resterà visibile fino a primavera inoltrata. Andateci.


Lo so, non ho parlato della stella di Cesare. Un momento, neh, lo faccio adesso.


E' Venere. La Venere Genitrice da cui si vantava di discendere la Gens Iulia. L'Alma Venus di Lucrezio, chiamata in mille modi nel mondo antico tra cui Callisto, la bellissima.


Ma soprattutto la Dea che volle amare un umano, Anchise, che generò Enea, che lo protesse nella sua fuga da Troia guidandolo fino alle spiagge del Lazio a fondare una nuova stirpe destinata a dominare il mondo.


Augusto nel suo testamento politico dice di aver fondato il suo potere sul consolato e questa era una carica dlla oligarchia senatoriale. Poi dice di aver avuto il consenso del popolo ed infatti non lasciò mai la potestà di tribuno della plebe. In più ebbe il potere militare, l'imperium. Eppure non tralasciò, sin che visse di ricordare al mondo che Egli, tramite Caio Giulio Cesare, discendeva da Venere,  la Dea che piegava tutti al suo volere, la stella più splendente di tutte. Da questa esigenza tutta politica di giustificare un potere assoluto altrimenti indigesto ai Romani nacque, anche, una capolavoro della letteratura mondiale quale l'Eneide.


La vicenda terrena di Cesare finì sotto i pugnali dei congiurati alle Idi di marzo del 44 a.C. Si vede che Venere quel giorno c'aveva da fare. Eppure la sua fama ancora risplende.


Tornando mi sono fermato a Piazza Navona. il cartoccio di caldarroste era d'obbligo. Ah, ormai i caldarrostari romani sono cingalesi, proprio tutti. Dieci caldarroste 5 euro. Però erano buonissime:) Poi ho preso un taxi, ormai...c'ho 'na certa età!



 

martedì 28 ottobre 2008

Dedicato a Michael Ventris



l'architetto antichista


ed a Margherita Guarducci una grande grecista



Michael Ventris nacque il 12 luglio 1922 da una benestante famiglia inglese. Il padre era ufficiale dell’esercito inglese in India; Michael potè così viaggiare molto.


A Gstaad, in Svizzera, imparò il tedesco ed il francese. Ma la facilità nell’apprendimento delle lingue lo portò in Inghilterra, grazie ad una borsa di studio, dove potè imparare il greco.


Il giovane Ventris si laureò, dopo la parentesi della seconda guerra mondiale e la sua partecipazione attiva come navigatore in una squadra di bombardieri, in architettura.


Ma la passione di Michael Ventris erano le lingue antiche e specialmente quelle non ancora decifrate.


Nel 1936 per il centenario della British School at Atens fu organizzata alla Burlington House di Londra una mostra; Arthur Evans in quella occasione tenne una conferenza sulle scoperte da lui effettuate proprio a Creta e parlò, ovviamente, anche delle lingue cretesi che, allora, non erano ancora state decifrate. Tra il pubblico c’era proprio Ventris.


Ma di lui si dice anche che all’età di sette anni comprò un libro sui geroglifici egiziani, poichè voleva cercare di decifrarli.


La disputa attorno alle lingue micenee si allargava sempre più e molti famosi studiosi del tempo proposero varie e spesso diverse ipotesi.


Nel 1940 Ventris pubblicò un articolo in cui proponeva una somiglianza tra etrusco e “lingue misteriose”. Ventris infatti si inserì perfettamente nel dibattito che in quegli anni vide impegnati i vari studiosi: tutti, o quasi, alla ricerca di segni, di figure, di suoni simili nelle lingue già scoperte.


Evans, ad esempio, dichiarò che non esisteva nessun collegamento tra le “lingue misteriose” e il greco antico. Nessuno osò contraddire ciò che quel grande studioso dichiarò.


In quegli stessi anni, fu riscoperta Pilo e con lei una zona del palazzo reale definita “Stanza dell’archivio”, in cui furono ritrovate 600 tavolette e più di argilla scritte in lineare B.


Dopo tantissimo tempo, dopo mille sforzi interpretativi, Michael Ventris il 10 luglio 1953 durante una trsmissione alla BBC dichiarò: “In queste ultime settimane son giunto alla conclusione che le tavolette di Cnosso e di Pilo debbono, malgrado tutto, essere scritte in greco; un greco certo arcaico e difficile, come può essere quello scritto cinquecento anni prima di Omero…”.


John Chadwick, un giovane glottologo, si mise subito in contatto con Ventris (al contrario dei dotti studiosi del tempo che lo disprezzarono per queste teorie da loro ritenute assurde!!!).


Grazie agli studi effettuati dalla coppia Ventris - Chadwick non solo si riuscì a decifrare una grande parte della tavolette in lineare B, ma si dette un enorme impulso agli studi micenei.


Così nell’ aprile del 1956 Ventris fu al centro dell’attenzione, durante il Primo Colloquio Internazionale sui testi micenei, tenutosi a Parigi.


Purtroppo con un incidente d’auto, avvenuto il 6 settembre 1956, si concluse la vita di un architetto appassionato di glottologia e di civiltà antiche, grazie al quale si incominciò a studiare maggiormente la Grecia del II millennio a.C.


Ho copiato da Wikipedia il testo sopra. Non mi andava di scrivere da solo una nota su Ventris e poi quel che si dice è sostanzialmente giusto.


Da ragazzo ho avuto una vera passione per questo architetto, che aveva la stessa età di mio padre e morì giovane. Ma non senza lasciare una traccia davvero importante nel mondo dell'archeologia e della filologia micenea. Un esempio luminoso di come a volte il genio di un dilettante possa portare a scoperte importanti a cui paludati e titolati studiosi non arrivano spesso per troppa supponenza.


Le tavolette di Cnosso, di Pilo e di altri siti coevi dell'area greco-micenea non sono altro che inventari, elenchi di cose, per di più annuali. Erano scritti su tavolette d'argilla non cotta. Alla fine dell'anno, verosimilmente un sunto di essi veniva riportato su materiali destinati a durare di più ( forse pergamene o cartapecora ) mentre le tavolette venivano ammorbidite nell'acqua e rese di nuovo vergini per essere riscritte l'anno successivo.


Ma le distruzioni dei palazzi, incendiati, fecero sì che ciò che doveva essere duraturo perisse mentre l'argilla che non doveva durare fu cotta ed ha traversato 35 secoli, fino a noi.


Già questa è una cosa così affascinante. Ma la cosa più bella fu che Ventris guardò alle tavolette di Pilo e di Cnosso ( il secondo tipo, la cd "lineare B, ché la " lineare A" ancora non viene decifrata) con un occhio scevro da pregiudizi. Non come aveva fatto Sir Artur Evans che come le vide disse " non è greco".


Ventris si chiese " e se fosse greco"


Così cominciò a provare, con le parole più semplici scritte quasi in forma geroglifica anche se si era accorto che era una scrittura sillabica. Vedeva una testa di cavallo in una parola di due sillabe e provò con pò-los, puledro e ci stava. Poi andò avanti fino ad arrivare a parole complesse, a dei nomi, come a-re-ka-sa-da-ra ,alessandra e ci stava e poi ti-ri-po-de per tripode. E così via. Era semplice ma nessuno ci aveva pensato. Ma nessuno poté più negare che quella lingua fosse greco.


Grazie a lui ne sappiamo un po' di più su quel mondo persino antecedente la guerra di Troia. Sappiamo un po' di più della storia, greca ed umana.


Serve la storia? a che serve? Eugenio Montale in una sua famosa poesia dice " la storia non è maestra di niente" Ma è un paradosso. Sapere e capire la storia serve quantomeno a non restare a bocca aperta davanti ai monumenti. A non scervellarsi nel chiedersi " chi l'avrà fatto?" a sapere da dove veniamo. E fa niente se non ci dice dove andiamo. Fa niente.


Come finì la mia passione per la filologia micenea? Bene. E male. Al secondo anno avevo già preso due trenta e lode, ero il pupillo della professoressa che mi chiamò per assegnarmi la tesi. Al secondo anno, quando c'erano alcuni che le correvano dietro da anni.


Poi mi disse " però devi imparare il tedesco, hai cinque mesi per farlo, altrimenti, niente tesi"


Quell'anno cominciai a lavorare dove sto adesso, ero precario, non avevo ferie non c'erano permessi di studio. Ogni tre mesi mi licenziavano riassumendomi dopo 5 giorni. Altro che tedesco, non avevo più tempo. O forse mi era passata la voglia non so. Lei si dispiacque assai, mi voleva bene. Era anziana già allora ma è morta quasi centenaria una decina di anni fa.


era davvero brava ed aveva un bel nome, Margherita.

venerdì 24 ottobre 2008

Gelminator



" sentendo parlare di una società senza classi


il fanciullo sogna di un mondo che marina la scuola"


Jacques Prévert


Sto seguendo alla tv una trasmissione in cui si parla di scuola ( e per forza, è il tema del momento ) ma purtroppo devo dire che non ho mai sentito dire sulla scuola e della scuola tanti strafalcioni.


Non mi va nemmeno di analizzarli, serve a niente e si rischia di perdersi sui particolari. Ma una cosa la voglio dire: quello che prospetta Gelmini non è una riforma, è una punizione.


 Ammettiamo che la scuola pubblica non funzioni bene, che si debba migliorare. Quale è il modo migliore? Forse ce ne sono molti, forse alcuni sono migliori di altri. Parliamone. Sicuramente non è un buon modo quello di tagliare i fondi. Invece questo stanno facendo. Questo e soltanto questo.


Speriamo che si ricredano ma io temo di no. Perché temo di no? E' semplice, perché a fare il ministro della Istruzione hanno messo una povera sprovveduta, le hanno dato la carica, come i pupazzetti meccanici di una volta e le hanno detto " vai tranquilla, pensaci tu". E lei lì, si vede benissimo, a ripetere una lezioncina che ha imparato a memoria ma è dubbio assai che ci abbia capito alcunché.Tutto qui.


E intanto ci provano. Se va bene la scuola pubblica costerà di meno ma varrà assai poco. Se va male, pazienza, cacceranno la Gelmini ed amen. Diranno vabbeh, era una incompetente, è tutta colpa sua.


http://it.youtube.com/watch?v=YXG83p2nkHw

lunedì 20 ottobre 2008

 



Ci sono tanti modi di volare:


con le ali, con il cuore, con la mente.


Fin che si vola, si vola.



 http://it.youtube.com/watch?v=G1tGdoA6mCc&feature=related


 

domenica 12 ottobre 2008

A Cristina che mi ha fatto divertire


( e fare bella figura )



Ho lasciato l'assurdo sul comodino. Così si intitolava lo spettacolo di stasera al " Dario Vittori". Cristina ed il suo collega  sono stati bravissimi, il tempo è passato velocemente, tra risate ed applausi. Bravo Luis Gabriel Santiago che ha scritto i testi, bravo il pianista che li ha accompagnati. Mi sono divertito, dopo una giornata non proprio da bollino blu. E sono contento di essere stato proprio io a proporli. Bravi.



domenica 5 ottobre 2008


 Non è un post triste questo. Anzi, sono assai sereno. E' solo che mi va di fissare nel ricordo questo giorno un po' così. E poi a quanto pare questo per me è l'anno dei funerali, speriamo che passi presto, uff. Il fatto è che se hai un amico caro e questo perde sua madre, a prescindere dall'età di lei, dispiace anche a te. Hai voglia a dire " ha fatto la sua vita". il distacco c'è e forte e tu lo senti e lo condividi.


Così, in una settimana sono morte la mamma di Wilma, la mamma di Antonio, la mamma di Giampiero. Quest'ultima, Itala, la conoscevo assai bene, non solo per una lontana parentela acquisita ma anche per le tre bellissime estati ( 70, 71,72 ) trascorse in vacanza a San Benedetto del Tronto, dove noi guidoniani eravamo come una colonia allegra e solidale ed eravamo tanti che praticamente occupavamo tutto il Sud Est (lo stabilimento) senza contare quelli che nel we ci venivano a trovare.


All'alba di ieri anche lei se ne è andata e stamane ci sono statii  funerali. C'era molta gente. Come voleva lei c'erano pochi fiori ma tra parenti ed amici abbiamo raccolto una bella somma per un'associazione di volontariato, la cosa migliore.


Purtroppo, preso dalle cose di tutti i giorni, mi sono dimenticato di avvisare mia madre e stasera al telefono l'ho sentita un po' dispiaciuta di non aver partecipato  anche se non me l'ha detto. Però mi ha detto una cosa che non sapevo: "sai, era davvero brava, ha cucito il mio abito da sposa". Ed è stata un po' in silenzio e l'ho sentita per un attimo persa dietro ai ricordi di una fanciullezza austera, sì, in quel  dopoguerra ma certamente felice e piena di voglia di vivere.


Erano quasi le 12 quando la funzione è finita. Sono uscito fuori, fumavo e guardavo i due grandi cedri del libano ai lati della chiesa che rilasciavano nuvole di polline giallo quando il tempo all'improvviso è cambiato. Una folata gelida ha abbassato in pochi secondi la temperatura di molti gradi. E' arrivato l'autunno anzi, adesso sembra inverno.


Poi il corteo è partito ma io sono andato per i fatti miei. Lunedì devo andare al cimitero per occuparmi della tomba di mio nonno. Andrò a trovare anche lei.


http://it.youtube.com/watch?v=rMxjxAg6pJc



venerdì 3 ottobre 2008


Più volte mi sono chiesto in passato


se veramente ci sono cose infinite


o se esistono solo nei desideri.


Ma infinito non è di noi mortali


e non me lo chiedo più, da tempo.


Però so che ci sono cose


che dureranno quanto me.


Infinite, dentro la mia fine.


Amos Farmer


 


http://it.youtube.com/watch?v=eIiAdHGi3AI&feature=related

giovedì 25 settembre 2008

Carpent tua poma nepotes


( Virgilio, Egloghe )



Nel pomeriggio sono stato in campagna a prendere accordi con il muratore. Finalmente realizzerò il forno e poi un patio chiuso su tre lati, aperto solo a mezzogiorno per catturare la luce ed il calore del sole anche d'inverno.



La vite della foto non c'è più. E' come se la straordinaria produzione di uva dell'anno scorso l'abbia esaurita e si è seccata. Del resto quest'anno ho raccolto davvero poca uva: niente nel pergolato dietro il casale, niente nelle viti al confine. Solo un po' di fragolino e di moscato nella vignetta che ho sul punto più alto del terreno.


Ma  la vigna non l'ho mai curata, vuole tempo ed attenzioni. Io tempo non ne ho molto e di attenzioni evidentemente... sono poco capace.




Però ci sono le pere invernali, le mele, le mandorle, i melograni, ancora un po' di fichi e gli alberi di cachi pieni di frutti. E poi ci sono tante olive, quest'anno, davvero tante ed è già ora di pulire gli alberi dai polloni e fresare le erbacce affinché non ci siano problemi per le reti.



 In più quest'anno...c'è l'orto!


Io e Giovanni ( il mio aiutante ) abbiamo piantato ogni sorta di ortaggi invernali. E stanno venendo assai bene. Io volevo comprare il concime chimico, lui invece ha fatto il giro di stalle, ovili e pollai e adesso abbiamo sacchi di letame di ogni tipo. Vabbeh, puzzicchia un po' ma è una mano santa,  le piante crescono a vista d'occhio!




Il mio vicino Nicolae lo vedo un po' abbacchiato. Eugenia è tornata in Romania con la bambina e forse ci starà parecchio. Si vede che gli mancano assai ma un giorno che abbiamo parlato lei mi ha detto che la loro casa è umida e che non voleva farci passare l'inverno alla bambina. Mi sa che tornerà solo in primavera. Così il giorno lo vedo tutto preso dalle sue incombenze ma sorride poco, non mi sembra più lui. 


Ci sono un sacco di gatti nuovi ma il mio Costantino non sembra molto geloso del territorio. Te credo, saranno tutti figli suoi!



fatto sta che dei topi che si vedevano ogni tanto adesso...nemmeno l'ombra!



Devo trovare il tempo di fare la marmellata di mele cotogne, l'anno scorso è stata un successone anche se prepararla è 'na fatica tanta.



e poi tentare un esperimento anche con la fejoia sellowiana, chissà come ci viene la marmellata.



Questo devo ricordarmi di prendelo dal casale e portarmelo sempre in tasca. Quest'anno me ne stanno succedendo  tante e tutte in negativo, cavolo. Hai visto mai che funziona?






Luoghi, prodotti e foto, tutta roba mia ( tranne il topo, che se l'è preso il gatto)



Caio Aratore

martedì 23 settembre 2008

XXXVII



Tra un'udienza in tribunale e l'inaugurazione di una casa-famiglia mi è venuta in mente una cosa...oggi compio 37 anni di lavoro, qui.


Ero giovane, ero diverso, era diversa la città ed era diversa anche la gente. O forse sono soltanto io che la vedo così, chissà.


Una cosa invece è certa: gli anni passati, volati, perduti.


Perduti? no, non credo. Qualcosa è rimasto, dentro e fuori di me a ricordarmi il lavoro svolto.  E se mi guardo indietro mi viene un po' di commozione nel ricordare quel giovane precario che vedeva il lavoro come un qualcosa per pagarsi gli studi, per andare avanti senza gravare più di tanto sulla famiglia.


Anche se i miei mai e poi mai mi avrebbero chiesto di andare a lavorare prima di essermi laureato. Anzi, erano decisamente perplessi di fronte alla mia scelta.


Non mi sono mai annoiato, non mi sono mai perso d'animo nei momenti difficili. E se li ho superati sempre io lo so perché: ho usato in abbondanza l'unica virtù che sono sicuro di avere, la pazienza.


E adesso approfitto di questo momento che sono solo per lasciarmi andare un po' ai ricordi e farmi gli auguri da solo, prima che ricominci il via vai del pomeriggio.


Auguri Caio, altri  tre di questi giorni ;)


lunedì 22 settembre 2008


Lucinda Matlock




Andavo a ballare a Chandlerville,
e giocavo a carte a Winchester.
Una volta ci scambiammo i cavalieri
al ritorno in carrozza sotto la luna di giugno,
e così conobbi Davis.
Ci sposammo e vivemmo insieme settant’anni,
divertendoci, lavorando, crescendo dodici figli,
otto dei quali ci morirono,
prima che arrivassi a sessant’anni.
Filavo, tessevo, tenevo in ordine la casa, assistevo i malati,
curavo il giardino, e alla festa
andavo a zonzo per i campi dove cantavano le allodole,
e lungo lo Spoon raccogliendo molte conchiglie,
e molti fiori ed erbe medicinali—
gridando alle colline boscose, cantando alle verdi vallate.
A novantasei anni avevo vissuto abbastanza, ecco tutto,
e passai a un dolce riposo.
Cos’è questa storia di dolori e stanchezza,
e ira, scontento e speranze cadute?
Figli e figlie degeneri,
la vita è troppo forte per voi—
ci vuole vita per amare la vita.


Edgar Lee Masters


http://it.youtube.com/watch?v=ZromQvtZzk8

domenica 14 settembre 2008

" 'ffacciate alla finestra, o ricciolona,


damme 'na goccia d'acqua se ce ll'hai,


se non me la vòi dà, padrona sei"


stornello monticellese




Ier sera sono andato a portare il regalo a due cari amici di famiglia che oggi festeggiano i 50 anni di matrimonio. Mi fa sempre piacere salire su al Borgo  e risentire la freschezza ed il profumo delle antiche case di pietra che un tempo hanno visto tante generazioni di Monticellesi, poi si sono quasi del tutto svuotate e adesso sono per metà e passa dimora di gente nuova, venuta da lontano e che pure...ha ridato loro uno scopo e nuova vita. Faceva fresco e nemmeno mi è stato pesante salire i passa duecento scalini di dislivello tra casa mia, costruita alla fine dell'800 nella parte nuova del paese, fin dentro le mura, dove si accede da un piccolo e bassissimo tunnel ( ah quante volte ci ho sbattuto la testa da ragazzo!) chiamato Cattabòscio (Sic, poi ve lo spiego hehe).


I miei amici hanno ristrutturato ed abbellito una casa su due piani, proprio di fronte all'edicola della Madonna del Buon Consiglio e adesso ci vivono, con una figlia, il marito ed i nipoti.


Balconi e finestre fioriti, affacciati da un lato sulla stradina del borgo, dall'altro sul vasto panorama che spazia dal monte Lucretile ai monti di Tivoli, ai Castelli romani e a destra la piana, fino al mare.


Dentro casa un'aria serena di festa, come si conviene a due che hanno raggiunto insieme questo importante traguardo, crescendo, tra l'altro, quattro figli.


Stavamo prendendo insieme dei dolcetti e una bibita quando fuori la porta si è sentito un trambusto, hanno bussato e...


...e per strada c'erano decine di amici vocianti e sorridenti che hanno invitato la sposa ad affacciarsi perché...perché dovevano dedicarle gli stornelli!


Gli stornelli accompagnati dal tamburello ( così come la " poèta" in ottava rima ) fanno parte delle tradizioni di questa area centro-meridionale. Tradizioni che (purtroppo) stanno ormai tramontando assieme a quella che è stata la cultura contadina.


Era tanto che non assistevo ad una cosa così e devo dire che mi sono divertito tantissimo ad ascoltare il ritmo dei tamburelli, l'allegria delle canzoni ( alcune ammiccanti, altre tenere e romantiche altre ancora ironiche e sfottenti ).


Poi sono comparse crostate, ciambelline, dolcetti paesani e tanto vino e l'atmosfera si è scaldata ancora di più.


Così mentre la festa andava avanti per strada e contagiava un po' tutti, anche i numerosi rumeni del vicinato, ho tirato fuori il palmare ed ho registrato un po' di stornelli, contando di trascriverli e magari di pubblicarne qualcuno.


Intanto, beccatevi qualche foto del paese e dei suoi costumi;)