sabato 30 settembre 2006

e dei fragorosi silenzi...



Raccontano che Michelangelo dopo aver terminato il Mosè...tanto lo trovò bello e perfetto che pretendeva parlasse. Ma il marmo di Carrara, notoriamente non parla, come tutti i marmi, del resto. E allora gli diede una martellata sul ginocchio.


Perché non parli?


Però le martellate, non funzionano, coi marmi come con le persone. Men che mai con le persone. Parlo di martellate metaforiche, ovviamente. Io non ho mai picchiato nessuno. Non le ho mai date, non le ho mai prese. Ho pareggiato. Metaforicamente invece a volte ci provo a far parlare il mio Mosè di turno. Con le parole, con le azioni con le provoc-azioni.


Ma se Mosè non vuol parlare, allora non parla. o forse non può. Semplicemente.


Prendo lo spunto da Virginia, che dice che le fanno più paura i silenzi delle parole. E' vero. Anche a me. Il silenzio lo amo, quando lo scelgo, quando mi va di stare da solo con me stesso, a riflettere. E meglio se nella mia campagna o in mezzo a un bosco o davanti al mare.


sola beatitudo beata solitudo


Ma quando il silenzio della solitudine non lo cerchi...allora è davvero terribile.


Socrate pensava di aver trovato, con la sua filosofia, il modo di tirar fuori le idee, e conseguentemente le parole, dalla gente. Era quindi fiducioso che esse...comunque ci fossero. E chiamò la sua dottrina " maieutica", dal mestiere della madre, che faceva la levatrice.


Pensava quindi che -come il parto- pensare e poi parlare fosse sì, difficile e doloroso ma che alla fine...accade.


Questo concetto fu ripreso e sviluppato da Platone e poi dai neoplatonici, nel Rinascimento. Per questo Michelangelo era sicuro che le sue statue fossero già dentro il marmo. Bastava tirarle fuori, a suon di scalpello, togliendo via il materiale superfluo e...oplà. Ecco Mosè.


Ma torniamo sempre lì. Scalpello e martello tirano fuori una statua dal marmo. Le parole no. Non si è mai visto, non si è mai sentito. A volte, poi, non escono, semplicemente perché...non ci sono.


Cosa serve allora per fare questo miracolo? Io non so. O forse lo so. Provo a dirlo.


Ci vuole pazienza, dolcezza, amore, rispetto. E ci vuole coraggio.  Coraggio...di che? Di comprendere e sopportare ciò che potrà scaturire, rotto il silenzio.


Perché in realtà spesso i silenzi, seppure fragorosi, ci fanno comodo. E' difficile ammetterlo ma spesso...è così.


Cosa scegliere, allora? Il coraggio di aspettare e sopportare... o la fuga della noncuranza?


Io questo...mica lo so:)

venerdì 29 settembre 2006

della Parola e di come spesso tradisca



scherzosamente oldf ha accennato alla sua meraviglia, non vedendo un mio post da due giorni. Eh...in effetti da un po' di tempo Caio parla tanto, probabilmente troppo e anche quando non ha nulla da dire...lo viene a dire qui;)


il cristianesimo basa le sue fondamenta sulla convinzione che la Parola, il Verbo, il Lògos, sia la base di tutta l'Esistenza, di tutta la Conoscenza che il Creato ( e noi dentro il Creato) ha.


"IN PRINCIPIO ERAT VERBUM
ET VERBUM ERAT APUD DEUM
ET DEUS ERAT VERBUM"


Dio, il Verbo, disse: "fiat lux" e tutto incominciò. Poi creò noi, con un po' di creta, uno sputazzo e un soffio...e cominciò anche la nostra Umanità, gioiosa e dolorante.


Poi, bontà sua...deve aver pensato " vediamo un po' cosa si prova ad essere uomini" e si fece uomo...." Verbum caro factum est."


La Parola, il Verbo, il Lògos...si fece uomo, si fece carne, ossa, nervi, viscere, cuore e cervello e...per 33 anni circa...provò.


33 anni non sono un cazzo, di fronte all'Eternità di Dio e del suo Creato. Si vede, in fondo, che non gli è piaciuto molto, ecco. E non deve nemmeno aver raggiunto grossi risultati, riguardo alla nostra redenzione, se siamo ancora qui, dopo 2000 anni, a scazzarci e a cercare la strada migliore...per andare all'inferno.


Pensieri, parole, opere. Così è che si pecca, così si va all'inferno, a volte ancor prima del trapasso definitivo.


Andarci a causa dei pensieri, in fondo...è difficile. Chi è che non ha pensieri, tentazioni? Persino la santità, senza pensieri, senza tentazioni...è sospetta, non è umana e non è nemmeno santa, sarebbe troppo facile.


Andarci per le azioni...è sacrosanto. Non ci sono santi che tengano. Un'azione è un'azione.


Poi, rimangono le parole. Ecco, andarci per le parole...è da coglioni. Ed è per questo, alle volte, che mi tornano in mente le parole della mia professoressa alle medie.


un bel tacer, non fu mai scritto



































































Nevermore

Nevermore

Souvenir, souvenir, que me veux-tu? L'automne Oh ricordo, ricordo, cosa vuoi? Autunnale
Faisait voler la grive à travers l'air atone, Il tordo si librava nell'etere atonale,
Et le soleil dardait un rayon monotone E il sole dardeggiava un raggio sempre eguale
Sur le bois jaunissant où la bise détone.


Sul biondo bosco dove detona il maestrale.


Nous étions seul à seule et marchions en rêvant, Nel cammino sognando da soli lentamente,
Elle et moi, les cheveux et la pensée au vent. Lei ed io, dando al vento i capelli e la mente.
Soudain, tournant vers moi son regard émouvant: D'un tratto a me volgendo lo sguardo commovente:
"Quel fut ton plus beau jour?" fit sa voix d'or vivant,


"Il tuo giorno più bello?" chiese d'oro vivente,


Sa voix douce et sonore, au frais timbre angélique. Voce dolce e sonora, d'angelo fresco fiato.
Un sourire discret lui donna la réplique, Un discreto sorriso la risposta le ha dato,
Et je basai sa main blanche, dévotement.


E le baciai la mano bianca, devotamente.


Ah! Les premières fleurs, qu'elles sont parfumées! Ah! Le prime corolle, come son profumate!
Et qu'il bruit avec un murmure charmant E come fruscia con un mormorio suadente
Le premier oui qui sort de lèvres bien-aimées!
Il primo sì che varca le labbra tanto amate!


Paul Verlaine





mercoledì 27 settembre 2006

Dedicato a Vegekuu


 che ama la Pace



Ventuno anni fa, alle pendici di Monte Gennaro, il Lucretilis mons di Orazio, vennero alla luce due statue romane di derivazione greca: una raffigurava Giove, in posizione eroica, l'altra...beh, l'altra ci volle qualche giorno per capire chi fosse, visto che non si trovò il bambino che avrebbe dovuto tenere in braccio. Però poi fu chiaro, era una stupenda copia romana del gruppo scultoreo " Irene e Pluto" di Cefisodoto, padre di Prassitele.


Irene, la Pace, tiene in braccio Pluto, la ricchezza. La pace porta la ricchezza ma la ricchezza senza armonia spesso genera discordia e guerra...e il ciclo ricomincia. Un ciclo incessante, si direbbe. Ma noi, dobbiamo, sempre, tenere per la pace.


Ciao, Vegekuu:)

martedì 26 settembre 2006

Kardiophilax


difesa del cuore



Oggi è stata la giornata del cuore! :) e per finire torno qui e qualcuno-non so perché- mi invita a partecipare ad un blog...che sempre di cuore parla;)


Allora, va bene, parliamo di cuore. Come? Con le frasette dei Baci Perugina? Naa, mi sento serio:)


Questo oggetto qui sopra, a forma di disco è una della armi di difesa più note dei nostri antenati dell'Italia Centrale: il kardiophilax, letteralmente guardiano( difesa), del cuore.


Era indossato a tracolla, in modo da sistemarsi al centro del petto e dietro ne aveva uno analogo, talvolta però solo un anello, per equilibrarlo.


Era efficace? Beh, probabilmente sì, considerate le armi di offesa dell'epoca. Certo, contro il dardo di una balestra...non avrebbe avuto alcuna chance.


Non ne esistono molti esemplari. Ne vidi tempo fa un paio a Roma ma siccome non si conosce il contesto da dove provengono sono poco interessanti.


Oggi per fortuna è raro morire in battaglia (almeno da noi). Ma non per questo sono diminuiti i rischi del cuore hehe.


Così ogni tanto uno si ricorda di darsi una controllatina e siccome ha fatto il birichino...sta un po' in apprensione, mentre il medico-amico armeggia coi suoi macchinari e severamente controlla.


"  stai ancora bene, stronzo, ma la vuoi smettere co' 'st'accidenti di sigarette? e mettiti a dieta, che còsi pure meglio! "


Uff, la dieta. Ma ci sto a dieta, devo solo calare  una quindicina di chili, un'inezia:)


saluti allegri, Caio


sabato 23 settembre 2006

ricordo di un equinozio d'autunno


23 settembre 1971



Ero in giro, oggi, perso nei miei pensieri. Guardavo le vetrine, la gente, camminavo sconosciuto tra sconosciuti e mi piaceva. Il ronzio del cellulare mi ha avvisato dell'arrivo di un sms. L'ho letto subito, ne aspettavo uno, in effetti.


" se non sbaglio...35. Auguri"


"Eh, magari", ho pensato " ma non sono 35, e non è il mio compleanno". Ma questa persona mi conosce bene e allora...ci ho ripensato:


 oggi è il 35° anno che lavoro dove lavoro. 35, tondi tondi, cazzarola. A me veramente pare ieri, mi ricordo perfettamente quella prima giornata di lavoro in un angolo dell'archivio seminterrato. Eravamo in tre, tutti e tre precari ed al gradino più basso degli impiegati. Io ero il più giovane, 21 anni. Il nostro compito consisteva nel mettere i timbri sui questionari del Censimento Generale della popolazione. Erano 13.000 moduli, ognuno voleva 7 timbri...lavoro altamente qualificato e per nulla noioso;). Primo stipendio...lire 80.000.


non pensavo che quello sarebbe stato il mio lavoro. Mi servivano i soldi per pagarmi gli studi ed in fondo un lavoro che lasciava libero il pomeriggio e per di più vicino casa...mi sembrava l'ideale. Invece...eccomi qui, sono rimasto e che mi ci fossi affezionato lo scoprii già nel 77, quando non volli fermarmi nell'esercito dove stavo facendo il servizio di leva come ufficiale e guadagnavo il 40% in più ma soprattutto nell'80, quando Europrogramme mi offrì il mio stipendio moltiplicato per 4, un ufficio in Svizzera e non so quanti benefit. Ancora mi ricordo la faccia inebetita di quel cacciatore di teste, quando gli dissi di no.


35 anni, una vita...


quando sono tornato dalle ferie, i primi di settembre, mi sono accorto che i colleghi che hanno più o meno la mia età ed anni di servizio si sono fiondati a fare domanda di pensione, per l'anno prossimo. E mi chiedono..."tu che farai?"


Io no, aspetterò l'ultimo giorno del 40° anno. Poi me ne andrò, contento di aver fatto fino in fondo il mio dovere. E questo, ho la presunzione di credere che non c'entri con il potere. questo, per me, è amore.


Oggi però il pensiero va a a quell'impiegatuccio che nei momenti di pausa leggeva Virgilio e le tavolette di Cnosso...35 anni fa, 35 chili fa, con la sua 126 bianca e tanti sogni nel cassetto.



Ciao, Al, auguri:)



Aeternum,Iocosum,Difficile,Mirabile... Iter Amoris


 


 


Vivamus, mea Lesbia, atque amemus,


rumoresque senum severiorum


omnes unius aestimemus assis.


soles occidere et redire possunt:


nobis, cum semel occidit brevis lux,


nox est perpetua una dormienda.


da mi basia mille, deinde centum,


dein mille altera, dein secunda centum,


deinde usque altera mille, deinde centum,


dein, cum milia multa fecerimus,


conturbabimus illa, ne sciamus,


aut ne quis malus invidere possit,


cum tantum sciat esse basiorum.




Caius Valerius Catullus


 



di come in un asino possa esserci poesia...


Assai incautamente ho accettato di far parte della giuria di un premio di poesia dialettale, la cui premiazione è prevista per domenica pomeriggio. Intendiamoci, a me piace il dialetto, penso in dialetto, a volte mi esprimo pure in dialetto, se devo colorire un'espressione oppure semplicemente se sono preda di un'emozione un po'più forte.


Però...però sono arrivato all'ultimo giorno utile per la consegna delle valutazioni, ho letto una caterva di componimenti, alcuni belli, altri discreti, la maggior parte insulsi e persino sgrammaticati ma...ancora non ho messo nulla nero su bianco e queste griglie vuote da riempire incombono minacciose su di me!;)


Il mio è un normale dialetto metafonetico dell'italia centrale, come ce ne sono tanti. Le variazioni rispetto ai paesi intorno sono più che altro lessicali, non strutturali, con qualche particolarità.


In effetti non stupisce più di tanto che " bambino " a Montecelio si dica " pupittu" o "regazzittu" mentre a Tivoli si dice "gghiattu" e a Castelchiodato " monellu", come pure " "ce ne andiamo" si dice rispettivamente: " ce nne jemo " ce ne gghiemo" e " ce n'eamo".


Però ci sono delle particolarità curiose e forse meno spiegabili. Ad esempio nelle favole di Montecelio c'è "Barminu" che è l'equivalente dell'"uomo nero". Uno spauracchio per i bambini cattivi, insomma.


Ma a ben vedere l'etimologia di questo nome...è ebraica;)! bar, figlio- minu, Minosse. Minosse deve far paura ai grandi, il figlio di Minosse..ai piccoli. Ma come ci è arrivato, a Montecelio...non si sa;)


E ancora...un sottopassaggio che unisce due strade del paese vecchio " cattabòscio" (sic). In greco, katabàino-passo sotto. E l'asino...si chiama (si chiamava, a 4 zampe non ce ne sono più) "barro", probabilmente dallo spagnolo "burro" e " 'nfussu" -bagnato, come il napoletano...


Vabbeh, a parte queste curiosità...la notazione che mi è venuta spontanea ( e forse ovvia ) è che in realtà i dialetti...vanno scomparendo, almeno in questa zona, ormai divorata dall'area metropolitana.


Ne parlavo giorni fa con una amica del nord. Lei notava che in montagna, dalle sue parti resistono di più, resistendo di più la cultura della montagna, assieme, forse, ad un maggiore isolamento.


Ma qui la cultura contadina che forniva la maggior parte dei termini, delle esprssioni e dei proverbi al dialetto...è tramontata. Sì, ci sono ancora persone che come me, bene o male (io male, direi;)) coltivano poderi più o meno grandi. Ma con l'agricoltura non ci campa più nessuno e i terreni più difficili da coltivare, i boschi, i terrazzamenti..sono abbandonati.


In paese, allora, si parla in dialetto, sì, ma è solo l'inflessione, la cadenza, l'uso del neutro che in italiano non c'è, la finale in "U", peggio che il sardo... ma le parole, sono tratte dall'italiano o anche dall'inglese e poi..dialettizzate, alla meno peggio.


Adesso, poi, si è riempito di stranieri, per lo più romeni. tutte le case del borgo medioevale, abbandonate da anni perché non accessibili in macchina...parlano straniero e lo senti anche dal profumo della cucina all'ora di pranzo (prevalenza cipolla). Sì creerà un melange nuovo? Chissà.


E' un bene, è un male, questo? boh, e' la realtà. Bisogna prenderne atto. Tornando alle poesie che mi sono letto, ho apprezzato di più quelle che parlano del paesaggio, senza indulgere nel rimpianto di un tempo passato ( e ce ne sono) che secondo me era assai più gramo di adesso.


Dal punto di vista formale, pur nella difficoltà di rendere iati ed elisioni, alcune sono ben strutturate, altre dimostrano solo buona volontà.


Bene, dopo questa noiosa disquisizione vado a bere l'amaro calice e mi dedico alle benedette valutazioni, la notte è ancora bambina;)


Caio


giovedì 21 settembre 2006


 


 Fabrizio De Andrè > Fabrizio De André (Indiano) (1981)


 Se Ti Tagliassero A Pezzetti

Se ti tagliassero a pezzetti
il vento li raccoglierebbe
il regno dei ragni cucirebbe la pelle
e la luna tesserebbe i capelli e il viso
e il polline di Dio
di Dio il sorriso.

Ti ho trovata lungo il fiume
che suonavi una foglia di fiore
che cantavi parole leggere, parole d'amore
ho assaggiato le tue labbra di miele rosso rosso
ti ho detto dammi quello che vuoi, io quel che posso.

Rosa gialla rosa di rame
mai ballato così a lungo
lungo il filo della notte sulle pietre del giorno
io suonatore di chitarra io suonatore di mandolino
alla fine siamo caduti sopra il fieno.

Persa per molto persa per poco
presa sul serio presa per gioco
non c'è stato molto da dire o da pensare
la fortuna sorrideva come uno stagno a primavera
spettinata da tutti i venti della sera.

E adesso aspetterò domani
per avere nostalgia
signora libertà signorina fantasia
così preziosa come il vino così gratis come la tristezza
con la tua nuvola di dubbi e di bellezza.

T'ho incrociata alla stazione
che inseguivi il tuo profumo
presa in trappola da un tailleur grigio fumo
i giornali in una mano e nell'altra il tuo destino
camminavi fianco a fianco al tuo assassino.

Ma se ti tagliassero a pezzetti
il vento li raccoglierebbe
il regno dei ragni cucirebbe la pelle
e la luna la luna tesserebbe i capelli e il viso
e il polline di Dio
di Dio il sorriso.


E' tornata l'estate, alla fine dell'estate:) Giorni fa un'amica, che ama De André come me, mi diceva: però è triste, non aiuta, nel caso stai giù;)


Ma io oggi sto così bene e allora ascoltiamoci questa canzone:)Un saluto a chi passa, un grazie a Missi per il pensiero di ieri:)

martedì 19 settembre 2006

Carpent tua poma nepotes


Virgilio, Egloghe, IX, 50).



sono stato ier sera in campagna, le tue rose ancora hanno qualche ultima fioritura d'estate, ci sono le mele, le pere d'inverno, c'è tanta uva (ti ho disobbedito, lo so, ho tagliato solo la vigna vecchia, quando mi dicesti "tu non sei buono a curare la vigna, tagliala"). Le olive non sono molte ma belle e grosse, non sarà un cattivo raccolto. E' per te e per le mie figlie che la sto mantenendo questa terra, come tu la mantenesti, per tuo padre e per me.


stasera mamma mi ha detto che ti ha sognato: voleva farti scegliere un regalo, pensava ad una catenina d'oro, invece tu inopinatamente ne hai scelta una di perline. Allora le ho detto " mamma, vuoi vedere che se ne sta spaparanzato sotto una palma, tutto abbronzato, magari con qualche bella meticcia che lo accudisce?" :). Ci ha riso su, è serena, adesso. Le manchi ma il dolore straziante ha lasciato il posto alla malinconia...e non le fa più male.


domani è il 20 settembre, il tuo compleanno. Devo salire su al paese, mi fermerò un po' dove stai adesso. Sto bene, a volte ho pensieri ma sto bene. A caccia non ci vado più, ho messo i miei fucili accanto ai tuoi. Avevo pensato di privarmene ma non ci riesco...ricordi quante emozioni? Quante levate all'alba fredda e frizzante d'inverno, quante camminate dietro a Leo e Tre che tu avevi addestrato così bene...


buon compleanno Deves, buon compleanno, papà



 

Festa di San Michele



anche al mio paese c'è una festa in costume, quella di San Michele arcangelo, che si festeggia l'ultima domenica di settembre. Domenica prossima, quest'anno. Non è una rievocazione storica, però ma una semplice sfilata dei costumi tradizionali, belli, a detta dei più.


chi volesse approfondire può vedere qui, con una precisazione pedante *): De Sica non firmo' Anna di Brooklin; pur essendo indubbiamente suo, lo fece firmare a Carlo Lastricati


http://www.montecelio.it/La_Vunnella.htm


sia la mia nonna paterna che la bisnonna materna possedevano un costume di quelli originali, oltre 100 anni fa. Quello di mia nonna è andato a una delle sorelle di mio padre (giustamente, perché si tramanda in linea femminile) e da lei a mia cugina S.


 Quello della bisnonna, ahimé è stato diviso tra le 3 figlie femmine e poi ancora, nella generazione di mia madre. Sicché mamma possiede soltanto una parte della lunghissima catena d'oro che negli anni 50 venne divisa in tre e rimontata a collier e la " vunnella" che da il nome all'intero costume.


Un vero peccato che non si sia conservata l'integrità di quel costume, anche se della famiglia Lanciani dovrebbero esisterne almeno due, ancora.


Dieci anni fa la mia primogenita mi mise in croce, perché lo voleva anche lei. Così la accontentai. Ci vollero 6 mesi per far eseguire i ricami dall'unica ricamatrice esperta  rimasta a Montecelio ( e stendo un velo pietoso sulla spesa) ma alla fine il costume fu pronto e....due o tre volte l'ha indossato;) Poi ha cominciato a disamorarsi -in effetti la vestizione soltanto è una vera tortura, dura un paio d'ore!- tra studi, amici, viaggi e lavoro la cosa è passata in second'ordine e credo che nemmeno domenica prossima lo indosserà. Pazienza, vedremo la seconda, se vorrà ;).

lunedì 18 settembre 2006

Dei quadrati, piramidi, uccelli ed altre convergenze...


Tornando al post ed ai commenti di prima...beh, siamo solo noi plasmati dentro e fuori dal cristianesimo ad avere ( avuto?) un po' di ritegno a parlare, esplicitamente o meno di sesso. Il mondo antico non aveva, in generale, di questi problemi ed addirittura arrivava ad espressioni della sessualità che a noi oggi possono lasciare perplessi, come la prostituzione sacra, che si praticava nei templi.


E capita quindi (ricordo bene gli ammiccamenti, ai tempi del liceo) di leggere chissà quali sottintesi, a proposito di  uccellini, leggendo il bellissimo epicedio del passero di Catullo, in cui egli piange la morte del passerotto, che la sua fidanzata tanto amava, che lo stringeva al seno, che lo baciava....eppure l'epicedio era una forma normalissima - e a quei tempi raffinata- di poesia leggera, che Catullo derivava dai poeti alessandrini ( era uno scopiazzatore della madonna, Catullo, si sappia, poi è stato copiato anche lui;).


Circa 2 anni fa Caio Vibullio ( da non confondere con Caio Catullo;)) scrisse un epicedio per la morte di Shit, il bellissimo gatto nero di una mia amica e lei credo abbia gradito. Quindi, Missi, l'aratore può anche continuare a mangiare uccellini, fin che ne trova. Piuttosto sarebbe interessante sapere perché proprio un aratore, visto che una delle evoluzioni più importanti dell'homo sapiens sapiens fu quando cominciò la distinzione tra il contadino-aratore e il cacciatore:)


A volte capita di leggere le teorie più strane, fatte di ammiccamenti, sottintesi, coincidenze ed altro, specialmente da chi tenderebbe a dimostrare che se si trovano le stesse cose in parti del mondo tanto distanti e sconosciute per secoli tra loro...magari tutto discende da un'unica civiltà perduta o magari dagli extraterrestri. Prendiamo le piramidi o il boomerang o il propulsore per le lance ma anche le parole. Gli atzechi chiamavano dio " teo", come i Greci.


Allora gli studiosi ci hanno ragionato ed hanno parlato semplicemente di " convergenze culturali" e a me, pare la più giusta, pur non essendo studioso ma un semplice curioso.


baci,preventivi, stasera mi sento buono. :)

venerdì 15 settembre 2006


 



il quadrato magico


se ne sono trovati in tutto il mondo antico e ancora nel medio evo ma ancora si cercano interpretazioni del suo significato. Di sicuro si sa che si può leggere da ogni parte e che tutte le lettere che lo compongono, messe in segno di croce si possono leggere


PATERNOSTER


tra le lettere Alfa ed Omega. Letto così può essere un simbolo cristiano e infatti si trova anche nelle chiese. Ma chissà.


lunedì 11 settembre 2006

Delle Chat ed altro



caio vibullio fido



sola beatitudo beata solitudo



leben nebel



Sun, Space and Sea, City of Cape Canaveral


alias


(SS&S o anche Sun)


sono passati 9 anni, ho conosciuto tanta gente, tanta davvero. Alcune persone le ho ancora presenti, altre, come è giusto che sia, sono sparite, tamquam non essent.


Ne valeva la pena?


comunque vada, io dico di sì

domenica 10 settembre 2006

Non dimenticare l'undici settembre



Ero in ufficio, appena rientrato dalla pausa pranzo, guardavo la corrispondenza del giorno. Mi chiamò una collega e mi disse " guarda il sito della CNN".


Che tristezza vedere quel miracolo di tecnologia ardere e poi andare giù. Che angoscia pensare a tanta gente innocente intrappolata ed uccisa così. Che malinconia pensare di esserci stato, di averle viste dal basso infilarsi dritte e superbe nelle nuvole.


Capii subito che il mondo sarebbe cambiato e la sera lo scrissi in una mailing list cui partecipavo "...avremo meno democrazia, meno libertà, meno benessere, più paure.."


Non c'è alcun dubbio che dobbiamo difenderci dal terrorismo, se servisse, se me lo chiedessero...prenderei io stesso il fucile, senza esitare, ne va di mezzo il nostro stile di vita, la nostra cultura, la possibilità di dover recedere - e di brutto - in ogni modo. Però....


...però, cazzo, non bisogna dimenticare che dal 45 in poi non ci sono mai state meno di 8 guerre contemporaneamente, in tutto il mondo e che noi, del nord del mondo, ricco, civilizzato, industrializzato, raffinato, scettico, materialista, laico o credente...ecc ecc ecc...ci abbiamo speculato di brutto.


Non bisogna dimenticare tutti quelli che crepano, in tutto il mondo, di fame, di mine, di malattia, di stupide bombe intelligenti...e non hanno nemmeno la soddisfazione di avere lì la televisione o un fotografo che riprenda la loro - triste, oscena, bella, brutta, prematura, straziante...spettacolare o no- morte.


E se vivono, che vita è spezzarsi la schiena per un tozzo di pane, fare chilometri per rimediare la stessa quantità d'acqua, magari inquinata, che noi usiamo per lavare una sola pisciata al bagno...e gli deve bastare?


Io mi occupo, da tanti anni, di servizi sociali. Ci si ragiona male con la gente che ha la pancia vuota, con quelli che stanno male e non hanno i mezzi per curarsi o che addirittura non hanno nemmeno la capacità o la cultura di capire che debbono curarsi. Perché sono poveri pure di cultura.


Poveri, brutti, sporchi, cattivi. Vah, come è facile tacitarsi la coscienza "...io vorrei aiutarli ma cazzo, questi rispondono pure male, non sentono ragioni...e puzzano..dio come puzzano" davvero facile, lapalissiano, persino


ma sono come noi, hanno due gambe, due occhi, una bocca, un cuore, un'anima, come noi...sono noi stessi, come eravamo, come potremmo essere se quando avremo bisogno..nessuno ci darà una mano.


 Non ci si ragiona coi terroristi, eh? Come è incredibile ed assurdo che ci siano migliaia di persone, giovani che preferiscono morire con una bomba legata alla vita piuttosto che vivere...-anche i nostri giovani si uccidono, è vero ma loro lo fanno in modo più civile, in macchina, dopo la discoteca, vuoi mettere?..-


Ma che ragione, che speranza di vita, che prospettive può avere un ragazzo di 20 anni nato e cresciuto, come il padre e la madre in un ghetto libanese, in una baraccopoli del terzo mondo?


Allora, aiutiamoli ad uscire dal ghetto, togliamo ste cavolo di baraccopoli e soprattutto facciamo in modo che le migliaia di 11 settembre che accadono ogni giorno nel mondo abbiano fine, affinché il " nostro" 11 settembre rimanga, sperabilmente, unico.



mia figlia mi ha chiesto di portarla a vedere questa manifestazione e lo farò volentieri, da tempo desideravo fare un viaggo con lei, che mi è diventata così grande. E quindi spero di trovare due giorni, in quel periodo.


Non conosco Torino, ci sono stato un paio di volte soltanto. Però ho degli amici torinesi che rivedrò volentieri.


Di Torino era uno degli amici più grandi che abbia mai avuto: Alberto Roderi, compagno di corso ai tempi del militare. Lui, purtroppo...non lo potrò rivedere.


 Ci eravamo presi subito: stessa età, stessa altezza, stessi studi, stessi baffoni. Solo che lui era biondo come un vichingo ed io moro...come non sono più. Eravamo inseparabili, in quei 5 mesi ed uscivamo sempre insieme.


Ricordo una sera, al cinema della Cecchignola...eravamo talmente stanchi per la giornata d'addestramento che...ci addormentammo uno sulla spalla dell'altro, come due angioletti.


Non sto a dire, quando si accesero le luci, quanti lazzi da parte dei soldati, che ce l'avevano di default, contro gli allievi ufficiali, hehehe.


Era diventato un bravo autore Rai, con Clericetti, Starace e Domina faceva, tra l'altro, un programma che ascoltavo alla radio, tutte le domeniche mattina. Ricordo che ogni volta leggeva una lettera al figlioletto, Michele. Quanto amore, quanta intelligenza, quanta gioia di vivere trasparivano da quelle lettere.


Avremmo dovuto incontrarci, inseme ad altri colleghi, nell'agosto dell' 88...senonché io all'ultimo momento preferii andarmene a caccia in Iugoslavia. Quando tornai...seppi che era morto, in un incidente d'elicottero.


Sul comodino ho il libro in cui i colleghi vollero raccogliere le sue lettere a Michele,


 ogni tanto ne leggo una.


Ciao, Alberto, un sorriso :)


A.

.

sabato 9 settembre 2006

giovedì 7 settembre 2006


Considerando l'apertura alare e la frequenza del battito
delle ali, rapportate al peso, è scientificamente provato
che un coleottero non può volare..."VOLA PERCHÈ NON LO SA!!!"



Non ci sono solo i coleotteri a non conoscere la propria inabilità al volo.


Succede anche alle persone, talvolta.


E succede, anche, ai sentimenti.


Ma vivaddio


" Le Coeur a ses raisons que la Raison ne peut-pas comprendre"


E se si cade?


Se si cade, pazienza. Volare è volare, mica pizza e fichi.


mercoledì 6 settembre 2006

 


Senza catene...



sto per uscire, non mi va di scrivere parole mie...ascoltavo alla radio una canzone, posterò questa, assieme ai miei saluti. Ciao


Artista: Ron
Album: Ma Quando Dici Amore
Titolo: Non Abbiam Bisogno Di Parole



Adesso vieni qui,
e chiudi dolcemente gli occhi tuoi,
vedrai che la tristezza passerà,
e il resto poi chissà,
verrà domani.

Voglio star con te,
baciare le tue labbra
dirti che,
in questo tempo dove tutto passa,
dove tutto cambia.
Noi siamo ancora qua.

E non abbiam bisogno di parole,
per spiegare quello che è nascosto in fondo al nostro cuore,
ma ti solleverò tutte le volte che cadrai,
raccoglierò i tuoi fiori che per strada perderai
seguirò il tuo volo senza interferire mai,
per quello che voglio è stare insieme a te,
senza catene stare insieme a te.

Vieni più vicino
e sciogli i tuoi capelli amore mio,
il sole ti accarezza e ti accarezzo anche io,
e tu sei una rosa rossa.

Vieni più vicino
e accendi questo fuoco amore mio,
e brucieranno tutte le paure,
adesso lasciati andare.

E non abbiam bisogno di parole,
per spiegare quello che è nascosto in fondo al nostro cuore,
ma ti solleverò tutte le volte che cadrai,
raccoglierò i tuoi fiori che per strada perderai
e seguirò il tuo volo senza interferire mai,
perchè quello che voglio è stare insieme a te,
senza catene stare insieme a te.

Ma ti solleverò tutte le volte che cadrai,
raccoglierò i tuoi fiori che per strada perderai
e seguirò il tuo volo senza interferire mai,
perchè quello che voglio è stare insieme a te,
senza catene stare insieme a te.


Dove eravamo rimasti?