sabato 27 maggio 2006


Da Spoon River



DIPPOLD THE OPTICIAN
What do you see now?
Globes of red, yellow, purple.
Just a moment! And now?
My father and mother and sisters.
Yes! And now?
Knights at arms, beautiful women, kind faces.
Try this.
A field of grain - a city.
Very good! And now?
Many womens with bright eyes and open lips.
Try this.
Just a globet on a table.
Oh I see! Try this lens!
Just an open space - I see nothing in particular.
Well, now!
Pine trees, a lake, a summer sky.
That's better. And now?
A book.
Read a page for me.
I can't. My eyes are carried beyond the page.
Try this lens.
Depths of air.
Excellent! And now?
Light, just light, making everything below it a toy world.
Very well, we'll make the glasses
accordingly.


Non credo che siamo pochi, almeno quelli della mia età, ad essere arrivati a leggere E.L. Master dopo aver ascoltato il 33 di Fabrizio de André. Ad ogni compleanno immancabilmente ( e gradita) arrivava in regalo l'ultima raccolta di Fabrizio e io me lo ascoltavo e riascoltavo, di notte, magari mentre studiavo o pensavo a chissà che. Quella volta fu un dono nel dono, perché mi incuriosii, mi procurai l'Antologia di Spoon River e...ancora la leggo.


" molto bene, faremo gli occhiali così"


 

domenica 21 maggio 2006

Di solito non mi piace copiare le cose degli altri, avendo la presunzione di saper esprimere compiutamente, con parole mie, quel che mi passa per la testa. Però navigando nel web ho trovato in un sito di poesie questo testo di Vinicius De Morais. E l'ho trovato assai bello, capace comunque di rappresentare esperienze che uno come me...può avere vissuto. Si piò dedicare l'opera di altri a qualcuno? Massì, dai. E allora questo mio-non mio post lo voglio dedicare....al silenzio delle donne che probabilmente è l'unica cosa di cui io abbia veramente paura;)


Vinìcius De Morais



Sull'albero di fronte
avrò fatto sistemare un altoparlante con cui gli uccellini
amplifichino i loro canti allegri per il tuo languido risveglio.
Ti sveglierai felice sotto il lenzuolo di lino antico
con un raggio di sole che gioca nell'incavo dei tuoi seni
e mi darai la bocca in fiore; le mie mani amanti
ti cercheranno a lungo e tu verrai da lontano, amica
dal fondo del tuo essere di sonno e piume
per accogliermi; il nostro godimento
sarà sereno e lento, riposerò in te
come l'uomo sul suo tumulo, poiché nulla
ci sarà al di fuori di noi. Il nostro amore sarà semplice e senza tempo.
Poi saluteremo il chiarore. Tu dirai
buongiorno al soffitto che ci ripara
e allo specchio che raccoglie la tua rapida nudità.
Dopo avremo fame: ci sarà tè dell'India
per saziare la nostra sete e miele
per raddolcire il nostro pane. Soddisfatti, resteremo
come due fratelli che si amano al di là del sangue
e fumeremo insieme la nostra prima sigaretta del mattino.
Solo allora ci separeremo. Tu mi domanderai
e io ti risponderò, guardando con tenerezza le mie gambe
che l'amore ha placato, ricordandomi che esse hanno camminato molte leghe di donne
fino a scoprirti. Penserò che tu sei l'ultimo fiore
di questa mia disperata ricerca; che in te
si è fatta l'unità. All'improvviso, sarò triste
e solo come un uomo, vagamente attento
ai rumori distanti della città, mentre assurda ti affaccendi
nel tuo quotidiano, smarrita, ah così smarrita
da me. Sentirò qualcosa che si chiude nel mio petto
come una porta pesante. Sarò geloso
della luce che ti configura e di te stessa
che ti lasci vivere, quando dovresti
seguire con me come il giovane albero lungo la corrente di un fiume
in cerca dell'abisso. Mi viene l'angoscia
del limite che ci rende antagonisti. Vedo la calotta d'aria
che ti circonda - lo spazio
che separa i nostri tempi. La tua forma
è un'altra: troppo bella, forse, per poter
essere totalmente mia. Il tuo respiro
ubbidisce a un ritmo diverso. Tu sei donna.
Tu hai seni, lacrime e petali. Intorno a te
l'aria diventa profumo. Fuori di me
sei pura immagine; in me
sei come un uccello che io soggiogo, come il pane
che mastico, come una segreta fontana socchiusa
in cui bevo, come un residuo di nuvola
su cui riposo. Ma nullav riesce a strapparti alla tua ostinazione
di essere, fuori di me - e io soffro, amata
che tu non mi sia di più. Ma tutto è nulla.
Guardo all'improvviso il tuo volto, dov'è incisa
tutta la storia della vita, il tuo corpo
che dirompe in fiori, il tuo ventre
fertile. Ti muove
un'infinita pazienza. Nella nicchia del tuo sesso
ci sono io, le mie poesie, i miei dolori
le mie resurrezioni. I tuoi seni
sono brocche di latte con cui sazi
la fame universale. Sei donna
come foglia, come fiore e come frutto
e io sono semplicemente solo. Schiavo di te
mi accomiato da me, continuo a camminare alla tua grande
piccolina ombra. Ti vedrò fare il bagno
laverò da te ciò che è rimasto del nostro amore
mentre cerco nella mia mente qualcosa da dirti
di stupefacente. Ma tutto è nulla.
Sono i tuoi gesti a parlare, la contrazione
delle labbra in modo da stirare meglio la pelle
per darti la crema, la bocca
lievemente socchiusa con cui mistificare meglio l'eterna immagine
nell'eterno specchio. E allora, disperato
parto da te, sono cacciatore di tigri nel Bengala
alpinista sul Tibet, monaco a Cintra, speleologo
in Patagonia. Passo tre mesi
in una zattera in pieno oceano per
provare l'origine polinesiana dei maia. Mi nutro
di plancton, parlo con i gabbiani, affido al mare poesie in una bottiglia, finisco
per naufragare sulle coste di Antofagasta. Time, Life e Paris Match
mi dedicano grandi servizi. Mi fanno
l'Uomo dell'Anno" e candidato sicuro al Premio Nobel.
Ma ecco che mangi una pesca. Il tuo labbro
inferiore si piega sotto la polpa, il succo
scorre sul tuo mento, cade una goccia sul tuo seno
e tu ridi. Il tuo riso
disgrega gli atomi. Lo specchio si polverizza, il tubo di scarico si fonde
quantità insospettate di stronzio-90
si accumulano negli strati superiori del bagno
solo i geni dei miei pronipoti potranno dare una prova precisa della tua immensa
radioattività. Tu ridi, amica
e mi baci sapendo di pesca. E io ti amo
da morire. Dentro di me
cerco di allontanare le mie paure: "No, lei mi ama...".
Me lo dico per convincermi, mentre sento
i tuoi seni sbocciare nelle mie mani
e contrarsi le tue natiche. Vuoi rimanere incinta
immediatamente. C'è in te un improvviso desiderio di carciofi. Vorresti
un parto indolore alla luce della teoria dei riflessi condizionati
di Pavlov. Poi, sorridendo
taci. Odio il tuo silenzio
che non mi appartiene, che non è
di nessuno: il tuo silenzio
popolato di ricordi. Ti schiaffeggio
e corro a tagliarmi le vene con una lametta-blu; il mio sangue
sgorga come una richiesta di perdono. Apri la tua scatola del cucito
e cuci col filo giallo il mio polso abbandonato, che è per
associare bene i colori; dopo
mi fai succhiare la tua carotide, in una lunga, lenta
trasfusione. Io convalescente
cominci a uscire: sei stata dal parrucchiere. Scruto il tuo viso. Mi sento
tradito, deliquescente, sul punto di piangere. Ma ti avvicini
solo con la giacca del pigiama e posi
la mia mano sulla tua gamba. E allora io canto:
tu sei la donna amata: distruggimi! La tua bellezza
corrode la mia carne come un acido! Il tuo segno
è quello della distruzione! Nulla resta
dopo di te se non rovine! Tu sei il senso
di tutto il mio inutile, la causa
della mia intollerabile permanenza! Tu sei
una contraffazione dell'aurora! Amore, amata
tu sia benedetta: tu e la tua
impassibilità. Benedetta tu sia
tu che crei la vertigine nella calma, la calma
in seno alla passione. Benedetta tu sia
tu che lasci l'uomo nudo di fronte a se stesso, che abbatti
le fondamenta del quotidiano. Magico è il tuo viso
nella grande oscurità dell'esistenza. Sì, magico
è il viso di colei che non vuole se non l'abisso
dell'essere amato. Ci sia lei per smentire
la falsa donna, colei che si veste di inutili panni
e inutili danni. Lei possa, ogni giorno
rinnovare il tempo, trasformare
un'ora in un minuto. Ella sia
colei che nega ogni vanità, colei che costruisce
tutto il silenzio. Cammini
al fianco dell'uomo nella sua antica, solitaria marcia
verso l'ignoto - questa eterna coppia
con cui comincia e finisce il mondo - lei che ora
lontano da me, vicino a me, mentre vive
della costante presenza della mia nostalgia
è più che mai la mia amata: la mia amata e la mia amica
colei che mi sparge di olio santo ed è la depositaria dei miei canti
la mia amica mai superabile
la mia inseparabile nemica.






(Tratto da Vinícius de Morais - 55 Poesie, Mondadori, Milano, 1997, traduzione di Amina Di Munno.)


 


 


 



 

lunedì 15 maggio 2006

Juventus, addio



Ho fatto il tifo per la Juventus da quando avevo 10 anni, dai tempi esaltanti di Sivori. E poi, negli anni, l'ho seguita sempre con affetto, ammirazione, soddisfazione. Oggi la Juve ha vinto un altro scudetto, il suo ventinovesimo. Ma non provo niente, assolutamente niente, al di fuori dell'amarezza per le tante porcherie che in questi giorni sono state messe in luce. Non mi vergogno per me stesso, perché ho sempre fatto un tifo moderato, disinteressato, sereno. Ma mi vergogno e tanto per questa squadra, sputtanata da dirigenti che pur di vincere non si sono tirati indietro davanti ai magheggi più squallidi ed abietti. E allora ho un modo solo di esprimere la mia protesta ed il mio disgusto: " vai per la tua strada, Juventus, non sei più la mia squadra del cuore."


Caio

giovedì 11 maggio 2006

56k



Ieri sera, improvvisamente, l'adsl mi ha piantato e vane sono state le mie proteste con Telecom. Mi hanno detto che fino a giovedì sarei stato isolato. Così ho preso il portatile e l'ho collegato, in posizione precaria, sul tavolinetto del telefono vicino alla tv. Che impressione, tornare a collegarsi a 56 k, mi pare un secolo fa!! E ho riprovato emozioni antiche, come quando su Clarence qualcuno metteva foto grandi come lenzuoli e...il refresh della pagina non si apriva mai:) Hai voglia a dire, tornare indietro è sempre possibile eppure è difficile, caspita se è difficile, dopo essere stati viziati:)


Visto che le proteste di ieri sono state vane...stasera sono passato alle minacce e siccome si vede che sono un buon cliente (grazie alle mie figlie) hanno provveduto subito:  che i non meglio precisati problemi tecnici di fronte all'annuncio di una disdetta si sono ridimensionati hehe, così va il mondo.


Comunque, siccome i guai non vengono mai da soli ieri si è rotta pure la caldaia di casa, sob. Domattina vengono a cambiarla, per fortuna.


Evvabbeh, aveva 15 anni, pace:)

sabato 6 maggio 2006

Il mare dei vent'anni



Ci volevano 4 ore per arrivare, a volte anche di più, con la 850 di mio padre, su e giù per la vecchia Salaria, visto che la nuova ancora non c'era e non c'era ancora l'autostrada. Ma era una gioia partire, un'avventura il viaggio, un piacere vero arrivare. Prendevamo una casa grandissima, in via Volta, proprio sopra il bar. Era sprecata addirittura, visto che mio padre poco amava il mare e si faceva vivo un paio di volte in un mese. Sicché dormivamo uno per stanza, io, mia madre, mia nonna, mia sorella e ne avanzavano ancora due. All'epoca la nostra comitiva era assai grande: ci prendevano casa le cugine di mamma con mariti e figli eppoi altri parenti ed amici, in pratica facevamo un quartiere della mia città. Lo stabilimento era il Sud Est e mi piaceva tantissimo. C'è ancora, solo che è cambiato, ho riconosciuto solo il nome, l'anno scorso quando ci sono stato di passaggio e mi son voluto fermare apposta...e che nostalgia: erano i miei venti anni. A cento metri dalla riva avevano ancorato una piattaforma di legno. eravamo tanti, ragazzi e ragazze a divertirci sula spiaggia ma ad un certo punto io restavo sempre solo perché...perché non sapevo nuotare, ahimé. Quelli se ne andavano lì e io niente, mi mettevo a leggere sulla sdraio. Ma dopo la prima settimana mi dissi " e che sarà mai? sai pilotare un aereo, vuoi che non imparerai a nuotare?" Così me ne andai ai Magazzini Gabrielli e mi comprai maschera e pinne. Poi, allontanandomi per non farmi vedere, incominciai il mio corso di nuoto autodidatta e dopo tre giorni...beh, non ero Mark Spitz ma insomma...sapevo nuotare!!! Era bello quel posto o era bella l'età o entrambi, sta di fatto che ho dei ricordi bellissimi: tre estati dolcissime, tanti amici divertenti e...alcune ragazze niente male;).


Ogni anno mia madre comprava quantità industriali di souvenirs: soprammobili, collanine, brocchette, conchiglie e ogni anno, al ritorno, litigava con papà perché quello scatolone di chincaglierie sulla macchina proprio non ci stava, hehe. La sera si passeggiava, o si andava a ballare o ci si infrattava o...tutte e tre le cose ma che fatica farsi dare la macchina da papà e guai, se ci trovava qualche traccia compromettente!:)


M. era piccolina, non mi arrivava nemmeno alla spalla ma era così bella che sembrava una piccola dea dell'amore. Fu una bella storia, di quelle tipicamente estive, almeno per me, che in inverno mi fidanzai con una al paese. Invece lei mi cercò ancora, l'estate successiva ma io, con la crudeltà tipica della gioventù...non mi feci più trovare. Chissà dove sarai, chissà come sarai, adesso, dolcissima M. dagli occhi neri, un sorriso:)

giovedì 4 maggio 2006

 


Divertissement


Monna Lisa Sofi


Amos  Folsanini


Osman Finosali


Simona Flanosi


Non Siamo Falsi


 


0, 1, 1, 2, 3, 5, 8, 13, 21, 34, 55, 89, 144, 233, 377, 610, 987, 1597, 2584, 4181, 6765

martedì 2 maggio 2006


Uomini, poiché all'ultimo minuto
non vi assalga il rimorso ormai tardivo
per non aver pietà giammai avuto
e non diventi rantolo il respiro:
sappiate che la morte vi sorveglia
gioir nei prati o fra i muri di calce,
come crescere il gran guarda il villano
finché non sia maturo per la falce.


F.d.A.



Ci sono giorni che devi segnare con una pietra nera, giorni di tristezza, a volte di rimpianti. Oggi è uno di questi: nello stesso giorno ho perso Leonardo, mio cugino e Mario, amico e collega per tanti anni. Di Mario ricorderò sempre l'ironia disincantata da vero romanaccio venuto a lavorare in una cittadina di provincia. Dopo tanti anni da burocrate si era messo a fare l'architetto e credo  si sia divertito. Peccato se ne sia andato senza arrivare alla vecchiaia.


Leonardo ha avuto una parte importante nella mia vita. Dodici anni fa, proprio di questi tempi mi ha salvato la vita, che stavo perdendo a causa di una colecisti trascurata. Era un bravo chirurgo ed aveva un carattere d'oro. Zia mi aveva detto che stava meglio, dopo l'infarto e io ho rimandato la visita che volevo e dovevo fargli. Adesso ho questo rimpianto, di non averlo rivisto.


Ciao Mario, ciao Leonardo


con affetto


A.


Warning


Seguendo il consiglio di Fenice ho ridimensionato le foto.


Della serie " meglio tardi che mai" no, Fenice?;)


poi:


Avevo promesso a Net di mettere sul mio blog il link


della nuova chat di CK.


Lo faccio, sperando che altri vengano, come ai tempi di Clarence.


Saluti


Caio:)


http://www.clarencita.it/chat/chat.php


infine


Antico costume del mio paese natio


 


Primo Maggio


 



L'ho passato in perfetta solitudine, questo primo maggio. Non per snobbarlo ma perché avevo bisogno di staccare un po' la spina da cerimonie e gente. Tanto domani si ricomincia a mille. Finalmente il tempo è stato bello, sono tornato a casa scuro come se fossi stato al mare;)


Verso sera è venuto a trovarmi il mio vicino, gli ho offerto dell'acqua ( quella avevo ) e abbiamo fumato sotto la pergola parlando di uva ed olivi. Poi gli ho regalato degli asparagi che avevo appena raccolto e lui mi ha dato quattro cespi di insalata. Insomma, più o meno come si faceva ai tempi di mio nonno, immagino:)


Avrei tanta voglia di ritrovare lo scorrere lento del tempo, senza il pensiero di dover fare tante cose: correre, correre, correre. Ma so bene che non è possibile: per fermarsi...c'è tempo. Adesso mi accontento di questi scampoli di vita agreste, poi...si vedrà.