Dedicato a Michael Ventris
l'architetto antichista
ed a Margherita Guarducci una grande grecista
Michael Ventris nacque il 12 luglio 1922 da una benestante famiglia inglese. Il padre era ufficiale dell’esercito inglese in India; Michael potè così viaggiare molto.
A Gstaad, in Svizzera, imparò il tedesco ed il francese. Ma la facilità nell’apprendimento delle lingue lo portò in Inghilterra, grazie ad una borsa di studio, dove potè imparare il greco.
Il giovane Ventris si laureò, dopo la parentesi della seconda guerra mondiale e la sua partecipazione attiva come navigatore in una squadra di bombardieri, in architettura.
Ma la passione di Michael Ventris erano le lingue antiche e specialmente quelle non ancora decifrate.
Nel 1936 per il centenario della British School at Atens fu organizzata alla Burlington House di Londra una mostra; Arthur Evans in quella occasione tenne una conferenza sulle scoperte da lui effettuate proprio a Creta e parlò, ovviamente, anche delle lingue cretesi che, allora, non erano ancora state decifrate. Tra il pubblico c’era proprio Ventris.
Ma di lui si dice anche che all’età di sette anni comprò un libro sui geroglifici egiziani, poichè voleva cercare di decifrarli.
La disputa attorno alle lingue micenee si allargava sempre più e molti famosi studiosi del tempo proposero varie e spesso diverse ipotesi.
Nel 1940 Ventris pubblicò un articolo in cui proponeva una somiglianza tra etrusco e “lingue misteriose”. Ventris infatti si inserì perfettamente nel dibattito che in quegli anni vide impegnati i vari studiosi: tutti, o quasi, alla ricerca di segni, di figure, di suoni simili nelle lingue già scoperte.
Evans, ad esempio, dichiarò che non esisteva nessun collegamento tra le “lingue misteriose” e il greco antico. Nessuno osò contraddire ciò che quel grande studioso dichiarò.
In quegli stessi anni, fu riscoperta Pilo e con lei una zona del palazzo reale definita “Stanza dell’archivio”, in cui furono ritrovate 600 tavolette e più di argilla scritte in lineare B.
Dopo tantissimo tempo, dopo mille sforzi interpretativi, Michael Ventris il 10 luglio 1953 durante una trsmissione alla BBC dichiarò: “In queste ultime settimane son giunto alla conclusione che le tavolette di Cnosso e di Pilo debbono, malgrado tutto, essere scritte in greco; un greco certo arcaico e difficile, come può essere quello scritto cinquecento anni prima di Omero…”.
John Chadwick, un giovane glottologo, si mise subito in contatto con Ventris (al contrario dei dotti studiosi del tempo che lo disprezzarono per queste teorie da loro ritenute assurde!!!).
Grazie agli studi effettuati dalla coppia Ventris - Chadwick non solo si riuscì a decifrare una grande parte della tavolette in lineare B, ma si dette un enorme impulso agli studi micenei.
Così nell’ aprile del 1956 Ventris fu al centro dell’attenzione, durante il Primo Colloquio Internazionale sui testi micenei, tenutosi a Parigi.
Purtroppo con un incidente d’auto, avvenuto il 6 settembre 1956, si concluse la vita di un architetto appassionato di glottologia e di civiltà antiche, grazie al quale si incominciò a studiare maggiormente la Grecia del II millennio a.C.
Ho copiato da Wikipedia il testo sopra. Non mi andava di scrivere da solo una nota su Ventris e poi quel che si dice è sostanzialmente giusto.
Da ragazzo ho avuto una vera passione per questo architetto, che aveva la stessa età di mio padre e morì giovane. Ma non senza lasciare una traccia davvero importante nel mondo dell'archeologia e della filologia micenea. Un esempio luminoso di come a volte il genio di un dilettante possa portare a scoperte importanti a cui paludati e titolati studiosi non arrivano spesso per troppa supponenza.
Le tavolette di Cnosso, di Pilo e di altri siti coevi dell'area greco-micenea non sono altro che inventari, elenchi di cose, per di più annuali. Erano scritti su tavolette d'argilla non cotta. Alla fine dell'anno, verosimilmente un sunto di essi veniva riportato su materiali destinati a durare di più ( forse pergamene o cartapecora ) mentre le tavolette venivano ammorbidite nell'acqua e rese di nuovo vergini per essere riscritte l'anno successivo.
Ma le distruzioni dei palazzi, incendiati, fecero sì che ciò che doveva essere duraturo perisse mentre l'argilla che non doveva durare fu cotta ed ha traversato 35 secoli, fino a noi.
Già questa è una cosa così affascinante. Ma la cosa più bella fu che Ventris guardò alle tavolette di Pilo e di Cnosso ( il secondo tipo, la cd "lineare B, ché la " lineare A" ancora non viene decifrata) con un occhio scevro da pregiudizi. Non come aveva fatto Sir Artur Evans che come le vide disse " non è greco".
Ventris si chiese " e se fosse greco"
Così cominciò a provare, con le parole più semplici scritte quasi in forma geroglifica anche se si era accorto che era una scrittura sillabica. Vedeva una testa di cavallo in una parola di due sillabe e provò con pò-los, puledro e ci stava. Poi andò avanti fino ad arrivare a parole complesse, a dei nomi, come a-re-ka-sa-da-ra ,alessandra e ci stava e poi ti-ri-po-de per tripode. E così via. Era semplice ma nessuno ci aveva pensato. Ma nessuno poté più negare che quella lingua fosse greco.
Grazie a lui ne sappiamo un po' di più su quel mondo persino antecedente la guerra di Troia. Sappiamo un po' di più della storia, greca ed umana.
Serve la storia? a che serve? Eugenio Montale in una sua famosa poesia dice " la storia non è maestra di niente" Ma è un paradosso. Sapere e capire la storia serve quantomeno a non restare a bocca aperta davanti ai monumenti. A non scervellarsi nel chiedersi " chi l'avrà fatto?" a sapere da dove veniamo. E fa niente se non ci dice dove andiamo. Fa niente.
Come finì la mia passione per la filologia micenea? Bene. E male. Al secondo anno avevo già preso due trenta e lode, ero il pupillo della professoressa che mi chiamò per assegnarmi la tesi. Al secondo anno, quando c'erano alcuni che le correvano dietro da anni.
Poi mi disse " però devi imparare il tedesco, hai cinque mesi per farlo, altrimenti, niente tesi"
Quell'anno cominciai a lavorare dove sto adesso, ero precario, non avevo ferie non c'erano permessi di studio. Ogni tre mesi mi licenziavano riassumendomi dopo 5 giorni. Altro che tedesco, non avevo più tempo. O forse mi era passata la voglia non so. Lei si dispiacque assai, mi voleva bene. Era anziana già allora ma è morta quasi centenaria una decina di anni fa.
era davvero brava ed aveva un bel nome, Margherita.