lunedì 24 settembre 2007


AMICO FRAGILE
  Evaporato in una nuvola rossa,
  in una delle molte feritoie della notte con un bisogno d'attenzione,
  d'amore troppo "Se mi vuoi bene piangi" per essere corrisposti.
  Valeva la pena divertirvi le serate estive con un
  semplicissimo "Mi ricordo",
  per osservarvi affittare un chilo d'erba ai contadini in pensione e alle loro
  donne e regalare a piene mani oceani ed altre
  ed altre onde ai marinai in servizio, fino a scoprire ad uno
  ad uno i vostri nascondigli, senza rimpiangere la mia credulita';
  perche' gia' dalla prima trincea ero piu' curioso di voi,
  ero molto piu' curioso di voi.
  E poi sospeso tra i vostri "Come sta",
  meravigliato da luoghi meno comuni e piu' feroci,
  tipo "Come ti senti amico, amico fragile,
  se vuoi potro' occuparmi un'ora al mese di te"
  "Lo sa che io ho perduto due figli"
  "Signora lei e' una donna piuttosto distratta"
  e ancora ucciso dalla vostra cortesia
  nell'ora in cui un mio sogno ballerina di seconda fila, agitava
  per chissa' quale avvenire il suo presente
  di seni enormi e il suo cesareo fresco,
  pensavo e' bello che dove finiscano le mie dita
  debba in qualche modo incominciare una chitarra
  e poi seduto in mezzo ai vostri arrivederci,
  mi sentivo meno stanco di voi,
  ero molto meno stanco di voi.
  Potevo stuzzicare i pantaloni della sconosciuta
  fino a vederle spalancarsi la bocca.
  Potevo chiedere ad uno qualunque dei miei figli
  di parlare ancora male ad alta voce di me.
  Potevo barattare la mia chitarra ed il suo elmo
  con una scatola di legno che dicesse perderemo.
  Potevo chiedervi come si chiama il vostro cane,
  il mio e' un po' di tempo che si chiama Libero.
  Potevo assumere un cannibale al giorno
  per farmi insegnare la mia distanza dalle stelle.
  Potevo attraversare litri e litri di corallo
  per raggiungere un posto che si chiamasse
  "arrivederci"
  e mai che mi sia venuto in mente,
  di essere piu' ubriaco di voi,
  di essere molto piu' ubriaco di voi.
  

sabato 22 settembre 2007

Dedicato a...due piccoli schiavi



" chi sei tu?"


" mah...sono un... maestro!. Ci andate a scuola, voi?


 "No!"


 "Sì..."


"ci picchierai?"


" ma no, che dici...? nessuno vi picchierà"


" certo che ci picchieranno, lo fanno sempre"


" ma non io...chi vi picchia?"


" a casa"


" perché?"


" se non siamo bravi"


" a che fare?"


" a rubare,se non rubiamo nulla"


"Ah..."


Questo dialogo con due piccoli scriccioli di 9 e 7 anni, in una caserma dei Carabinieri, ieri notte...mi ha fatto star male. Non tanto per la fatica che è costata a me ed ai miei collaboratori trovare una sistemazione adeguata e sicura a loro, quanto per la consapevolezza che è stato un lavoro  inutile.


Erano piccolissimi ma, purtroppo, già ben addestrati, specialmente il maschietto. Sapevano quel che gli sarebbe sucesso se li prendevano. ( E meno male che li hanno presi i carabinieri, se li prendeva la gente esasperata che aveva circondato la casa...chissà) Sapevano che non possono essere schedati. Probabilmente questa esperienza l'avevano già fatta, forse più volte. Hanno telefonato ad un sedicente "zio" che però si è detto assai lontano e malato ma molto probabilmente era lì intorno a spiare. Alla domanda " dove sono i genitori? " hanno risposto che erano ai funerali dei bambini morti a Livorno ( risposta sicuramente preparata per commovere).


Adesso sono in casa famiglia, in attesa delle decisioni del magistrato. Ma alla fine...si sa, qualcuno si presenterà e se li riprenderà ed il giorno dopo saranno di nuovo in strada, la loro scuola, a mendicare, a rubare e la sera...una minestra...oppure botte.


Ce ne sono migliaia, così, a Roma e dintorni e come si risolve questo problema...io non lo so.

domenica 16 settembre 2007

dedicato a Poggio Cesi



Oggi pomeriggio sono uscito con lo scooter, avevo voglia di fare una passeggiata, prima di mettermi un po' a lavorare. Così sono andato in giro, senza meta, prima in città, poi verso Tivoli.


Senonché tornando da Tivoli ho visto che bruciava Poggio Cesi allora sono salito fino a Montecelio, per vedere come andava. I pompieri avevano chiuso la strada che va a Sant'Angelo Romano passando per il Poggio ( giustamente) ma dalle pendici di Montecelio si vedeva benissimo il fuoco, alimentato dal vento notevole e la sua opera di distruzione.


Ogni anno ci provano, maledetti, e ormai il versante che guarda Roma è brullo e spoglio. Qualche anno fa, anche a causa degli incendi, è morto l'immenso albero che dominava la sella tra i colli e tutto il panorama.


" 'U ciuciupicchiu" nel dialetto di Montecelio e Sant'Angelo. " bagolaro" in italiano " celtis australis" il suo nome latino. Un albero così grande ed antico che i Principi Cesi, signori di Montecelio, Sant'Angelo e tanti altri feudi qui intorno l'avevano messo nel loro stemma.


Speriamo che le fiamme non abbiano aggredito il versante nord dove è la foresta che degrada verso la valle dove si trova il cenote più profondo e misterioso del mondo, il " pozzo del Merro"


Il Poggio è l'unico dei Monti Cornicolani a non essere più abitato. E' una riserva di oltre 400 ettari di proprietà di un'unica famiglia , quella di Anacleto Gianni che fu anche presidente della Roma e che riposa, insieme alla moglie Elena, in una chiesetta solitaria dove molti scelgono di sposarsi, per la bellezza del luogo e la pace che trasmette all'anima.


Anticamente c'era un paese in cima a Poggio Cesi, venne abbandonato nel ME e mai più abitato. In mezzo al bosco si vedono ancora le rovine. E ci sono rovine di bellissime ville romane, dei terrazzamenti megalitici attribuiti agli antichi Pelasgi e non abbastanza studiati e tanti animali, altrove abbastanza rari, come l'istrice.


Il più illustre proprietario del Poggio gli ha dato anche il nome: Federico Cesi, Marchese di Montecelio, Duca di Acquasparta, Principe di San Polo, fondatore della Accademia dei Lincei, amico e protettore di Galileo Galilei



A Federico Cesi appartenne anche il Castello di Marco Simone, a Guidonia, che adesso è la casa di Laura Biagiotti e la sede più prestigiosa della sue attività.



Negli anni 80 l'UNICEM tentò di aggredire Poggio Cesi, per estrarre il calcare con cui fare il cemento e c'era quasi riuscita, realizzando intanto la strada per i camion e le ruspe. Facemmo un casino della madonna: raccolte di firme, marce, sit-in, articoli sui giornali, appelli a tutti quelli che potevano decidere o influenzare le decisioni. alla fine la spuntammo, la cava non si fece. Però, guarda caso, da allora quasi ogni anno il fuoco ricompare.





 


questa foto non mi è venuta bene, ero seduto sulla moto ma rende l'idea di come fosse violento il fuoco. Domani voglio andare a vedere se ha scavalcato il versante del bosco, spero di no. c'erano gli elicotteri e molti pompieri, assieme alla protezione civile e alle guardie venatorie.


Le passeggiate a Poggio Cesi appartengono all'anima di tutti noi che viviamo lì intorno. Ci si va per diletto, per asparagi, per funghi ( io, quando si poteva ancora, ci andavo anche a caccia ma è acqua passata;) ) Speriamo che si conservi bene anche per le generazioni future.

Un tango un po' triste



Uno – Mariano Mores,
Enrique Santos Disépolo - tango - Argentina

Uno busca lleno de esperanzas
El camino que los sueños
Prometieron a sus ansias,
Sabe que la lucha
Es cruel y es mucha,
Pero lucha
Y se desangra
Por la fe que lo empecina.
Uno va arrastrándose
Entre espinas
Y en su afán de dar su amor,
Sufre y se destroza hasta entender
Que uno se ha quedao sin corazón.
Precio de castigo que uno entrega
Por un beso que no llega
Un amor que lo engañó.
Vacío ya de amor
Y de llorar tanta traición.
 
Si yo tuviera el corazón,
El corazón que di.
Si yo pudiera como ayer
Querer sin presentir
Es posible que a tus ojos
Que me gritan su cariño
Los cerrara con mis besos
Sin pensar que eran
Como esos otros ojos,
Los perversos,
Los que hundieron mi vivir.
Si yo tuviera el corazón,
El mismo que perdí.
Si olvidara la que ayer lo destrozó
Y pudiera amarte,
Me abrazaría a tu ilusión
Para llorar tu amor.
 
Pero Dios te trajo a mi destino
Sin pensar que ya es muy tarde
Y no sabré como quererte.
Déjame que llore
Como aquel que sufre en vida
La tortura de llorar su propia muerte.
Buena como sos habrías salvado
Mi esperanza con tu amor.
Uno está tan solo en su dolor.
Uno está tan ciego en su penar.
Pero un frío cruel
Que es peor que el odio
--punto muerto de las almas,
Tumba horrenda de mi amor—
Maldijo y para siempre me robó
Toda ilusión.


ogni tanto vado in un ristorante argentino, a via Cavour, vicino ai Fori. E' un bell'ambiente, si mangia bene, hanno ottima carne ed anche ottimi vini ( un po' cari)


Si chiama Baires, come la capitale ed ha una clientela molto eterogenea, ci sono parecchi giovani, gente di mezza età ( eccomi ) ed anche anziani.


A volte si balla, una volta ci sono capitato. Io non so ballare ma mi piace guardare, mi piace la musica, mi piace la gente che esprime in questo modo quel che si sente dentro. Uno di questi anni, ci provo;)

giovedì 6 settembre 2007


" Laudato si', mi' Signore, per sora nostra morte corporale,

   da la quale nullu homo vivente po skappare "


Se ne è andato anche Big Luciano...si sapeva che stava molto male, la figlia grande l'aveva annunciato, prima delle ferie, la seconda moglie aveva smentito stizzita e forse...aveva ragione. La morte...esige pudore.


In questi giorni ho pensato molto alla morte...se ne sono andati molti personaggi pubblici, artisti, politici, sindacalisti. Ma se ne sono andati, nel giro di un mese o poco più anche tre amici, persone che avevano lavorato con me , tutti e tre autisti. Vorrei che sapessero che li ricorderò con affetto: il divertente Leonardo, il rustico Maurizio, il taciturno Mario. Ciao, amici miei. A modo vostro eravate degli artisti, anche voi.


Cosa si può dire, della morte, che non sia già stato scritto o detto da sempre? Io credo niente. Non c'è niente al mondo di più naturale...ché si può anche non nascere ma tutto ciò che nasce...poi deve morire.


A volte mi chiedo se ho paura o no della morte. Non so. Un paio di volte ci sono andato fisicamente vicino ma la prima volta ero piccolo, la seconda...speranzoso ed è andata bene. Poi...chissà come sarà.


Certo che non tutte le morti sono uguali, la mente ed il cuore si ribellano quando muore un giovane, quando sono opera di violenza, quando i genitori...sopravvivono ai figli, quando la morte di una persona cara comporta anche il disastro economico per una famiglia, come accadde a mia madre, orfana a nove mesi di un padre di 24 anni...


Ma, per restare nel mio privato, io non scorderò mai la morte della mia nonna paterna, per la serenità in cui avvenne, per quello che seppe donarmi pur nel dolore.


 Esiste la bella morte? Se esiste...io me la immagino come la sua, io...la vorrei, come la sua.


Aveva quasi 92 anni, da 9 era vedova, dopo un matrimonio felice con mio nonno assieme al quale aveva generato e cresciuto 5 figli. Era vecchia ma non aveva perduto la lucidità, il carattere ed il  carisma per i quali tutti l'ammiravano da sempre. Ed aveva le guance lisce e colorite di una ragazza, anche se non ci vedeva più da qualche anno e si muoveva poco.


Pochi mesi prima le avevo portato la mia primogenita appena nata ed aveva voluto toccarla, carezzarla e la bambina le aveva sorriso, per nulla intimorita.


Abitavo lontano, allora ma sapevo che stava spegnendosi ed andai a trovarla. C'erano le sue figlie in casa ma ci lasciarono soli nella grande camera da letto. Faceva fresco e tutto era in penombra. Mi disse di sedermi e mi prese la mano. Mi chiese di me, della famiglia del lavoro. Io parlavo e lei ascoltava, tranquilla, facendomi ogni tanto qualche altra domanda.


Poi mi interruppe, dicendomi " A., senti, le mie gambe sono fredde ed il freddo sta salendo, quindi...tra un po' morirò ma tu, non avere paura"


Mi veniva da piangere e non mi ricordo se dissi qualcosa. Restammo  con la mano nella mano e fu così che se ne andò, in silenzio ed io credo...appagata.


Mi girai per chiamare le zie ma erano lì, sulla soglia della porta, in silenzio pure loro.


martedì 4 settembre 2007

dove eravamo rimasti?



Sono tornato. Sabato, faticosamente, sono tornato a casa. Oggi, al lavoro. Credo di essermi riposato abbastanza anche se il viaggio di ritorno non finiva più. tredici ore per fare poco più di 800 km...sono troppe ma tant'è.



Come è andata la vacanza siciliana? Direi bene anche se ho girato di meno degli anni scorsi. Da casa a casa ho fatto solo 3100 km. Due anni fa furono 5600. Finalmente dopo 4 anni ho avuto l'occasione di vedere dal vivo la Etna in attività e una notte, poche sere fa, ben cinque boati che hanno fatto tremare la casa e l'aria. Ma lì non ci fanno caso. "La Etna è buona" dicono i locali e non fa male.




 


Ero partito con l'idea di fare un po' di dieta ma si è rivelata una pretesa velleitaria. Comunque un chilo l'ho perso, uno solo, penso a causa del viaggio;)




 


Vabbeh, ho interrotto le ferie prima del tempo, sarei dovuto tornare in ufficio tra 8 giorni. Questo mi costringerà domani a sistemare alcune cose burocratiche ma pazienza, in fondo il lavoro mi mancava, un po'.


Tornando in campagna, ieri, ho ritrovato il gatto, dopo mesi che non si vedeva. Chissà che ha fatto in questo tempo ma...ha un'aria soddisfatta;)




Un saluto a chi mi ha fatto visita qui. Non ho molto tempo per scrivere questo post ma voglio aggiungerci delle foto e...una poesia.



la Plaia di Catania



L'ibisco della mia amica C. padrona di casa



il nome di questo non lo so;)



granita e brioche a Caltagirone



la scala più famosa della sicilia



meravigliosa gola di Alcantara



la villa Belvedere sul mare di Acireale



Sant'Agata a Catania



ehm...



raccolti lungo una strada



per metterli nella macedonia



barocco da meraviglia a Modica



per non parlare di Noto



raccolte a quota 2000 o quasi



una vetrina ridondante ( ma sono tutte così) a Taormina


Vabbeh, qui mi fermo ma ne ho fatte circa 800 di foto, tutte con il cellulare


Ed ecco la poesia. Cosa c'entra? Boh, mi è venuta così, tenetevela. Eppoi Montale è Montale...je l'adore dicono i cugini francesi;)


Gloria del disteso mezzogiorno

Gloria del disteso mezzogiorno
quand' ombra non rendono gli alberi,
e più e più si mostrano d' attorno
per troppa luce, le parvenze, falbe.


Il sole, in alto, - e un secco greto.
Il mio giorno non é dunque passato:
l' ora più bella é di là dal muretto
che rinchiude in un occaso scialbato.


L' arsura, in giro; un martin pescatore
volteggia s' una reliquia di vita.
La buona pioggia é di là dallo squallore,
ma in attendere é gioia più compita.


Statevi bene


Caio