LX- Vincenzo
Ha telefonato Pierina.
Di solito lei telefona per cose carine. Negli anni si è assunta il ruolo di leader della classe 1950. Organizza le cene, le gite, mantiene i contatti, ci rcconta le cose più salienti. Mi piace questa sua sollecitudine e la sento sempre volentieri.
Stavolta no.
" Senti, è morto Vincenzo..."
" Ma come, Vincenzo, no, dai."
" Ti dico dì sì, purtroppo".
Nemmeno mi ricordo quel che ci siamo detti poi eppure è stato poco fa. Mi ero già perso dietro ai ricordi della fanciullezza. Vincenzo, che tartagliava se non sapeva la lezione, che era sempre curioso di tutto, che non aveva paura di niente.
Facevamo un gioco alle medie. Di giorno ci infilavamo di soppiatto nel grande giardino abbandonato dei Sinibaldi, che copriva gran parte della collina sul versante che guarda Roma. A metà del giardino c'era una profonda caverna, Al lume di una candela arrivavamo fin dove si poteva camminare, decine e decine di metri nel ventre della terra. Poi mettevamo alcuni spiccioli ciascuno e seppellivamo il gruzzoletto raccolto.
Il gioco poi avveniva la sera. Si tirava a sorte. Chi veniva estratto ed aveva coraggio doveva, da solo, saltare il muro, traversare il giardino, scendere nella grotta e prendersi i soldi.
Lo facemmo tre volte ma tutti quelli tirati a sorte si tirarono indietro. Meno che lui. In mezzora andava e tornava coi soldi.
" Hai avuto paura?"
" Maddeché, voi mettete i soldi che io ci vado mille volte"
Ovviamente lasciammo perdere. Ma lui era così. Sicché non mi meravigliai quando se ne andò a fare il poliziotto per parecchi anni e nemmeno quando, congedatosi, andò ad impiantare una azienda agricola in Brasile.
Lui, era così.
Pochi anni fa era tornato al paese a vivere coi genitori, con una compagna brasiliana ed un bambino piccolo. Ultimamente però l'avevo visto cambiato, si era come rimpicciolito, camminava con le stampelle, lui, che era sempre stato così atletico.
Alle mie domande fu evasivo, mi disse che era caduto ed io non insistetti per delicatezza ma evidentemente non si trattava di una caduta.
E adesso se ne è andato.
Ma di lui non ricorderò quando l'ho visto stanco e malato. Ricorderò un ragazzo forte e spavaldo, che non aveva paura di niente.
Addio, Vincenzo