domenica 29 giugno 2008


Su una lettera non scritta

Per un formicolìo d'albe, per pochi
fili su cui s'impigli
il fiocco della vita e s'incollani
in ore e in anni, oggi i delfini a coppie
capriolano coi figli? Oh ch'io non oda
nulla di te, ch'io fugga dal bagliore
dei tuoi cigli. Ben altro è sulla terra. Sparir non so né riaffacciarmi; tarda
la fucina vermiglia
della notte, la sera si fa lunga,
la preghiera è supplizio e non ancora
tra le rocce che sorgono t'è giunta
la bottiglia dal mare. L'onda, vuota,
si rompe sulla punta, a Finisterre.



(Eugenio Montale, La bufera; Finisterre)



http://it.youtube.com/watch?v=dfazmRp1DxI&feature=related



mercoledì 25 giugno 2008

 



 Let It Be

When I find myself in times of trouble
Mother Mary comes to me
Speaking words of wisdom, let it be.
And in my hour of darkness
She is standing right in front of me
Speaking words of wisdom, let it be.
Let it be, let it be.
Whisper words of wisdom, let it be.

And when the broken hearted people
Living in the world agree,
There will be an answer, let it be.
For though they may be parted there is
Still a chance that they will see
There will be an answer, let it be.
Let it be, let it be. Yeah
There will be an answer, let it be.

And when the night is cloudy,
There is still a light that shines on me,
Shine on until tomorrow, let it be.
I wake up to the sound of music
Mother Mary comes to me
Speaking words of wisdom, let it be.
Let it be, let it be.
There will be an answer, let it be.
Let it be, let it be,
Whisper words of wisdom, let it be.

http://it.youtube.com/watch?v=67J_66hdN-I&feature=related

martedì 24 giugno 2008

 



 Hey Jude, don’t make it bad,
Take a sad song and make it better,
Remember, to let her into your heart,
Then you can start to make it better.
Hey Jude don’t be afraid,
You were made to go out and get her,
The minute you let her under your skin,
Then you begin to make it better.
And anytime you feel the pain,
Hey Jude refrain,
Don’t carry the world upon your shoulders.
For well you know that it’s a fool,
Who plays it cool,
By making his world a little colder.
Hey Jude don’t let me down,
You have found her now go and get her,
Remember  to let her into your heart,
Then you can start to make it better.
So let it out and let it in
Hey Jude begin,
You’re waiting for someone to perform with.
And on’t you know that it’s just you.
Hey Jude, you’ll do,
The movement you need is on your shoulder.
Hey Jude, don’t make it bad,
Take a sad song and make it better,
Remember to let her under your skin,
Then you’ll begin to make it better

Testi dei Beatles (The)


http://it.youtube.com/watch?v=BD3ovfZXO5Q


sabato 21 giugno 2008

Delle porte, del tempo e della vita.



Verso le cinque del pomeriggio sono andato in campagna, volevo controllare se il trattamento dell'altro giorno avesse debellato i funghi che hanno attaccato i pomodori del mio orto. Chissà perché mi è venuto in mente di affacciarmi nel serbatoio di resina dove raccolgo l'acqua dei pluviali. Sapevo che era quasi vuoto, l'acqua l'avevo usata l'altro ieri per annaffiare le zucchine. Non che abbia bisogno di raccogliere l'acqua piovana, ho tre pozzi e posso cavarne quanta ne voglio, non finisce mai. Però quella dei pozzi è molto fredda e quando fa caldo meglio annaffiare con l'acqua a temperatura ambiente. Così, buttando lo sguardo ho notato, in quelle quattro dita d'acqua, un esserino, una piccola lucertola, stremata, immobile, riusciva a malapena a tenere la bocca sollevata dal pelo dell'acqua ma si vedeva che non ce la faceva più.


Sono stato un po' a guardarla, interrogandomi su come ci fosse finita lì dentro, per poi ritrovarsi assolutamente incapace di uscirne fuori, trovandoci la morte. Poi mi sono detto " però io posso salvarla" ho preso un mestolo antico appeso lì vicino e l'ho tirata su, deponendola sul cemento del marciapiede. E' stata un po'. Mi guardava o forse era un'illusione. Il respiro le gonfiava ritmicamente la gola dietro la bocca. Poi si è scossa e l'ho guardata infilarsi in una fessura sotto il marciapiede. Chissà cosa avrà pensato. Chissà se le lucertole pensano allo stesso modo che noi, chissà.


Quando ero piccolo, ormai 50 anni fa, papà mi aveva comprato un fucile ad aria compressa, un Diana 25 di cui ero assolutamente innamorato e, in questi stessi luoghi ero un micidiale cacciatore di uccellini e lucertole. Non ne sbagliavo una. Bastava la vedessi, nel raggio di 15 metri ed era morta.


Come si cambia. A caccia non ci vado più e le lucertole non le uccido più. Le salvo. Come si cambia nel corso della vita, quanti sentimenti, quanti ruoli, quante sembianze si assumono, di volta in volta. Quante porte si attraversano per passare da un ruolo all'altro, da uno stato all'altro, da una stagione all'altra, da una passione all'altra.


Da quando l'uomo ha avuto coscienza di sé, degli altri, del mondo non ha mai smesso di pensare al mistero di tanti passaggi, alla voglia di attraversare una porta, alla paura di aprire una porta, al rimpianto, a volte, di chiuderne una per non riaprirla, mai più. In latino porta si dice janua e Giano, Janus è il misterioso ed antico dio della porta. Cosa fa una porta? Separa od unisce? Entrambe le cose e questo è il bello della sua singolare sacralità. La porta ha due facce, una interna una esterna. Ma quale è il dentro, quale è il fuori? Dipende, dipende sempre da come la si guarda, dal desiderio che si ha, di entrare oppure di uscire. Giano veniva raffigurato con due facce su un'unica testa:  una da vecchio, una da giovane. E quindi non sovrintendeva soltanto al dentro ed al fuori ma anche al prima ed al dopo, al giovane, al vecchio. il giovane non è mai del tutto giovane, il vecchio non è mai del tutto vecchio. No, non lo è. Entrambi guardano l'infinito. L'infinito che c'è prima, l'infinito che c'è dopo. E quel che c'è in mezzo tra l'infinito di prima e l'infinito di dopo è il mistero, anch'esso-vivaddio- infinito della nostra vita, del nostro passaggio su questa terra, dei nostri sentimenti dei nostri amori. Infinito, sì. fin che dura la coscienza fin che si va avanti e, si spera, migliorando.



Da giovane mi sarei disinteressato della lucertola o forse l'avrei tirata su solo per non fare inquinare l'acqua, spiaccicandola subito dopo per terra, così, senza pensare che anch'essa era -pur sempre- una vita, al pari della mia. Mi piace quindi pensare di essere migliorato. Ma forse sono soltanto più debole. Chissà. Però...adesso una cosa la so, ne sono certo: è meglio aiutare che capire. A volte è solo una lucertolina semiaffogata ad avere bisogno di aiuto, a volte una farfalla che non riesce ad uscire dalla crisalide. A volte una persona, davanti ad una porta e non riesce ad uscire o ad entrare, chissà. Ma non vale chiederselo: basta aprire la porta.



http://it.youtube.com/watch?v=qVAVjzBPyxY


Ah, come stanno i pomodori? Bene, li ho salvati. L'ossido di rame ha fatto meraviglie!


mercoledì 18 giugno 2008

martedì 17 giugno 2008

 



Felicità


Trilussa



C'è un'ape che se posa
su un bottone de rosa:
lo succhia e se ne va...
Tutto sommato, la felicità
è una piccola cosa
.

http://it.youtube.com/watch?v=Sp0ccQVy1og

lunedì 16 giugno 2008


Calde lacrime,


per me, sul tuo viso.


Ma ti sorrido.


http://it.youtube.com/watch?v=Z1W3eD9xfDo&feature=related


In un cassetto ho ritrovato questa poesia, scritta d'un fiato nella notte precedente il primo raduno fatto con gli amici della mia classe, in occasione dei nostri 40 anni. L'avevo quasi dimenticata, preso dalle cose di tutti i giorni. Sono passati 18 anni. Volati, più che passati e alcune cose si sono avverate, altre non ancora, altre sono successe che non immaginavo. Una cosa è certa: ragazzi nonni...alcuni lo siamo già!. Io non ancora ma credo di essere pronto per questo ruolo, visto che ormai sono in età di pensione;)


Il Dialetto: quello di Montecelio è un dialetto metafonetico dell'Italia centrale, come ce ne sono tanti, con alcune particolarità che non sto qui a dire. Chi appartiene a questa area dialettale non avrà difficoltà a comprenderlo anche se la trascrizione fonetica mia è di sicuro un po' approssimativa. Beh, comunque io penso in dialetto, poi traduco mentalmente e scrivo e parlo in italiano ( ci provo, almeno) Il dialetto lo parlo soltanto coi miei amici del paese, con mia madre, con mia sorella. In casa non lo uso e quindi mi dispiace un po' che le mie figlie non ne conoscano che qualche parola assimilata da mia madre. Peccato ( o per fortuna?)  Quando mi arrabbio uso a volte espressioni dialettali ma io mi arrabbio di rado.


Non credo che questi ricordi personali espressi per di più 18 anni fa interessino molto ma nel caso non comprendiate qualche termine o modo di dire sono benevolmente disposto a fornire la traduzione.


Caio



‘A CLASSE


(24 giugno 1990, San Giovanni Battista)


 


 Vardàmoce po’ ‘n faccia: ‘n ce se crede,


ce semo fatti tutti quanti ‘ranni,


(e ognunu neu specchiu se ‘o vede)


perché semo ‘rrivati a quarant’anni.


 


Oggi è ‘n'a festa ‘ròssa: San Gnuvanni:


rappresenta ‘u sòle, che ‘rrivatu ‘n cima,


pianu pianu rescegne versu ‘e valli,


retrovènnose ormai da ’a parte china.


 


E rappresenta pure ‘a vita umana,


quanno che ormai matura e produttiva,


se comincia a sentì ‘na cosa strana,


perché ‘ntravvede già quell’atra riva.


 


Ce dice ch’è ffenita primavera …


Ma vè' l’estate e ‘a volemo bbella


co’ ‘u sòle sempre callu finu a sera


e l’Allegria vecinu pe’ sorella.


 


Ma vè' l’estate e ‘a volemo doce,


pè’ nui e pe’ tutti, giorno dopu giorno,


che non se senta mai l’amara voce


de chi ha raggione de lagnasse ‘ntorno.


 


“Te ‘o recordi, Arfò, me pare jeri”


me disse l’aru ggiorno Luiggino,,


‘a scola, ‘e figurine, i cortoccitti,


‘e gelosie, ‘e liti ‘e reppaciate,


 


 ‘o tèngo tuttu quantu scrittu ‘n mènte,


comme se ‘u tempu ‘n fosse mai passatu,


comme se ‘n mezzu n'ce stavesse gnente,


eppure... a quarant’anni so' ‘rrivatu!”


 


“Me ‘o recordo, certu” ji respose


“me pare ch’è successu solo jeri,


e ‘nsieme a quesse de tant’are cose


che me revengu spissu nei penzeri.


 


De quanno pijeàmo l’autobbusse


e de ‘e canzoni, i balli ‘e le regazze:


ognuna ce parea che bella fosse,


de ognuna se sperea che ce volesse.


 


Me resògno ‘gni tantu ‘n ballu a scòla


e ‘na regazza che spissu ce ballea:


de tante me resògno essa sòla,


e ballènno me pare che parlea:


 


“tu me volii, però non me 'o sì dittu”


“non te ‘o sò dittu: non me n’accorgea”.


chisà quanti de sogni come quistu


ognun de nui se porta nell’idea!


 


Chisà quante storie ‘n so’ mai nate


pe’ ‘na cosa ppiù micchia de’ ‘n capillu;


mejo coscì, però, che ‘lle stronzate


che ognun’ha fattu da giovanottillu!


 


Fortuna che ‘a vita, benché corta,


n’ara occasione bona te ‘a dane


e au momentu giustu te ‘a porta:


basta tenesse prunti a ‘pprofittane.


 


 Specialmente pe’ nnui dell’Anno Santu,


che semo nati co’ ‘na bbona stella


'u vantaggiu sarrà pe’ sempre tantu


e mai mancheremo de vedella.


 


Sti versi so’ pe’ vvui, ‘a Classe mea,


pe’ te che te rencontro ‘gni mmatina ,


pe’ te ch’era da mo’ che ‘n te vedea


e pure pe’ chi più non se vvecina.


 


Mo’ che so passata tutta ‘a notte


a scrive e a corrègge ‘ste do’ righe


fumènnome ‘n sò quante sigarette,


mo’ quasi quasi me cce vè’ da ride.


 


Scusateme se ‘a rima n’è sicura


e soprattuttu se ve sò annojati:


n’aru pocu ‘a strascio ‘sta bravura,


sti quattro versi tutti scompagnati.


 


A prossima, prometto, tra vint’anni,


quanno sarremo entrati ner Dumila,


quanno verremo (ormai regazzi-nonni)


coll’autobbusse che funziona a pila!



 http://it.youtube.com/watch?v=i35V4grpRpI

domenica 15 giugno 2008

mercoledì 11 giugno 2008


vecchi pensieri


E qualcosa rimane, fra le pagine chiare,
fra le pagine scure,
e cancello il tuo nome dalla mia facciata
e confondo i miei alibi e le tue ragioni,
i miei alibi e le tue ragioni.
Chi mi ha fatto le carte mi ha chiamato vincente
ma lo zingaro è un trucco.
Ma un futuro invadente, fossi stato un pò più giovane,
l'avrei distrutto con la fantasia,
l'avrei stracciato con la fantasia.


Ora le tue labbra puoi spedirle a un indirizzo nuovo
e la mia faccia sovrapporla
a quella di chissà chi altro.
I tuoi quattro assi, bada bene, di un colore solo,
li puoi nascondere o giocare come vuoi
o farli rimanere buoni amici come noi.


Santa voglia di vivere e dolce Venere di Rimmel.
Come quando fuori pioveva e tu mi domandavi
se per caso avevo ancora quella foto
in cui tu sorridevi e non guardavi.
Ed il vento passava sul tuo collo di pelliccia
e sulla tua persona e quando io,
senza capire, ho detto sì.
Hai detto "E' tutto quel che hai di me".
È tutto quel che ho di te.


francesco de gregori


rimmel, 1975






http://it.youtube.com/watch?v=R8f3JLDv5mQ