mercoledì 8 novembre 2006

Omaggio ad un grande archeologo


Ed a Cecilia, Giulia, Livia, Maria, Serafina Lanciani



Amedeo Rodolfo Lanciani (Roma, 2 gennaio 1845 - 21 maggio 1929), fu un archeologo, ingegnere e topografo italiano. Il rinvenimento, in epoca recente, del suo documento di battesimo, ha eliminato ogni dubbio sul luogo e sulla data di nascita e ha fatto conoscere la sequenza completa dei nomi attribuiti al neonato: Amedeo, Rodolfo, Giuseppe, Filippo.


Appartenente ad un'antica e nobile famiglia, originaria di Monticelli (dal 1882 Montecelio e dal 1937 Guidonia Montecelio) poi trasferitasi a Roma, Rodolfo era figlio di Pietro Lanciani, ingegnere ed architetto pontificio.


Dopo essersi laureato in lettere e poi in ingegneria presso l'Università di Roma, si occupò principalmente dell'antica Roma e fu segretario della Commissione archeologica comunale, dalla sua fondazione nel 1872, e ingegnere della Direzione generale dei musei e scavi presso il Ministero della pubblica istruzione tra il 1887 e il 1890. Protagonista e testimone diretto di un periodo straordinario dell'esplorazione archeologica di Roma, durante il quale la febbre edilizia fu pari soltanto a quella del secondo dopoguerra, in questa attività poté seguire tutti i numerosi ritrovamenti avvenuti nel corso dei lavori per Roma capitale, che descrisse con grande vivacità.


Nel decennio 1868-1878 esercitò la professione di ingegnere comunale di Montecelio, subentrando al padre finché non ebbe un incarico più prestigioso: infatti tra il 1878 e il 1927 per lui fu creata la cattedra di "Topografia romana" all'Università di Roma e per i suoi meriti successivamente fu nominato senatore del Regno d'Italia il 3 giugno 1911.


Rodolfo Lanciani morì a Roma il 21 maggio 1929, il 22 maggio furono celebrati i solenni funerali ed il 23 maggio fu commemorato al Senato, alla presenza di Benito Mussolini.


I risultati dei suoi studi sulla dislocazione dei monumenti antichi della città furono pubblicati tra il 1893 e il 1901 con il titolo di Forma Urbis Romae: si tratta della pianta di tutti i resti conosciuti dell'epoca romana e fino al VI secolo, composta da 46 tavole in scala 1:1000. Benché nel tempo alcune interpretazioni del Lanciani siano state messe in discussione, l'opera, ora disponibile anche in rete, presenta un notevole interesse anche per i non specialisti, in quanto integra anche le sovrapposizioni moderne (strade, piazze, ville ecc.) agli edifici antichi.


Le sue ricerche di archivio e bibliografiche furono pubblicate tra il 1902 e il 1912 nei quattro volumi della "Storia degli scavi di Roma e le notizie intorno alle collezioni romane di antichità", mentre altri volumi riguardanti i ritrovamenti dall'anno 1000 al 1879 sono stati recentemente pubblicati in sei volumi più un settimo di indici tra il 1989 e il 2002.


Manoscritti sono presenti nella Biblioteca Vaticana (pubblicati da Mario Buonocore) e il Fondo Lanciani dell'Istituto di archeologia e storia dell'arte di Roma conserva cartelle di appunti, stampe, disegni e altri manoscritti.


Manoscritti, disegni e progetti si trovano anche nell'Archivio Storico del Comune di Guidonia Montecelio.


(Fonte Wikipedia)


Forma Urbis Romae



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