martedì 2 ottobre 2007

L'omaggio di Q. Orazio Flacco alla terra tiburtina



Carmen VII.




Laudabunt alii claram Rhodon aut Mytilenen


aut Epheson bimarisve Corinthi


moenia vel Baccho Thebas vel Apolline Delphos


insignis aut Thessala Tempe;



sunt quibus unum opus est intactae Palladis urbem


carmine perpetuo celebrare et


undique decerptam fronti praeponere olivam;


plurimus in Iunonis honorem



aptum dicet equis Argos ditisque Mycenas:


me nec tam patiens Lacedaemon


nec tam Larisae percussit campus opimae


quam domus Albuneae resonantis



et praeceps Anio ac Tiburni lucus et uda


mobilibus pomaria rivis.


albus ut obscuro deterget nubila caelo


saepe Notus neque parturit imbris



perpetuos sic tu sapiens finire memento


tristitiam vitaeque labores


molli Plance mero seu te fulgentia signis


castra tenent seu densa tenebit



Tiburis umbra tui. Teucer Salamina patremque


cum fugeret tamen uda Lyaeo


tempora populea fertur vinxisse corona


sic tristis adfatus amicos:



`quo nos cumque feret melior fortuna parente


ibimus---o socii comitesque


nil desperandum Teucro duce et auspice: Teucri


certus enim promisit Apollo



ambiguam tellure nova Salamina futuram.


fortes peioraque passi


mecum saepe viri nunc vino pellite curas;


cras ingens iterabimus aequor.'


oggi faceva così caldo...un ritorno d'estate, un contrasto forte tra il fresco della mia casetta in campagna e le folate d'aria che sono entrate quando ho aperto le finestre. Sono stato fino a notte, contento di stare solo, senza il telefono, senza l'orologio a fare cose minimali come pulire il locale del pozzo o mettere a posto gli attrezzi. Cose di cui spesso mi trovo a pensare " uno di questi giorni lo faccio " che equivale invece a " uno di questi anni lo faccio" cioè...mai.


Poi sono salito sul tetto dell'altro casale, per sistemare un comignolo e guardando ad est mi sono sorpreso a rimirare il Lucretile, saldo ed imponente come un bastione e poi il Morra e poi Tivoli baciato dal sole, con l'Aniene che precipita furente nella gola ma poi placido incontra la piana e traversa questa terra così antica di storia e adesso così segnata - a volte martoriata - dall'attività umana.



 


Aveva una sua villa agreste, Orazio, appena sopra Tivoli, a Licenza. Lì passava i suoi giorni di "otium" lontano dal frastuono e dall'inquinamento di Roma. Lì beveva l'acqua freschissima della fonte Bandusia, lì faceva passeggiate per i boschi di faggi e di lecci ed una volta incontrò anche il lupo.



Amava questa terra e lo manifestò nei suoi versi. Chissà se gli piacerebbe ancora.



comunque...dalla cima del Monte Lucretile il mio paese si vede così e a me...piace:)


4 commenti:

missi ha detto...

Certe volte dedicarsi alle piccole inutili cose ci riempie l'anima...
E' bellissimo il tuo paese :)
Un bacio Caio :)

missi ha detto...

Certe volte dedicarsi alle piccole inutili cose ci riempie l'anima...
E' bellissimo il tuo paese :)
Un bacio Caio :)

missi ha detto...

Certe volte dedicarsi alle piccole inutili cose ci riempie l'anima...
E' bellissimo il tuo paese :)
Un bacio Caio :)

missi ha detto...

Certe volte dedicarsi alle piccole inutili cose ci riempie l'anima...
E' bellissimo il tuo paese :)
Un bacio Caio :)