venerdì 18 novembre 2005

3 ^ puntata, a seguito dell'incoraggiamento del mio unico lettore, Fenicevoices:) segue discorso di Balbo e articolo::

 

 


La potenza militare dell'Impero austriaco era annientata. L'ora della finis Austriæ era suonata. Il sogno dei nostri padri, il sogno del Risorgimento nazionale si era avverato.


La forza dell'Aviazione italiana alla fine della guerra è dimostrata dalla seguente statistica: al mattino del 4 novembre, quando fu firmato l'armistizio di Villa Giusti, l'Italia aveva in linea 1.055 aeroplani, dei quali 409 da caccia, 528 da ricognizione e 118 da bombardamento. L'Italia aveva inoltre sul fronte francese 14 aeroplani da bombardamento, in Macedonia 15 aeroplani da caccia e 15 da ricognizione, in Albania 18 aeroplani da caccia e 19 da ricognizione più 3 da bombardamento, senza contare i velivoli a disposizione della Marina. In totale alla fine della guerra l'Italia possedeva circa 1.800 apparecchi. Si era entrati in guerra con 103 apparecchi! La differenza fra queste cifre dice tutto lo sforzo da noi compiuto durante la guerra nazionale.


Si era partiti dal nulla; le ditte costruttrici, che nel 1915 erano meno di dieci, alla fine della guerra superavano il centinaio con una capacità produttiva di 700 apparecchi al mese. Nei quattro anni di guerra furono costruiti in Italia 20.000 aeroplani e 35.000 motori. Nel 1908 lavoravano nelle fabbriche aeronautiche oltre cinquantamila operai. Le scuole per i soli piloti passarono da 4 nel 1915 a 30 nel 1918. Durante la guerra furono inviati al fronte 5.100 piloti, 500 osservatori, 1.000 mitraglieri.


Altre cifre, che dicono con eloquenza lapidaria il contributo eroico dell'Aviazione nella difesa e nella vittoria della Patria, sono le seguenti: 775 apparecchi austriaci abbattuti; 165 apparecchi italiani perduti in combattimento aereo; 327 nostri piloti ed osservatori morti e feriti nella lotta aerea; 528 morti e feriti per incidenti in zona di operazioni; 765 morti nei campi di allenamento. In complesso l'Aeronautica italiana ebbe a registrare durante la guerra il 30 per cento di perdite nel suo personale.


Queste sono le cifre e i fatti cronologici dell'Aviazione italiana durante la guerra. Da essi balzano all'occhio un'osservazione e una constatazione importanti. Partiti in guerra con poco o nulla, con apparecchi stranieri e male in arnese, in soli tre anni sapemmo approntare un'Armata aerea forte e potente, formata di macchine italiane e di piloti di primo ordine, tanto che le azioni compiute dalla nostra Aviazione, sia collettive che individuali, per genialità di concezione, per audacia e precisione di attuazione, costituirono indiscutibilmente un fattore determinante della vittoria non solo italiana ma di tutta l'Intesa.


Sebbene la guerra aerea futura debba assumere, per potenza di macchine, di mezzi, d'invenzioni e di nuove applicazioni, una fisionomia e un'importanza ben più vaste e complesse di quelle assunte durante l'ultima guerra, lo studio dell'Aviazione italiana durante la guerra europea è ancora fonte di grande insegnamento.


Ma innanzi tutto un insegnamento gli Italiani debbono trarre dal ricordo degli eroismi della loro Aviazione, ed è questo: che oggi come allora, come domani e come sempre, la difesa, la grandezza, l'avvenire della Patria sono affidati alla passione, allo spirito di sacrificio, all'affetto dei figli verso la terra che ci ha allevato, che ci ha dato e ha dato al mondo tesori inobliabili di grandezza, di civiltà e di bellezza. ………………………………..Italo Balbo


 


 


 



 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 



 



 



 



 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


Questo, per sommi capi, era il quadro della situazione in cui si inserisce Montecelio, che tuttavia era destinato a ben altro avvenire che quello di un semplice aeroporto

 


Il Campo di Aviazione di Montecelio nacque dunque nel 1916 come scuola di volo per piloti nella piana denominata “Le Prata”, che  sino ad allora, pur attraversata dalla ferrovia, era stata soltanto un pascolo pianeggiante ed un buon terreno per il grano. Le coordinate geografiche sono le seguenti:


 


 


 


 41°59'25"N - 12°44'27" Quota s.l.m: 0088/0289 metri/piedi.........segue

 



 



 



 

24 commenti:

Rosslare ha detto...

dato l'alto numero di velivoli (come li chiamava D'Annunzio) rimasto a fine guerra i casi sono due.
O li contavano mentre volavano in cerchio (come i famosi carri armati di Mussolini che gira e rigira, conta e riconta, erano sempre gli stessi) oppure non hanno mai combattuto. (Stavo per dire nonsi sono mai librati in volo)
o tempora o velivolos

Rosslare ha detto...

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O li contavano mentre volavano in cerchio (come i famosi carri armati di Mussolini che gira e rigira, conta e riconta, erano sempre gli stessi) oppure non hanno mai combattuto. (Stavo per dire nonsi sono mai librati in volo)
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Rosslare ha detto...

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O li contavano mentre volavano in cerchio (come i famosi carri armati di Mussolini che gira e rigira, conta e riconta, erano sempre gli stessi) oppure non hanno mai combattuto. (Stavo per dire nonsi sono mai librati in volo)
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Rosslare ha detto...

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O li contavano mentre volavano in cerchio (come i famosi carri armati di Mussolini che gira e rigira, conta e riconta, erano sempre gli stessi) oppure non hanno mai combattuto. (Stavo per dire nonsi sono mai librati in volo)
o tempora o velivolos

Rosslare ha detto...

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O li contavano mentre volavano in cerchio (come i famosi carri armati di Mussolini che gira e rigira, conta e riconta, erano sempre gli stessi) oppure non hanno mai combattuto. (Stavo per dire nonsi sono mai librati in volo)
o tempora o velivolos

piccerella ha detto...

ieri pomeriggio sono passata da qui e ho visto che il tuo blog ha preso un certo "volo"...ieri non sapevo che dire...e questo vale anche oggi..sarà che non so nulla?!boh :)

asietta

piccerella ha detto...

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asietta

piccerella ha detto...

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asietta

piccerella ha detto...

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asietta

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asietta

caiovibullio ha detto...

Uè, che onore, un commento del mio amico Rosslare;) Beh io penso che veramente durante la prima guerra mondiale l'industria italiana rispose bene alla richiesta degli Stati Maggiori. Però considera l'estrema semplicità pionieristica di quei mezzi. Il fatto grave avvenne invece prima della seconda guerra mondiale: l'industria non era assolutamente in grado di applicare le innovazioni, a volte geniali, degli scienziati di Guidonia, anche se avevamo aerei eccellenti, come i Savoia Marchetti, nelle varie versioni. Basta pensare che lo shuttle è una versione ridotta dell'aereo supersonico progettato a Guidonia da Ferri, in grado di arrivare da Roma a Tokio in 4 ore. In Italia una cosa così non si poteva fare, né prima né dopo la guerra. Questo Mussolini lo sapeva e questo fu il suo imperdonabile errore di valutazione. Lui pensava che, a rimorchio dei Tedeschi, con un paio di migliaia di morti si serebbe seduto al tavolo dei vincitori.

caiovibullio ha detto...

Asietta, non riesco a rientrare nel blog di Malika e adesso devo andare a fare il mio secondo lavoro e, a seguire, il terzo:) grazie della visita:)
Caio

caiovibullio ha detto...

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Caio

caiovibullio ha detto...

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Caio

caiovibullio ha detto...

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Caio

caiovibullio ha detto...

Asietta, non riesco a rientrare nel blog di Malika e adesso devo andare a fare il mio secondo lavoro e, a seguire, il terzo:) grazie della visita:)
Caio

fenicevoices ha detto...

spero di non aver creato un mostro ;)

fenicevoices ha detto...

nel caso ,impara ad impaginare ;)

caiovibullio ha detto...

Fenicevoices....ptrrrrrrr!!!!!!
Vabbeh, visto che sei la mia prima lettrice ti perdono ed accetto i tuoi suggerimenti. Si impagina male perché, suppongo, c'erano delle foto che non ho caricato. Dammi tempo, io sono lento ma arrivo e quindi...arriverò;)
buona serata, Caio

caiovibullio ha detto...

Fenicevoices....ptrrrrrrr!!!!!!
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buona serata, Caio

caiovibullio ha detto...

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buona serata, Caio

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buona serata, Caio

fenicevoices ha detto...

lento pede...;)