martedì 22 novembre 2005

Settima puntata....se non mi pagate non smetto hehehe




Le ricadute pratiche delle esperienze di Guidonia, tuttavia non diedero frutti in Italia, se non in minima parte, soprattutto a causa del tracollo bellico. Ma gli uomini che lavorarono a Guidonia, il loro bagaglio di esperienze, lo spirito con cui solevano affrontare il lavoro scientifico furono come dei semi che si sparsero per il mondo, contribuendo allo sviluppo dell’aviazione civile e militare. Quando si parla del contributo italiano alla colonizzazione dello spazio non si può non ricordare uomini come Gaetano Arturo Crocco, come Antonio Ferri, come Luigi Broglio, come Carlo Riparbelli, come lo stesso Luigi Crocco, figlio di Carlo Arturo e degno continuatore dell’opera paterna, personaggio notissimo all’estero, la cui attività scientifica, a Guidonia e dopo Guidonia, andrebbe sicuramente messa in risalto ed approfondita.


Olte agli uomini di spicco, militari e scienziati che operarono nel Centro Studi ed Esperienze è doveroso ricordare anche tutti coloro che svolgevano ruoli minori ma non per questo meno importanti poiché sicuramente erano all’altezza dei loro superiori.


Ricordiamo qui le specialità dei militari nel 1923:


A Costruzioni aeronautiche


B Armamento


C Chimici


E Edili


F Servizio Fotografico


M Servizio Aerologico


RT Servizio elettrico e radiotelegrafico


In seguito vi saranno anche esperti di geofisica e meteorologia.


 


 


 


E dei civili, desunte dal Ruolo del 1927 per gli impiegati Civili (Tecnici)


Geofisico Direttore


Geofisico


Assistente di Aerologia


Capotecnico principale


Geometra principale


Primo Capotecnico


Perito industriale Capotecnico


Primo Geometra


Disegnatore Principale


Primo Disegnatore


Assistente tecnico ed edile


 


 


 


La costruzione del Centro Studi ed Esperienze, che si chiamò da subito Guidonia, mentre il Campo di volo continuò a chiamarsi Montecelio fino al 1939, iniziò subito dopo l’approvazione del Piano Regolatore, che è del 1931.


I nuovi impianti sorsero a monte della Ferrovia, mentre il Campo di volo si era sviluppato a valle. La Ferrovia si trovò quindi a svolgere un nuovo ruolo, di carattere urbanistico: distinguere, pur senza separare del tutto le nuove attività di ricerca da quelle operative della Base.


Essi lambirono quindi le pendici delle alture che degradano verso la piana, Collelargo e Colle della Farina, appena al di sotto della attuale via Cristoforo Ferrari che a sua volta ricalca il percorso, ancora visibile, dell’antica Tiburtino-Cornicolana, costeggiato da ville romane alcune delle quali erano presenti, tra l’altro, anche dentro gli attuali 240 ettari della Base.


Come avverrà in seguito per la Città di Guidonia, gli edifici progettati da Jammarino e Traverso, vennero ben costruiti in un tempo che stupisce per la sua brevità, considerati i mezzi a disposizione in quell’epoca.


Un ingresso monumentale si apriva sul Largo Duca D’Aosta, proprio dirimpetto al cippo sotto il quale venne posata la prima pietra di Guidonia. Questo è anche il punto di raccordo tra l’Aeroporto  e la Città dell’Aria: dal Largo Duca D’Aosta si diparte infatti il Viale Leonardo Da Vinci che con una breve salita porta direttamente alla piazza del Comune.


L’edificio della Divisione radioelettrica era il primo che si incontrava dopo il Corpo di guardia. In esso venivano sperimentati ed a volte costruiti ex novo ogni sorta di apparecchi per la comunicazione aerea, di radioindicazione di rotta e per la misurazione delle distanze. Si facevano prove di elettro acustica, si sperimentavano telecomandi. Le tre grandi antenne per onde campionate  che si ergevano nelle immediate vicinanze svolgevano un prezioso ruolo di ausilio per la navigazione aerea a livello nazionale. Ad un certo punto della guerra, anche basandosi su apparecchi catturati agli inglesi ed agli americani si stavano mettendo a punto dei modelli di radar. Tuttavia era ormai tardi e l’armistizio del 43 mise fine a tale attività, come del resto a tutte le altre.


La divisione Radioelettrica aveva poi un centro satellite a Tor Mastorta a 2 km dall’Aeroporto. Esso era costituito da un piccolo edificio dove era situato un centro di ricezione e di ascolto per il collegamento con gli aeroplani in volo e gli aeroporti italiani. Tale edificio venne malauguratamente distrutto negli anni 80 per il passaggio della Bretella Autostradale Fiano-San Cesareo ma una selva di pali di cemento disseminati su alcuni ettari testimonia ancora oggi la presenza di una enorme rete di antenne.


L’edificio della Direzione Superiore Studi ed Esperienze era quello più grande. Costruito, come gli altri con abbondante uso del travertino locale, ospitava il Generale Direttore Superiore ed era allo stesso tempo sede di Divisioni e sezioni minori, che non avevano a loro volta un edificio dedicato. Ricordiamo la Divisione Aerodinamica ed Idrodinamica, la Divisione Motori e Stumenti di bordo, la Sezione Motori, la Divisione Chimico Tecnologica e la Divisione aerostrutture.


Vi era poi anche la Sezione Ottico Fotografica che aveva il compito di eseguire prove ed esperienze sulle macchine fotografiche, sul modo migliore di installarle ed usarle a bordo degli aerei, su ogni tipo di strumento ottico, sul materiale fotografico e le pellicole, sulla fotografia aerea e quella in condizioni di minore visibilità per oscurità o foschia.


Nel periodo della guerra il personale militare venne rafforzato da alcuni professori universitari i quali vennero cooptati nella struttura organizzativa e si videro attribuire il grado di capitano.


Gli studi della DSSE vertevano soprattutto sulla sperimentazione di nuovi tipi di bombe e siluri e sul miglioramento della  protezione degli aerei dai danni arrecati dai proiettili nemici.


Tutto ciò richiedeva ovviamente grandi capacità di calcolo ed una perfetta conoscenza di Meccanica, Aerodinamica e  Balistica.


Un edificio molto importante era quello della Divisione Chimica-Tecnologica. Essa aveva quattro Sezioni:


·        Sez. I Carburanti, lubrificanti, Vernici, con un laboratorio satellite a Fiumicino per la determinazione del numero degli ottani delle benzine.


·        Sez. II   Prove meccaniche e tecnologiche.


·        Sez. III  Metallurgica Metallografia


·        Sez. IV Chimica Fisica


Il Capo della Divisione era il Col. Giuliano Montelucci che oltre ad essere un validissimo chimico fu anche uno dei maggiori botanici italiani del 900 e come tale ebbe in seguito una brillantissima carriera all’Università di Firenze.


L’edificio della Sezione Aerostrutture era più basso degli altri ma molto ampio ed era denominato Officina Modelli. In esso venivano costruiti in legno leggerissimo e con impareggiabile maestria sia i modelli di aeroplano che di singole parti, quali eliche, pale, ali e parti di fusoliera da sottoporre poi alle prove nelle gallerie.


E’ un vero peccato che resti ben poco di questi modelli, come, del resto, di tutta una infinita serie di strumenti scientifici appartenenti ai laboratori di Guidonia.


Dopo l’8 settembre 1943 il Centro Studi ed Esperienze di Guidonia subì diverse razzie. Sembra che l’ing. Cornetto riuscì a salvare parecchio materiale e numerosi strumenti scientifici, trasportandoli nella sua grande villa presso le sorgenti delle acque Albule. Tuttavia,  dopo la morte di Cornetto avvenuta a metà degli anni 70, anche la sua villa ha subito continui furti e razzie, il mobilio è stato asportato, il prezioso archivio disperso e la villa stessa è ridotta ormai a poco più di un rudere. Non è tuttavia azzardato pensare che qualcuno dei preziosi aeromodelli del Centro Studi ed Esperienze faccia ancora oggi bella mostra di sé in qualche salotto di Guidonia e paraggi.


Gli edifici della Sezione Aerodinamica comprendevano quattro piccole gallerie del vento, identiche tra loro, di cui due destinate alle prove di routine su modelli di aeroplani già esistenti che si volevano migliorare.


Venivano provati modelli di aereo di ogni genere, non solo militare ma anche civile. Inoltre le gallerie erano anche a disposizione delle Ditte costruttrici per fare prove su progetti presentati da esse. Venivano poi provati modelli di eliche, profili alari ed anche modelli di bombe, di siluri e persino di automobili. Chi scrive ricorda ancora il suo istruttore al corso Allievi Ufficiali del Servizio Automobilistico, che, parlando di un modello Alfa Romeo diceva: “l’ha disegnato il vento”.

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