martedì 22 novembre 2005

Ottava puntata:questa la posto per conciliare il sonno di Fenicevoices;). Buon pro ti faccia hehehe


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La Galleria verticale era sicuramente l’elemento più spettacolare: tutti volevano visitarla e al termine della visita ne rimanevano decisamente impressionati. Essa si prestava ad una infinità di esperimenti ma soprattutto serviva a sperimentare i sistemi migliori per evitare l’avvitamento, pericolo mortale per ogni aeroplano e per ogni pilota ed eventualmente sviluppare le tecniche per uscire dai diversi tipi di vite.


Oltre all’impressionante rudere ancora in situ sono per fortuna rimasti foto e filmati dell’epoca che mostrano l’impianto e gli esperimenti che esso rendeva possibili.


Vi era poi la Galleria Stratosferica Ultrasonora.


Per rendersi conto dell’importanza di tale impianto, unico al mondo negli anni Trenta è sufficiente accedere al sito della NASA (già NACA) e vedere pubblicati i memorandum degli studi compiuti in essa dal suo Direttore, il Ten. Ing. Antonio Ferri, poi Maggiore, passato direttamente da Guidonia alla Naca già nel 1943 e divenuto Preside del Politecnico di Brooklyn.


Grazie alla esperienza ed agli studi compiuti a Guidonia Ferri rivoluzionò le conoscenze degli americani in materia, che erano afflitte da errori sistematici di cui essi non si rendevano conto e fece fare un balzo enorme alla tecnologia americana. E oltre a Ferri anche Luigi Crocco e per alcuni verso Luigi Broglio (che però non accettò l’invito a trasferirsi in America), altri due Guidoniani di grandissimo valore furono in seguito apprezzati e valorizzati al massimo non solo dagli americani ma anche a livello europeo e mondiale.


Occorre dire, tra l’altro, che per brevità di esposizione e per la poca dimestichezza con la parte scientifica e tecnica della materia trattata noi abbiamo fatto qui pochissimi nomi dei tanti “Guidoniani” che si sono guadagnata una fama scientifica di rilievo o che comunque hanno avuto bellissime carriere, sia nell’Aeronautica Militare, sia nell’Industria aeronautica italiana e mondiale, sia nell’Amministrazione civile dello Stato.


Se, come è auspicabile, sarà realizzato a Guidonia il “Parco dell’Aria”, una delle sue indispensabili funzioni sarà quella di raccogliere in un unico Centro di documentazione le memorie e le esperienze di tutti questi insigni personaggi. E non solo: sarebbe veramente prezioso poter raccogliere anche le memorie di tanti personaggi minori: sottufficiali, militari semplici, impiegati civili, maestranze, molti dei quali provenivano da Montecelio, altri da diverse regioni d’Italia. Un unico filo li legava tra loro, all’insegna della capacità, del senso del dovere, dello spirito di sacrificio. Moltissimi stabilirono qui le loro radici, popolando la nuova Città aeronautica, che in seguito è diventata il Capoluogo dell’attuale grande Comune di Guidonia Montecelio, il 3° Comune del Lazio.



 




 




 




 



Abbiamo trovato su interrnet i memorandum e la copertina della relazione Naca sugli esperimenti di Ferri a Guidonia. E’ interessante notare come dai timbri apposti la Naca sembra esserne stata in possesso sin dal 1939, mentre le due righe in tedesco datate 1938 dimostrerebbero forse una provenienza tedesca del documento.


Quello che è certo è che gli americani tenevano in gran conto l’opera svolta da Ferri ed altri scienziati a Guidonia e non persero tempo ad accaparrarseli, appena se ne presentò loro l’occasione.


La galleria stratosferica ultrasonora o supersonica realizzata a Guidonia da Antonio Ferri e Luigi Crocco per volere del grandissimo scienziato Gen. Carlo Arturo Crocco è il simbolo stesso della lungimiranza dei progettisti del Centro Studi ed Esperienze. La galleria era costruita sul modello di quella di  Ackerett di Zurigo ma era tre volte più potente, col suo motore a corrente continua della potenza di 2859 CV che riusciva a produrre un flusso d’aria con una velocità superiore ai 2.000 km orari.


Al momento della sua costruzione nessun aereo militare infatti, aveva mai superato i 350 km orari. Non solo, pur ammettendo che il progresso nella tecnologia dei materiali, dei propulsori e dei carburanti avrebbe sicuramente permesso di aumentare di molto la velocità degli aerei, la maggior parte degli scienziati e principalmente gli Americani erano convinti che la velocità del suono era la massima raggiungibile senza pericolo per il mezzo ed il pilota. Al raggiungimento di essa si sarebbe creato quello che veniva (e viene ancora) definito il “muro del suono”. Erano convinti, in buona sostanza, che il coefficiente di resistenza dell’aria a velocità sonica sarebbe stato così elevato da distruggere il mezzo stesso.


Ferri, i cui studi si completavano con quelli paralleli e congiunti del grande Luigi Crocco, dimostrò che non era vero, che i calcoli degli americani erano viziati da errori sistematici nascosti e che quindi la velocità supersonica poteva essere superata senza problemi e addirittura duplicata numerose volte.


A dimostrazione delle sue idee scrisse un libro sul volo supersonico “l’Aerodinamica supersonica” che fu il primo libro sul volo supersonico al mondo.


In esso riportò decine e decine degli esperimenti effettuati a Guidonia. Con la sua autorità scientifica convinse gli americani a costruire gallerie supersoniche discontinue per mezzo delle quali gli americani acquisirono una enorme superiorità aeronautica negli anni successivi.


Non solo, negli anni 60 Ferri propugnò presso il governo degli Stati Uniti il suo progetto di aereo supersonico, capace di raggiungere una velocità 12 volte superiore a quella del suono. Decollando ed atterrando orizzontalmente tale aereo avrebbe potuto volare anche fuori l’atmosfera con dei razzi ausiliari, entrando in orbite spaziali basse.


Il progetto in realtà  non venne realizzato compiutamente per problemi di budget ma come non riconoscere nell’attuale “space shuttle” una versione più economica e modesta dell’aereo ipersonico di Ferri?


Accenniamo infine alla massiccia mole della Galleria a doppio ritorno. Questa, come tantissimi altri brevetti di quel tempo, era una creazione originale di Carlo Arturo Crocco, un personaggio sicuramente geniale, tanto che in aeronautica avevano inventato un ritornello che recitava più o meno così: “ tutto ciò che vedo o tocco, l’ha inventato Arturo Crocco”. Essa era idonea a realizzare qualsiasi tipo di prova aerodinamica, da quella degli aerei e parti di essi a quella delle navi, dei siluri, delle bombe e persino dei treni. In 41 mesi di attività furono eseguiti almeno 50  diverse ricerche, oltre a quelle eseguite per conto della Marina che impegnò la Galleria per moltissimo tempo


Accenniamo ora brevemente allo spettacolare edificio della Sezione Idrodinamica.


Esso è ancora oggi perfettamente visibile da chi lascia il centro abitato di Guidonia percorrendo la via Cristoforo Ferrari in direzione della Maremmana.


Complessivamente aveva una lunghezza di circa 500 metri. Il professor Bernardino Lattanzi nell’opera citata che seguiamo in questa nostra succinta descrizione, ci dà le dimensioni della vasca: Lunghezza m. 436,70   larghezza m.6,50 profondità m. 3,75. L’enorme vasca conteneva quindi quasi undici milioni di litri d’acqua! Essa era divisibile in due sezioni per mezzo di un “battello porta” ed era possibile osservare ciò che succedeva sotto il pelo dell’acqua per mezzo di quattro finestre vetrate.


I modelli sottoposti ad esperimento erano trainati da due diversi carri dinamometrici. Anche della vasca idrodinamica, oltre all’imponente rudere, si è conservata una buona documentazione fotografica e cinematografica. In Italia esisteva già una consolidata esperienza in materia di prove idrodinamiche, risalendo la prima vasca al 1906 e la prima pubblicazione al 1912.


Occorre dire che secondo alcuni ad una estrema accuratezza costruttiva che teneva conto persino della curvatura terrestre e ad una straordinaria modernità dell’impianto non corrisposero poi molti risultati scientifici.


In realtà la Sezione Idrodinamica, come le altre del Centro Studi ed Esperienze di Guidonia ebbe una intensa attività: vennero provati modelli di idrovolanti e parti di essi, quali i galleggianti, vennero provati siluri ed altre armi aria-mare o mare-mare, idrobombe e, naturalmente, battelli di ogni tipo. Inoltre la mancanza di documentazione può derivare semplicemente dalla sua dispersione dopo l’8 settembre del 1943 e lo stesso prof. Lattanzi si duole del fatto che non si è potuto rintracciare il numero V-R degli “Atti di Guidonia che era sicuramente relativo agli esperimenti della Sezione Idrodinamica.....segue

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